Capitolo 19

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Settembre 2012

Era sempre lo stesso mercoledì di settembre, ma le ore di lezione erano terminate ed il sole sembrava incerto all'orizzonte.

Cornelia era placidamente affacciata al suo balcone con lo sguardo perso di chi rincorreva sogni proibiti come un cacciatore in cerca di tigri ed Aidan, che era seduto accanto a lei, si trovò a pensare che, probabilmente, il sole le aveva donato parte del suo splendore e per questo, ora, era nascosto timidamente dietro alle nuvole, incapace di competere con quella bellezza che prima era solo sua ed ora, invece, brillava attraverso lei.

Più i minuti trascorrevano, più Aidan si rendeva conto che cancellare quei nuovi sentimenti che pian piano - e forse nemmeno così lentamente - si stavano facendo strada in lui era a dir poco impossibile.

La guardava e non vedeva più la bambina con la treccia bionda che prima ancora di iniziare a frequentare l'asilo si affacciava da quello stesso balcone con il padre che la teneva sollevata per i fianchi in modo che potesse riuscire a vedere oltre la ringhiera e gli urlava «Aidan guarda, sto volando!»; non vedeva più la ragazzina che durante le medie portava enormi occhiali rossi tondi e spessi come fondi di bottiglia che sputava veleno contro chiunque osasse criticare lui, il suo Aidan, il suo migliore amico, suo fratello.

Ora vedeva una giovane donna, l'ombra di quella che sarebbe stata a breve, e il suo cuore e la sua mente non riuscivano ad accordare quale fosse il comportamento migliore da tenere nei suoi confronti.

Forse, se le avesse esposto le sue preoccupazioni, lei avrebbe capito.

Nella migliore delle ipotesi, avrebbe accettato i suoi timori abbracciandoli come propri.

Forse, invece, i sogni che la stavano distraendo in quell'esatto istante non avevano nulla a che vedere con lui.

Quel pensiero lo feriva più di quanto sarebbe stato disposto ad ammettere.

«Cornelia,» le disse dopo lunghi momenti passati in silenzio nell'apparente totale quiete dell'ultimo scorcio estivo «forse dovremmo rientrare e iniziare quella ricerca.»

Lei sollevò gli occhi e li puntò dritti sulla superficie del sole, ormai flebile e sempre più celato, pronto a scendere e risplendere in un'altra parte del mondo, sfidando quasi quella palla di fuoco che in altre circostanze avrebbe potuto renderla ceca, ma non in quella; no, perché lei ormai era la luce del sole.

«Hai ragione,» rispose «per fortuna ci sei tu a ricordarmi queste cose.»

Cornelia si abbandonò ad un quieto sbadiglio e si stiracchiò con la grazia di un gatto perfettamente riposato.

«Cornelia, posso parlarti di una cosa?» le domandò allora, cercando di non lasciar trasparire il suo nervosismo. Nascose le mani dietro la schiena e iniziò a torturare le pellicine intorno alle unghie come faceva sempre quand'era agitato.

Cornelia notò quel gesto e sollevò le sopracciglia preoccupata.

«Certo che sì. Ma... di cosa si tratta? Smetti di farti sanguinare quelle dita.»

«Non sto sanguinando.»

«Scommettiamo?»

Ed effettivamente lei aveva ragione; il pollice della mano destra si era colorato di un intenso rosso ramato e Cornelia si dimostrò come sempre dispiaciuta andando immediatamente alla ricerca dei cerotti - che nelle sue cartelle e nelle sue borse non mancavano mai proprio a causa di questa ragione.

«Che volevi dirmi?» gli domandò turbata mentre si dilettava nel suo costante ruolo da infermiera.

Dovette notare il colorito roseo che le guance di Aidan avevano assunto, perché sorrise compiaciuta.

«Ahhh il mio Aidan ha una cotta.» disse, e non era una domanda.

«Io... no beh... ecco...»

«Avanti!» quasi strillò, abbattendogli una mano sulla spalla «Chi è la fortunata? Sai che puoi dirmi tutto.»

«Io... no, nessuna, però vorrei un consiglio.»

«Mmm... d'accordo, spara.» evidentemente non credeva realmente che non ci fosse nessuna Nessuno.

«Se ti rendessi conto di provare qualcosa per qualcuno molto vicino a te, ma non fossi sicuro dei sentimenti di quest'altra persona, correresti il rischio?»

«Oddio! È Livia vero?»

«Neli, sii seria!»

«Okay okay! Mmm... beh, non saprei. Non posso darti questo consiglio Aidan, io e te siamo troppo diversi. Caratterialmente, intendo. Io... credo che se mi rendessi conto di amare un amico più di quanto dovrei, rischierei il tutto per tutto. Insomma, potrei perdere anche la sua amicizia, ma vivere nel dubbio mi ucciderebbe ecco. Credo che valga la pena tentare. Però appunto, devi essere pronto ad accettare ogni singola conseguenza. Tu lo sei?»

Aidan non riuscì a sostenere lo sguardo che lei gli stava riservando; così distolse gli occhi, a riprova che no, lui non era pronto a rischiare tutto. Inoltre, le parole di lei erano state molto dirette: se avesse provato qualcosa per lui, di certo gliel'avrebbe già detto.

Non poteva permettersi di perderla.

«Hai ragione,» concluse «siamo troppo diversi.»

«Ma è un bene, no? Voglio dire, è come se ci completassimo.»

«Sì, è così.»

Cornelia sorrise e gli stampò un bacio sulla fronte.

Aidan decise che, quel giorno e nei prossimi a venire, non avrebbe mai lasciato, per nessuna ragione, trapelare i sentimenti che lo legavano a lei.

~~

*Nota*
Ciao a tutti!
Innanzitutto mi scuso per il lungo periodo trascorso dallo scorso capitolo a questo, ma come avevo scritto sul mio profilo sono molto impegnata con la tesi ed ora anche con altri piccoli ma importanti cambiamenti! Grazie a tutti voi che state leggendo questa storia e che avete avuto la pazienza di continuare a seguirla *.*
Fatemi sapere quello che pensate con un commento e/o un voto ❤
Merci beaucoup

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