Capitolo 15

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Esco di casa di corsa, convinta più che mai di incontrare Aidan sul mio cammino.

Lui però non c'è.

Busso alla sua porta e Teresa apre ancora in camicia da notte, dicendomi che il figlio è uscito prima.

«Sicuramente te l'avrà detto.» suggerisce.

Evito di farle notare che se li ho disturbati a quest'ora è perché no, non mi ha detto un bel niente.

In ogni caso la ringrazio e vado a prendere il pullman stringendomi le braccia intorno al corpo pervasa da un'improvvisa sensazione di gelo; sembra quasi che la temperatura si sia abbassata di una decina di gradi, paralizzandomi il sangue nelle vene e impedendo al mio cuore di pompare nel modo corretto. Mi massaggio il torace per cancellare questa terribile sensazione e, quando mi sembra che sia leggermente migliorata, inspiro profondamente e appoggio la testa contro il vetro del finestrino lasciando che le vibrazioni cullino la mia mente stanca.

Sveva si accorge immediatamente che qualcosa non va.

Quando mi siedo al mio solito posto al suo fianco nell'aula della Mummia, lei mi afferra una mano e mi costringe a focalizzare l'attenzione sui suoi occhi.

«Stai bene?» domanda e io annuisco mio malgrado.

«Sì, non preoccuparti. È stata solo una nottata difficile.»

«Brutti sogni?»

«Già.»

Solo mentre le rispondo mi rendo conto di non averle raccontato una totale menzogna.

I ricordi di questa notte mi assalgono e premo le dita contro le tempie per bloccare il dolore che si è accatastato sotto la pelle e minaccia di lacerarla per uscire e invadere tutto l'ambiente che mi circonda.

Ricordo l'oceano, limpido e oscuro al tempo stesso, espandersi intorno al mio corpo nudo. Galleggiavo nelle sue acque come se vi facessi parte da tutta la vita, respirando sale come fosse aria senza che i polmoni sene lamentassero. Non riuscivo a distinguere quale fosse la strada verso i fondali e quella verso la superficie, così mi limitavo a nuotare in avanti o persino in circolo, pervasa da una quiete sensoriale che in realtà non ho mai conosciuto.

«Cornelia,» sussurrava una voce «Neli.»

Era la voce dell'acqua, ne ero certa.

«Cornelia.»

Era la voce di Aidan.

Avevo iniziato a nuotare più velocemente alla ricerca della fonte di quel suono, ma sembrava che non ci fosse un vero punto d'origine. Aidan era ovunque: nell'acqua, sul fondo, in superficie, nella mia testa, nel mio cuore...

A quel punto, scorgevo la sagoma di un uomo stagliarsi poco lontano da me e cercavo di raggiungerla, convinta che si trattasse proprio di Aidan.

«Cornelia.» ripeteva, quasi come una preghiera.

In quel momento qualcosa mi afferrava la caviglia trascinandomi verso il basso. Gridavo, mi dibattevo nella speranza di riuscire a liberarmi per poter correre dal mio migliore amico che sembrava in difficoltà,ma chiunque fosse a bloccarmi aveva una presa estremamente salda e impossibile da allentare.

La sagoma di quello che credevo esssere Aidan spariva nell'oscurità mentre io non potevo fare altro se non stare a guardare...


«Forse la nostra carissima signorina Mazzoleni crede di essere già abbastanza informata su tutto quello che impariamo qui da non curarsi nemmeno delle mie lezioni.»

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