Dovevo dare ascolto alla mia coscienza.

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Era un inizio non molto semplice da affrontare, in realtà. Per il resto della giornata non riuscii a togliermi dalla testa quello sguardo puntato su di me mentre io gli davo conferma del fatto che tra me e Daniel ci fosse qualcosa. C'era qualcosa tra noi due? Io, provavo qualcosa cavoli emozioni che avevo provato grazie a un suo singolo bacio? Come si sarebbero spiegati i brividi? La verità è che sì, Daniel mi aveva colpita per il suo carattere speciale e diverso da quello di Dylan. Mi apprezzava per ciò che ero, provava qualcosa per me e mi aveva aiutata con Dylan nonostante tutto.

A rendere la situazione ancora più imbarazzante era il fatto che Dylan fosse posizionato accanto al mio banco durante la prima lezione della giornata e al mio ingresso in classe non mi aveva nemmeno rivolto parola. Come dovrei reagire di fronte a un comportamento del genere?

"Sanders, alla lavagna" il solito professore di matematica che quel giorno sembrava odiarmi più del solito. 

Mi alzai dalla sedia sbuffando e mi avvicinai alla lavagna per risolvere una di quelle equazioni impossibili. Fu in quel momento che capii che mi sarei dovuta impegnare tantissimo per poter passare l'esame, dovevo farlo per poter frequentare una buona università e costruirmi il futuro che avevo sempre sognato, 'con Dylan' mi ricordò la coscienza e la zittii immediatamente. Ero stata innamorata di lui per così tanto tempo che pensare a lui era diventata una cosa quasi automatica.

"Sanders, risolvi l'equazione"incitò il professore, mentre io avevo il gessetto appoggiato sulla lavagna. Cominciai a scrivere qualche numero, ogni tanto mi voltai per vedere la faccia del professore perché era così che capivo se una cosa era giusta o se era completamente sbagliata. Funzionava con tutti, tranne con il professore di matematica, ovviamente. Il suo volto era privo di espressività ed era anche immobile come una statua.

"O'Brien, aiuta la tua amica"disse. Dylan si avvicinò alla lavagna e in meno di un minuto riuscì a risolvere quell'equazione che io trovavo impossibile.

Non mi guardò nemmeno una volta. Nemmeno mentre prendeva il gessetto dalla mia mano, mai. 

Quando finì la lezione, il professore mi chiese di fermarmi per qualche minuto perché aveva bisogno di parlarmi. Non mi aspettavo che mi dicesse qualcosa di diverso in realtà, sapevo benissimo che mi avrebbe fatto la solita ramanzina pesante lungo abbastanza da farmi arrivare in ritardo all'ora successiva. 

"Sanders, pretendo massimo impegno da te. In questi mesi non me l'hai saputo dimostrare abbastanza"sbuffò, facendo svolazzare le mani e gesticolando per la rabbia.

Mi ero sempre chiesta perché quell'uomo doveva sempre tenermi d'occhio. C'erano persone in classe di matematica che non sapevano nemmeno la tabellina del nove, eppure non si sentivano messe così tanto sotto pressione da un professore.

"Bisogna trovare una soluzione..."concluse avvicinandosi alla cattedra e guardando delle cose scritte su dei fogli. "Lei e il signor O'Brien siete amici, no?"

Credevo l'avesse capito! Quegli ultimi anni del liceo li avevo passati a segnarmi le battutine pessime che il professore faceva riguardo a me e Dylan. 

"Allora non credo che avrete problemi a studiare insieme matematica qualche pomeriggio. è il miglior alunno della classe e sono sicuro che, in qualche modo, riuscirà ad aiutarla"spiegò il professore. "Ne parlerò anche con O'Brien e gli chiederò questo grossissimo favore. Spero abbia il coraggio di accettare"da come lo diceva, sembrava che fossi la persona più stupida della Terra. 

Uscii dalla classe con la rabbia evidente sul mio volto. Il professore non poteva comportarsi in quel modo con me! 'Chi diavolo si crede di essere?' continuai a dire tra me e me. 

I STILL LOVE YOUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora