Capitolo 14

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Mamma si blocca incantata di fronte ad uno di quei negozietti tradizionali in cui si vendono principalmente maschere tutto l'anno. Ne abbiamo a centinaia a casa, l'hanno sempre affascinata e, verso Natale, se ne regala una ogni anno. Mentre lascia che la commessa le esponga i pregi e i difetti di una maschera in pizzo rigido nero contornata da piume rosa a confronto con una bianca dai bordi dorati, io non posso fare a meno di scattarle una fotografia. Sembra ancora più giovane di quanto non sia, con i suoi occhi chiari gonfi di meraviglia come fosse una turista alla sua prima visita qui.

Con la macchina fotografica ancora appesa al collo, mi diletto nell'osservazione della bigiotteria - che è la mia grande debolezza in fatto di shopping.

Mi perdo a fissare un sottile anello che sembra tutto fuorché finto: il cerchio è leggermente ondulato e di materiale simile all'argento, mentre la pietra che troneggia nella parte superiore è un'esplosione di colori differenti.

«Ti piace?» domanda la signora anziana che si trova oltre il bancone con un sorriso dipinto sul viso, dovuto probabilmente alla mia espressione sbigottita.

«Sì, sembra vero.»

«Oh, ma è vero tesoro, la bigiotteria è da quella parte.»

«Oh...» ora mi sento leggermente imbarazzata «Che pietra è questa? Ha così tanti colori...»

«È opale, mia cara. La pietra dell'amore eterno.»

«È magnifica...»

«Sei innamorata?» chiede, e io mi trovo a scuotere la testa ancor prima di riflettere sulla sua domanda.

«Allora non è ancora il momento per questo. Oltretutto è solo in esposizione, è un pezzo unico ed è già stato riservato. Posso mostrarti altro, se vuoi.»

«Oh, no, grazie. Sono qui con mia madre che...» mi volto nella speranza che abbia finito «... è sparita.» esclamo delusa.

La donna trattiene a stento una risata.

«Io e mia figlia facevamo sempre insieme lo shopping prenatalizio,» dice, così torno ad osservarla «purtroppo ora non più.»

«Perché?» non credo siano davvero fatti miei, ma non sono riuscita a trattenermi.

«Oh, nulla di cui tu ti debba preoccupare cara.» leggo nei suoi occhi un dolore ben celato da anni di pratica e attenta analisi delle proprie emozioni; forse sua figlia se n'è andata, e non solo in un altro stato.

«I gioielli hanno una storia,» inizio io, ma sento la mia voce così distante che è come se non mi appartenesse «come tutte le arti. Come le fotografie.» indico la mia macchina e lei sorride «Ce l'ha un gioiello che parli d'amore? Di... non lo so, qualcosa che possa indicare una strada, ma che al tempo stesso non ne escluda un'altra?Qualcosa che dica "in qualunque luogo la tua vita ti conduca, io sono qui e me farò sempre parte"?»

La donna sembra riflettere a lungo e noto i suoi occhi farsi più scuri ed il sorriso più evidente.

«Oh, mia cara,» dice «sei la seconda persona a pormi una domanda simile questa settimana.»

Per Aidan ho comprato un ciondolo d'oro bianco con le sembianze della rosa dei venti. Non sono certa che lo apprezzi, ma ho la speranza che comprenda la ragione per cui ho scelto proprio questo soggetto tra tanti altri.

Mia madre si decide per uno Smart Box che continente svariate scelte per un weekend di relax in una spa e cerca di corrompermi per sapere il regalo che le farà papà comprandomi una stecca di frutta caramellata - uno dei miei svariati punti deboli culinari. Io comunque non le dico nulla, né del rinnovo delle promesse, né della festa che questo comporterà. Se sapesse che ho scelto io il suo vestito, probabilmente si farebbe il segno della croce. In realtà sono piuttosto certa che ne sarà stupita: si tratta di un liscio abito da cerimonia celeste senza spalline con due guanti di seta dello stesso colore che le giungeranno tranquillamente sopra il gomito. Il colore si intona ai suoi occhi in maniera impressionante - ho controllato con una fotografia, ovviamente - ed ora giace celato da quintali di altri vestiti nel mio armadio.

Oh, le piacerà eccome.

Torniamo a casa che è praticamente ora di cena e papà è esausto. Lo troviamo addormentato sul divano con il telecomando ancora in mano mentre alla TV passa una puntata dell'anno scorso di Cucine da Incubo e Mr. Poe, giustamente, grugnisce la sua approvazione a Canavacciuolo.

Mamma lo sveglia con un bacio sulla tempia e lui sospira pesantemente ridestandosi e sorridendole.

«Maddy, com'è andata?»

«Molto bene, vi abbiamo sistemati tutti.» esulta lei.

«Ciao pa'.»

«Ehilà tesoro.»

«Cos'è crollato oggi?» lo prendo in giro, stringendo le braccia intorno alle sue larghe spalle quando si alza.

Lui mi da dei colpetti sulla schiena.

«Bestiolina,» mi rimprovera scherzosamente «non è successo più nulla dopo quella cosa del muro, lo sai.»

«E dici poco?»

«Voi discutete pure,» ci interrompe mamma agitando teatralmente le braccia «io faccio un piatto di pasta.»

«Mamma prova quel sugo noci e ricotta che ha portato la nonna settimana scorsa!»

Lei arriccia il naso disgustata ma alla fine cede.

Io e papà ci scambiamo uno sguardo d'intesa.

*

È quasi mezzanotte quando sento l'auto dei Berlin rincasare.

Mi alzo a fatica dal letto inforcando gli occhiali per sporgermi alla finestra e vedo Aidan trascinare uno zaino probabilmente colmo di vivande mentre sua madre, Teresa, cerca disperatamente le chiavi nella borsa.

Aidan alza lo sguardo verso la mia finestra, ma dato che non ho acceso nessuna luce dubito fortemente che riesca a vedermi. Io, però, lo vedo serrare gli occhi come se quel gesto gli provocasse un dolore immenso e volgere il capo altrove, dove per me diventa impossibile decifrare la sua espressione.

Quando la missione di Teresa ha successo, Aidan sparisce oltre la soglia della propria abitazione seguito dal padre, Luigi, e a me non resta che sperare di poterlo incrociare più tardi.

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