*Capitolo 2*

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Mi trovo in un grande stadio, sono esattamente al centro e sono senza maglia, mostrando a tutti i miei sfregi, le mie debolezze. Gli spalti sono pieni di persone, che mi guardano disgustate. Tutti mi indicano e ridono di me, continuando a lanciarmi insulti di ogni genere, ognuno di essi ha lo stesso effetto di un coltello conficcato nel mio cuore. Piango, urlo, o almeno ci provo, ma dalla mia bocca esce solo un piccolo sussurro, nessuno nota le mie lacrime, nessuno nota il mio dolore, ad un certo punto riesco finalmente ad urlare con tutte le mie forze, ma nessuno smette di ridere, come se io non esistessi, si burlano di me e io sono incapace di fermarli... Ad un certo punto sento come la terra mancarmi da sotto i piedi e una voce che mi chiama.
"Skylynn! Skylynn svegliati! Siamo arrivati!"
Urla mia madre. Era solo un sogno, ma molto realistico, troppo, ero abituata a questi incubi ormai ma questo sembrava così vero. Ho il respiro affannato, la fronte sudata e le guance bagnate dalle lacrime. I miei mi guardano preoccupati ma io mi alzo in piedi, mi asciugo le lacrime e sorridendo gli dico "Va tutto bene, ho avuto un incubo. Sto bene". Insieme ci dirigiamo fuori dall'aereo, recuperiamo le nostre valigie e usciamo dall'aereoporto. Respiro a pieni polmoni, quindi questa è l'aria di Toronto, l'aria che avrei sempre voluto respirare. I miei si dirigono verso un taxi, io infilo le cuffiette per tutto il viaggio. In 45 minuti circa, arriviamo davanti ad una casa niente male, con due piani e un bel giardino. Con tutta la felicità e le energie che ho nel corpo corro verso in cancello già aperto e aspetto che i miei genitori aprano la porta, saltellando sul posto come una bambina piccola. Appena entriamo mi sento già meglio, la mia vecchia vita comincia a diventare sempre di più un brutto ricordo e voglio lasciarmi andare a questa sensazione di felicità che provo al momento. Do uno sguardo a tutte le stanze e una in particolare attira la mia attenzione, è abbastanza spaziosa, una parete è completamente di vetro, che da su un piccolo balconcino. Senza esitare butto le valigie in un angolo e mi dirigo fuori da quella enorme finestra scorrevole, mi affaccio al balconcino e mi godo il vento che sfiora delicatamente il mio viso e mi scompiglia i capelli. Mi accorgo che a circa 3 metri da me c'era una casa esattamente uguale alla mia, ma leggermente più piccola, con lo stesso balconcino di fronte al mio. Sarei curiosa di conoscere i miei vicini, per sapere che tipi sono, ma ho paura di non essere accettata, da loro, dai miei futuri compagni di scuola, che sarebbe iniziata tra due settimane. Lascio perdere i miei complessi mentali in modo che non mi rovinino la giornata e mi affretto a disfare le valigie. Mentre compio questa operazione noto una busta bianca con un fiocchetto nero. Sorrido immediatamente, solo mio fratello poteva fare una cosa del genere, sa che adoro il nero. Senza pensarci due volte la apro e comincio a leggere
Sorellina mia, ammetto che ormai non sei più così piccola, ma sarai sempre la mia sorellina. Sei cresciuta in fretta sai? Ricordi quando da bambini andammo nella casa sull'albero dei vicini e "per sbaglio" scatenammo la furia di un nido di api contro la loro casa? Alla fine cambiarono quartiere, stanchi dei nostri continui dispetti. Potrei stare ore ad elencare i bei momenti passati insieme, ma non vorrei piangere, insomma, sono un uomo ormai!
Potrei dirti che mi mancherai, ma sarebbe scontato.
Potrei dirti che ti vorró sempre bene e che ti chiameró spesso, ma sarebbe scontato anche questo.
Ci sono! Ti diró che io CREDO IN TE. Si, credo che tu possa guarire, credo che tu possa riacquistare la fiducia in te stessa e credo che riuscirai a trovare qualcuno che ti aiuterà a farlo. Non smettere mai di lottare angelo mio, perchè si, sei un angelo, bellissima anche se non te ne rendi conto, e forte, come nessuno. Non piangere sorellina, io ci saró sempre per te.
Dal tuo fratellone.
Un bacio, Adam.
Ormai le lacrime hanno invaso il mio viso e un sorriso si è formato su di esso, abbraccio quella lettera e la ripongo in un cassetto della scrivania, finisco di mettere in ordine le mie cose e decido di farmi un pisolino, sono stanca morta.
Quando mi sveglio sono le 14:13. Ma quanto ero stanca? Beh l'aereo mi mette sempre sonnolenza, mi sistemo meglio la maglia dentro i pantaloni e metto una forcina nei capelli per tenere lo chignon fermo, aggiusto il trucco e scendo per vedere se ai miei serve aiuto con le valigie. Appena arrivo in sala da pranzo trovo mia madre a parlare con una signora sulla quarantina, le rivolgo un sorriso educato e mia mamma fa le presentazioni "Tesoro questa signora è Karen Mendes, abita nella casa qui a fianco ed è stata così gentile da accoglierci con un vassoio di biscotti al cioccolato" dice mia madre con un enorme sorriso stampato in faccia, sono contenta che si sia fatta già un'amica. "La ringrazio signora, molto gentile da parte sua" "Oh di niente cara, ma ti prego, chiamami Karen, mi fai sentire vecchia" "Oh va bene, Karen" mia mamma si intromette dicendo "Karen rimane a pranzo tesoro, ti dispiace aiutarmi in cucina? Scommeto che muori di fame dopo il tuo bel sonnellino" "In effetti..." "Karen cara allora tu e tutta la tua famiglia siete invitati a pranzo" "Oh grazie Amanda, vado ad avvertire tutti e sono di ritorno". Detto questo esce da casa nostra e si avvia verso la sua "Sai mamma mi sento giá felice, vicini deliziosi, ambiente stupendo... Non so come ringaziarvi" dico tra i singhiozzi, poi continuo "Ascolta, so che non sono la figlia perfetta, con un fisico perfetto e con una vita perfetta, ma voi ci siete sempre stati per me e non posso fare altro che ringaziarvi per questo, non riusciró mai a sdebitarmi come si deve ma una cosa la posso fare, ho lasciato tutte le mie lamette a Miami, voglio avere un nuovo inizio". Mia madre mi guarda con le lacrime agli occhi e mi abbraccia, un abbraccio che in quel momento è la cosa più bella del mondo per me, poi si stacca e dice "La mia bambina, sei così bella anche se non lo sai, e sappi che mi stai già ripagando, perchè sei ancora qui, più forte che mai e sono felice della tua scelta" si asciuga le guance e continua "ora andiamo a sistemarci il trucco che tra poco i nostri ospiti saranno qui, almeno avevo già messo il pollo in forno." Le sorrido e insieme ci dirigiamo in bagno a sistemarci il trucco, sorridendoci ogni tanto. Ora sono felice, per davvero.
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Hey ragazze!
Questo è il secondo capitolo!
Ho un sacco di idee e anche se nessuno leggerà questa storia continueró a scriverla.
Detto questo ci sentiamo al prossimo capitolo, ciao bellezzee!
Ps: okay la foto sopra non ha senso ma boh mi ispirava😂

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