Capitolo 9

1.5K 174 15
                                    

Fidati solo del tuo istinto.
Fidati solo del tuo istinto...

Me lo ripeto come un mantra, mentre scendo a piedi pari dal veicolo. Sono troppo bassa per non saltare, mentre Seth ovviamente non ha alcuna difficoltà.

Non ha proferito parola per tutto il tragitto. E se io ero un fascio di nervi, lui trasmetteva calma e indifferenza.
È tutta apparenza, mi dico. Anche lui deve essere agitato, almeno un pò.

-Ci siamo- Quentin chiude la portiera della macchina, la quale rimane lì, col motore acceso, ma in sosta. Credo resti poiché deve riportare Quentin alla Haus.

Quando mi guardo attorno, sbarro gli occhi.
Quella che mi si staglia davanti non è una casetta modesta come quella in cui sono cresciuta, come quella in cui tutti noi siamo cresciuti, ma una dimora degna di questo nome.
Dobbiamo viverci in due (per il momento), quindi perché tutto questo?

Una volta vidi, su un vecchio tomo risalente a prima della guerra, un'illustrazione: Raffigurava una città intera, con le varie luci che si fondevano in un tripudio di colori.
Non è la stessa cosa, ma mi riporta a galla questo ricordo: Davanti a me si staglia Alìtia, priva di colori, ma pur sempre una bella visione.

Siamo su un colle, sopraelevati rispetto all'esteso gruppo di case, ma alla stessa altezza delle altre Domus, tutte distanti tra loro per poco più di 500 metri. Mettendomi di spalle ad Alìtia, la nostra è la seconda Domus da sinistra.

Noto che anche Seth è rimasto colpito dal panorama. Menomale, credevo non provasse alcuna emozione.
Ovviamente tempo due secondi e torna ad essere quello di prima. Era troppo presto per dirlo.

-Vi accompagno così vi faccio vedere l'interno della Domus- Quentin fa una pausa. -Stasera riceverete le visite dei vostri genitori- Lo dice come se fosse un privilegio. E in effetti un pò lo è.
Seth fa una smorfia. Che ha?

Ci incamminiamo verso le scale d'ingresso, e una volta oltrepassata la porta, non posso fare a meno di rimanere basita di nuovo. Che giornata!
Gli interni sono stupendi. Estremamente moderni, eleganti e.. freddi. Si vede che non ci abita nessuno.
Ora che ci penso mi sorge un dubbio. La famiglia di Quentin dove vive?
Glielo chiedo.

Mi risponde: -Proprio sopra la Haus, per essere più vicini al centro di controllo.
Centro di controllo? Oggi sto scoprendo davvero troppe cose di cui non ero a conoscenza.

Rimango in silenzio, facendo finta di sapere di cosa sta parlando. Nel frattempo gironzolo tra i soprammobili. Sfioro il tessuto del divano nero in soggiorno: velluto.

Dal lì si apre un corridoio che porta a varie stanze. La prima a sinistra è uno studio, credo. O una libreria. Dipende come la si guarda.
Se devo essere sincera preferisco la seconda opzione. In fondo sempre a sinistra invece, c'è la cameretta. È già arredata per il bambino, o bambini, con colori neutri. (Ovviamente non si sa ancora se sarà maschio o femmina)
La vista di quella stanza mi provoca emozioni che non riesco a comprendere, al punto che me la chiudo subito alle spalle. Ci penserò poi.

La camera sulla destra invece è spoglia, senza arredamento né pittura.
Semplicemente bianca. Chissà perché.
Mentre me lo domando, sento di non essere sola nella stanza.
Mi volto, e vedo Seth.

-Non hai visto la parte migliore, bimba- Colgo un non so che di malizioso, ma sono concentrata più che altro sull'ultima parola della frase.
Mentre mi fa strada, gli rispondo: -Non chiamarmi così.
-Avrei altri cento appellativi da darti, e questo è il più carino. Accontentati.
Credo sia la frase più lunga che ho sentito uscire dalla sua bocca.

Irritata (ormai con lui ho fatto l'abitudine per quanto riguarda il provare emozioni strane e poco consone) lo seguo su per le scalette a chiocciola che partono dal soggiorno.

Mi trovo davanti l'intero piano superiore della Domus, ovvero la nostra camera.
Un gigantesco letto occupa un terzo della stanza, mentre il resto è ammobiliato. Dietro di me c'è il bagno, vasca idromassaggio inclusa.
Mi sento un pò spaesata da tutti questi agi, mentre Seth sembra non esserne minimamente toccato. Ma come fa?

Lo ignoro, e decido di sdraiarmi. Le emozioni sono state tante oggi, e ho bisogno di rilassare sia la mente che il corpo.
Tempo due secondi, e crollo in un sonno profondo.

Alìtia (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora