Aveva avuto importanza per me?

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Avete presente quando improvvisamente una mattina vi svegliate con la voglia di andare a scuola, di fare, di studiare, di rivedere i vostri amici, di vivere semplicemente la vostra vita, di smettere di dare troppa importanza ai pensieri della altre persone e di semplicemente godervi questi anni splendidi dell'adolescenza? Ecco, io no.

Se c'era una cosa che proprio non riuscivo a godermi erano proprio quegli anni di adolescenza. Ma credo sia anche una cosa normale. In quel periodo si vorrebbe semplicemente sparire dalla Terra per poter evitare i problemi che noi adolescenti ci creiamo da soli e per poter crescere il più velocemente possibile, ignorando completamente il fatto che più si va avanti e più la vita diventa più difficile. Se solo mi fosse saltata in mente una cosa del genere quell'ultimo anno di superiori, credo che le cose sarebbero andate in modo diverso. Nella vita bisogna saper rischiare. Si deve imparare a reagire e non lasciare che i 'ma' e i 'forse' abbiano la meglio su di noi. 

Se avessi potuto descrivere la mia vita in una singola parola, sarebbe stata un grandissimo 'Forse'. Forse Dylan ricambiava i sentimenti, o forse no. Quello che sarebbe successo dopo la mia dichiarazione mi spaventava troppo e il solo pensiero della mia vita senza una persona come Dylan al mio fianco mi aspettava. Avevo bisogno di un punto fermo, di qualcuno che potesse essere il mio punto di riferimento, sempre. Ed era proprio per questo che sapevo che avrei passato una buona parte dell'anno scolastico a tormentarmi proprio con quei 'forse'. 

Quella mattina non mi sentivo per niente in forma e la mia voglia di affrontare quella giornata era pari a zero, soprattutto a causa del fatto che non sapevo assolutamente come comportarmi con Daniel. Il bacio della sera precedente era riuscito a mandare a quel paese il mio povero cervello. Per tutta la notte mi ero torturata cercando risposta a quattro semplici domande. La prima : 'Come si sarei dovuta comportare a scuola?'. La seconda:'Perché diavolo lo aveva fatto?'. Terza: 'Aveva avuto qualche significato per lui, o l'aveva fatto solo per gioco?'. E ultima, forse la più importante tra tutte: ' Aveva avuto importanza per me?'

Mi ero girata e rigirata nel letto per tutta la notte e non ero riuscita neanche a chiudere occhio. E non solo, mi ero anche svegliata un'ora prima dell'ora impostata dalla sveglia. Sapevo che non dovevo farmi tutti questi problemi perché in fondo era stato un semplice bacio, e infatti non era quello che mi tormentava. Ero preoccupata perché per la prima volta un ragazzo era stato in grado di cancellare dalla mia testa il sorriso di Dylan. Non mi era mai successo prima di allora! Avevo avuto qualche fidanzato in precedenza, eppure ogni volta che guardavo i loro occhi non potevo fare a meno di immaginare che quegli occhi fossero gli stessi profondi Dylan, che quelle labbra morbide e piene appartenessero al mio migliore amico.

Con Daniel le cose erano andate in modo diverso e, anche se la cosa inizialmente mi aveva messo di buon umore, dopo qualche momento di riflessione capii che in realtà la cosa mi avrebbe portato numerosi problemi...

Uscii dalla doccia e rabbrividii quando la mia pelle entrò in contatto con l'aria fredda del bagno. Avrei preferito passare l'intera mattinata all'interno di quella nebbia di calore che si era creata dentro la mia cara e adorata doccia. Quella mattina il tempo stava passando più lentamente del solito, e in un certo senso mi andava bene perché l'ultima cosa che volevo fare era proprio quella di incontrare Daniel. Ma allo stesso tempo ero anche curiosa di sapere cosa avesse da dirmi riguardo a ieri sera... Ero in totale confusione.

Dopo essermi preparata uscii fuori di casa e aspettai la mia cara amica Beth, che la sera prima avevo pregato di venire davanti a casa mia per andare a scuola insieme. Avevo bisogno di parlare con qualcuno della mia situazione, e chi meglio di lei poteva capirmi?

Non appena misi fuori di casa, la vidi appoggiata con la schiena contro l'albero davanti a casa mia. Quel giorno era vestita in modo leggermente diverso e le stava anche molto bene. Non avevo il solito cappotto nero lungo fin sopra le ginocchia, e neanche i soliti jeans, tutti dello stesso identico colore perché le piaceva tanto, e non portava neanche le solite Converse bianche. Quel giorno aveva un maglioncino rosso coperto dalla giacca in jeans poco più grande della taglia che potrebbe di solito, indossava un paio di leggings neri  e in testa aveva un bellissimo capellino nero di lana. I capelli raccolti in due tenere trecce le davano quel tocco di dolcezza che di solito le mancava.

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