Capitolo 17

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Abbiamo preso i bagagli e siamo scesi insieme fino alla macchina dove abbiamo lasciato tutto nel portabagagli. Siamo andati via il prima possibile. Il piano iniziale era di andare via la notte, ma non potevamo più stare un secondo in quella casa.
Ho acceso il motore e ho giudato come un pazzo fuori dalla città, poi sull'autostrada.
"Dove andiamo?" chiese Kiko toccandomi la gamba per farmi calmare.
"Non lo so. Più lontano possibile da Etsu." sussurai cambiando la velocità.
"Mi dispiace." disse con voce spenta.
"Non devi dispiacerti. È tutto ok, seriamente. So che hai avuto paura di raccontarmelo, non ti preoccupare." presi la sua mano e feci un grand sorriso.
"Tutto questo poteva non capitare. È solo colpa mia."
"Pff. Niente avrebbe potuto cambiare la decisione di Etsu. Non è colpa tua." la guardai negli occhi dicendole quello che pensavo veramente.
"Mi dispiace di essere entrata nella tua vita e per avertela rovinata di più..."
"Quella che era prima di te non poteva essere chiamata vita. Era un incubo dal quale non mi potevo più svegliare. Grazie a te finalmente sento che sto vivendo." mi avvicinai a lei e la baciai, subito dopo tornai a guardare la strada.
Non potevo crederci che lei pensava di farmi male. Era la cosa più bella che avevo incontrato. Dovevo farglielo capire. Farglielo sentire. Dovevo.
I miei pensieri furono interrotti dalla vibrazione del mio telefono, segno che avevo ricevuto un messaggio.
"Seoul, la nostra vecchia casa. Le chiavi sono sotto il tappeto. Prenditi cura di Kiko." ho letto a voce alta senza capire bene quello che avevo detto.
Seoul era la mia città natale prima di trasferirmi a Busan dopo la morte di mia madre. Non potevo tornare in quella casa. Lì c'era cosi tanta sofferenza, cosi tante speranze perdute e cosi tante lacrime versate.
"Ji...la casa..." sussurò Kiko spaventata.
"Credevo che l'aveva venduta cazzo!" urlai dando un pugno al volante e lei aprii di più gli occhi come se sapeva quello che sarebbe successo.
Feci un lungo sospiro e cercai di calmarmi. Dovevo farlo. Dovevo farlo per Kiko.
***
Dopo 5 ore di camminata arrivai nel luogo indicato da papà. Parcheggiai la macchina davanti alla casa e presi i bagagli. Kiko ha trovato subito la chiava ed è entrata per prima.
Dopo aver oltrepassato la porta sentivo che tutto girava intorno a me. La casa era cosi come me la ricordavo, non era cambiato niente. Nemmeno la posizione dei mobili. Proprio niente. Un'onda di lacrime si accumulo nei miei occhi ma non le ho fatte uscire. Con una forza enorme sono riuscito a fare un passo e a chiudere la porta dietro di me.
Sentii le braccia di Kiko che mi stringevano forte, come se stava cercando di rimettermi il cuore al suo posto:
"Sono qui, Ji. Ci sono sempre stata. Andrà tutto bene, l'hai detto anche tu. Ti amo tanto cucciolo!"
Le sue parole sono sempre state come un cerotto per il mio cuore, ma mai mi hanno aiutato cosi tanto.
Mi prese la mano tra le sue e mi tirò lentamente verso di lei. Sono salito sulle scale a spirale e ad ogni passo iniziavo a respirare sempre più pesantemente. Sentivo una forza che mi schiacciava. Era come se i muri si avvicinavano per uccidermi.
Arrivammo in un piccolo corridoio dove c'erano tre camere. Cercai di trattenere i miei sentimenti e di fermare il desiderio di aprire la porta della stanza di mia madre, ma non ci riuscivo: era tutto identico, come mi aspettavo. Anche i pezzi di vetro della finestra che avevo spaccato erano cosi come li avevo lasciati.
Mi ricordo benissimo quel giorno: quando mio padre è entrato e mi ha detto che mia madre aveva una grave malattia e io sono impazzito. È stato l'ultimo giorno che ho visto quella stanza. Dopo l'incidente è stata chiusa a chiava e non potevo più entrarci.
"Voglio restare un po solo." dissi a Kiko che era vicino a me.
"Se hai bisogno di qualcosa sono nell'altra camera, ok?" mi diede un bacio sulla guancia e mi guardò preoccupata.
Dissi di si e chiusi la porta.
Mi avvicinai lentamente al letto e i ricordi mi tornarono in mente. Sentivo che stavo per soffocare. Era come se mi trovavo in mezzo all'Oceano senza saper nuotare. E dopo la vedo, a mia madre, che scende come un angelo, cercando di proteggermi tra le sue braccia. E io cerco di arrivare da lei. Cerco di prenderla ma le onde mi tirano sul fondo del mare. Tutto si rompe, si perde, anche l'immagine di mia madre.
***
"Ho sistemato tutto!" sorrise Kiko contenta del suo lavoro.
"Perche non hai fatto due camere?" dissi facendola diventare un pomodoro.
"Hmmm, va bene. Se non vuoi dormire con me sei libero di andartene." disse arrabbiandosi e io iniziai a ridere prendendola in braccio.
"Ti piace la camera?" le chiesi.
"Si. È la più carina della casa."
"Era mia." dissi incantato.
"In questo caso, hai avuto una bella camera." mi guardò felice.
Non volevo fargli capire quando mi faceva male il fatto che lei era lì per curarmi le ferite, per fermarmi il sangue che usciva. Volevo farle sapere che la amo tanto e che mi ha cambiato in bene e che ogni cosa che facevo la volevo fare insieme a lei. Avevo bisogno di lei e lei aveva bispgno di me. Era diventata la mia droga preferita.

Questa è una traduzione*
AUTRICE: Batman102Muratura77

Il gioco dell'amore |F.F. G-Dragon| BigBang (Finita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora