Capitolo 36

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I giardini di questo posto sono così curati e ben proporzionati da farmi sentire parte del cast di un film ambientato a Versailles negli anni d'oro dell'arte barocca.

Fa molto freddo ora che il sole è sceso e la luna risplende alta nel cielo serale, così cammino stretta nel mio cappotto nero e prego che Aidan si faccia vivo velocemente.

Come al solito lui ascolta le mie suppliche, e compare dal nulla sbucandomi di fronte, tanto improvvisamente da farmi rischiare un infarto.

«Oh cielo!» strillo, lui ride e mi da una pacca sulla schiena.

«Scusa, non ho resistito.»

«Avrei potuto spaccarti il naso!»

«Vero, ma non l'hai fatto.»

«Per tua fortuna.»

«E anche tua, ti saresti sentita troppo in colpa.»

«Sì, è vero.»

Sorride postandomi il braccio, così ci aggancio il mio e lascio che mi conduca tra i sottili sentirti ghiaiosi che corrono tra i giardini.

«Hai freddo?» domanda.

«No, e tu?»

«Nemmeno io.»

Raggiungiamo una piccola fontana ghiacciata probabilmente al centro dei guardini, e ci sediamo tranquilli su una panchina che da proprio sulla bella scultura immobile.

Vorrei tanto chiedergli che cos'ha per me, ma non vorrei sembrare indiscreta o troppo curiosa; per la prima volta in vita mia, mi sento quasi a disagio in presenza del mio migliore amico.

«Lo sai perché ti ho chiesto di venire qui?»

«Perché hai qualcosa per me.»

«Sì, ma non solo.»

«Per cos'altro?»

Aidan sospira passandosi agitatamente una mano tra i capelli, gesto che mi è diventato ancor più famigliare ultimamente. La differenza con le altre volte è che stavolta temo - e spero - di sapere cosa lo stia turbando.

«Aidan?»

«Avrei dovuto dirtelo prima.»

«No, va bene...»

«Non va bene.» sussurra, e quasi mi sento in colpa nel vederlo così sconvolto.

«Aidan, abbiamo tempo...»

Lui mi afferra le mani e mi guarda così intensamente negli occhi che nonostante sia imbottita come un orsetto di pelouche mi sento completamente nuda di fronte a lui.

«Parto a febbraio,» dice «resterò a Pechino per il prossimo anno.»

Spalanco la bocca senza nemmeo rendermene conto, così lui distoglie lo sguardo di fronte al mio sconvolgimento momentaneo.

Un anno senza Aidan...

Un anno intero...

Un anno senza Aidan.

«Appunto, avrei dovuto dirtelo prima.»

«No, va bene,» ammetto, accorgendomi di essere molto più sincera di quanto credessi in un primo momento «va bene Aidan, è sempre stato il tuo sogno. Questa... è... è un'opportunità pazzesca, devi assolutamente coglierla al volo.»

«Sì, ma io... non so se posso stare così a lungo senza di te.»

Sento il sangue ribollirmi nelle vene come se al suo posto ci fosse della lava e, per la prima volta - o forse per l'ennesima, ma per la prima volta ho deciso di vedere - mi rendo conto che quello che ho di fronte ora non è soltanto il mio migliore amico, ma anche la persona migliore mai incontrata durante la mia intera vita.

Sarà difficile stargli lontana, ma al tempo stesso ho ormai la certezza che nulla riuscirà mai a separarci davvero - nemmeno lembi di terra apparentemente sconfinati.

«Ci sono moltissimi modi per tenerci in contatto,» gli faccio notare «Whatsapp, Skype, se scarichi qualcosa per poter usare Facebook sono certa che riusciremo a sentirci anche lì. Per il resto... potrei persino venirti a trovare in estate, che te ne pare?»

Sorrido cercando di nascondere il dolore che il suo allontanamento mi provocherà: è la cosa migliore per lui e, sono certa, se domani mi chiamassero per andare a New York a scattare fotografie alla settimana della moda non guarderei in faccia nemmeno Mr. Poe prima di fare le valigie.

«Quindi tu... sei d'accordo se parto?»

«Aidan, stai scherzando? Certo che lo sono! Probabilmente non avrai mai più un'occasione simile, devi coglierla al volo. Subito

Lui sospira evidentemente sollevato, poi prende le mie mani tra le sue e mi bacia le nocche.

«Le cose non cambieranno, vero?»

«Mai

«Vuoi vedere il tuo regalo ora?»

Annuisco, poi mi accorgo di non avere qui con me il suo. Quando glielo faccio notare lui solleva le spalle e sottolinea che siamo vicini di casa, glielo potrò dare domani.

Così, mentre la luna bacia la nostra pelle come in quella canzone della tintarella color latte, Aidan estrae un contenitore di velluto rosso dalla tasca interna della sua giacca e me lo porge con il sorriso dipinto sul viso e le guance arrossate dall'imbarazzo.

Io lo afferro incuriosita e lascio scattare la chiusura in modo da liberare l'oggetto all'interno e, con mia grande sorpresa, incontro nuovamente il curioso anello con l'opale che avevo visto quel giorno mentre ero con mamma a fare shopping; la commessa aveva detto che qualcuno l'aveva prenotato, ma mai avrei pensato che quel qualcuno fosse proprio Aidan.

Mai avrei pensato di poter indossare proprio io quel meraviglioso ed unico gioiello.

«Aidan...» sussurro, incapace di pronunciare altre parole.

«Non dire niente. Non serve.»

Gli bacio la fronte e lui posa il viso sulla mia spalla, ignorando l'evidente solletico che i miei capelli gli stanno provocando.

«Aidan?»

«Sì?»

«Forse le cose potrebbero cambiare.»

«Cosa

Si alza di scatto, ma si rilassa quando nota l'espressione tranquilla sul mio volto.

«Non sempre i cambiamenti sono negativi.»

Gli sfioro il mento con le dita e quasi seguendo un comando silenzioso lui si avvicina a me.

«No,» sussurra «decisamente no.»

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