Capitolo 6

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L'aiuto di Mr. Kim e Mr. Kim Junior si dimostra totalmente inutile.

Vorrei farlo notare a mio padre, ma è talmente contento di aver ritrovato un vecchio amico che mi pare indelicato distruggere la sua felicità.

DongSun sfonda molta più parete di quanta avrebbe dovuto, ma siamo abbastanza fortunati da poter salvare il recuperabile e sono certa che modificando leggermente la progettazione pregressa di mio padre riusciremo a far rinascere uno studio per lo meno decente.

«Sai Neli,» dice papà «potresti chiedere ad Aidan di darci una mano a dipingere il muro. Che io ricordi, era un bravo pittore.» ed ha perfettamente ragione; quando eravamo bambini Aidan si dilettava nel disegno e nella pittura ed era anche molto bravo - come dimostrano la perfezione del nostro tatuaggio e l'eleganza dei suoi caratteri per i compiti di cinese. Ha smesso verso i dieci anni, quando ha iniziato a dedicarsi esclusivamente alla letteratura e a comporre poesie che personalmente trovo bellissime, ma un po' troppo deprimenti.

«Sì certo, più tardi lo chiamo.»

«Chi è Aidan?» domanda JungJin incuriosito.

«Un amico di Cornelia,» spiega mio padre, ma si sbaglia: Aidan non è un amico, è l'Amico con la A maiuscola che ognuno meriterebbe di avere nella propria vita «quando erano piccoli passavano interi pomeriggi a dipingere nel nostro garage. Ho ancora le pareti e il pavimento imbrattati di colore.»

«Non sono imbrattati! Quelle sono opere d'arte.»

«Non le tue, tesoro.»

JungJin ride e sento l'irrefrenabile bisogno di farlo smettere.

Gli lancio uno straccio per la polvere di quelli ammucchiati sul pavimento e lui lo afferra al volo scagliandomi uno sguardo di sfida.

«Cornelia, per favore.» mi ribecca papà.

Ci rinuncio.

Dev'esserci una sorta di legge maschile non scritta che specifica l'obbligo d'unione delle forze ogni volta che ci si trova nella stessa stanza con una donna e, in fondo, forse è un bene che Aidan non sia qui, altrimenti rischierei di trovarlo per la prima volta schierato contro di me.


«Dunque vi serve una mano a dipingerlo?»

Ripete Aidan all'altro capo del telefono, per quella che se non sbaglio è la sesta volta.

Non credo mi stia davvero ascoltando, ma immagino sia impegnato con lo studio e quindi non me la prendo.

«Sì, ma solo se hai tempo. Posso comunque farlo io.»

«Per carità, anche no.»

«Ehi!»

Ride e così lo immagino mentre lo fa, con gli occhi fuori dalle orbite e la bocca spalancata come al solito.

Basta quel piccolo barlume di quotidianità per far scomparire la tensione che ho accumulato durante la giornata.

«Senti Cornelia, lo sai che ti aiuto volentieri. Sul serio. E poi mi fa davvero piacere che tuo padre possa finalmente aprire il suo studio.»

«Non credo voglia davvero vendere le sue opere.»

«Credo di sì invece, solo che non vuole diventare famoso.»

«Mmm... forse hai ragione.»

«Io ho sempre ragione.»

«Insomma.»

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