La felicità.

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Appoggiai la testa sulle sue spalle e mi addormentai.
Il vento caldo dell'estate che stava venendo accarezza i nostri corpi mentre raggiungevamo una meta a me sconosciuta ancora.

"Marta, ohi"

Sentii la sua voce chiamarmi.

"Mhh"

"Dai dormigliona svegliati, siamo quasi arrivati all'autogrill"

"Mh, buongiorno" gli sorrisi.

"Buon alba vorresti dire"

Mi guardai intorno.
Quei colori nel rosa, nel giallo e nell'arancione uno spettacolo magnifico.
Sembrava un quadro, e in quel quadro c'eravamo noi.
Io e lui, come io avevo sognato da quando lo incontrai in quel pub.
Vacevamo parte di un'opera d'arte.
Noi eravamo un opera d'arte.

Arrivammo all'autogrill verso le 7:30.
Entrammo, io andai al bagno e lui si dirigeva al bancone per ordinare la colazione.

Tornai dal bagno e lo ritrovai a parlare con il vecchietto che serviva dietro al bancone.
Cominciarono a fissarmi fino a quando li raggiunsi.
Angelo mi fece sedere sulle sue gambe poi mi diede un bacio.

"È proprio un bel bocconcino" disse il vecchietto.

"Già" rispose Angelo.

Facemmo colazione.
Salutammo il simpatico vecchietto e proseguimmo nel nostro viaggio.

Nell'arco di 4 o 5 ore arrivammo a Los Angeles.

Era proprio come me lo aspettavo piene di gente che cammina, auto, taxi, semafori e case che toccavano il cielo.

Ci fermammo vicino a una villetta.
Scendemmo dalla moto.

"Benvenuta nella mia umile dimora" disse lui.

"Abiti già da solo?" gli chiesi mentre entravamo in casa.

"Da sempre" mi rispose in modo malinconico quasi.

"Beh ora ti mostro dove posare la tua roba" poi aggiunse.

Lo seguii senza fiatare.

Salimmo al piano di sopra fino ad una stanza.
Quella villetta era proprio bella.

Posai lo zaino sul letto.

"Vai via, vado a farmi una doccia" gli dissi ridendo.

"Vengo anch'io con te, piccola" rispose anche lui ridendo.

"Scemo"

Mi baciò e uscì fuori dalla camera.

Mi spogliai e finalmente l'acqua calda scese sulla mia testa.

Uscii dalla doccia e indossai una sua maglia bianca che mi arrivava sopra al ginocchio.
Mi raccolsi i capelli in una coda scompigliata.

Scesi giù dalle scale.

Lo trovai intento a cucinare qualcosa.

"Caspita piccola, questa maglia sta meglio a te" diceva mentre mi guardava scendere le scale.

Arrivai in cucina.
Lui mi alzò e mi fece sedere sul bancone della cucina.

"Cosa stai facendo?" gli domandai.

"Dobbiamo pur mangiare no?" rispose.

Questa era ormai la veduta del mio futuro.
Io e lui.
Una casa.
Cucinare insieme.
Questa per me era la felicità.





Innamorata Persa Di Te.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora