Capitolo 19

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-No tesoro, non ora- Il viso di mia madre, che occupa tutta la mia visuale, ha una luce particolare mentre mi guarda sorridendo. E' molto più giovane di ora: I fini capelli color oro le arrivano alle spalle e gli zigomi pronunciati accentuano la brillantezza dei suoi occhi azzurri. Mi guarda con amore. -E' l'ora della pappa, non ti addormentare- Vedo arrivare mio padre poco dietro di lei, i suoi capelli folti non ancora segnati dagli anni:- Quant'è bella- Sussurra, poggiando il mento sulla spalla di sua moglie. Hanno entrambi gli occhi lucidi. -E' nostra, Jen.- Continua lui, mentre lei gli appoggia il capo contro e continua a guardarmi ammaliata. Tutti e due lo fanno. -E' nostra figlia.

Gradualmente, arriva il rumore. Le urla entrano in testa come spilli nella carne viva, pian piano che torno alla realtà.
Tanta, troppa luce. Mi è difficile aprire gli occhi.
Percepisco il pavimento freddo sotto di me. La testa mi fa malissimo, probabilmente per la botta che ho preso cadendo.

Cerco di rialzarmi ma è inutile. Pianto le mani a terra per farmi forza ma niente, le gambe non rispondono ai miei comandi. Riesco ad aprire impercettibilmente gli occhi e capisco il perché: sono bloccata da un faro dell'impianto luci del palco.

Arriva, forte e senza preavviso, la scarica di dolore alla gamba. Lancio istintivamente un urlo. Piano piano sto riacquistando sensibilità del mio corpo però, fortunatamente.

-Seth!- Urlo a squarciagola. -Seth!
Sta bene? È ferito? Maledizione, cosa sta succedendo?
Dei passi veloci mi raggiungono. -Sei tu?- Sussurro. Vedo solo una sagoma perché è tutto sfocato e confuso.
-Dipende chi pensi io sia- Mi risponde la voce rassicurante e inconfondibile di Adam.
Sempre lui. Ogni volta che ne ho bisogno lui c'è. Vorrei buttargli le braccia al collo tale è il sollievo, ma ora ho bisogno d'aiuto per spostare il faro.
Apro definitivamente gli occhi, e il suo sguardo penetrante mi fa capire che sono al sicuro. Se fossi stata ancora in pericolo di certo lui non sarebbe stato così tranquillo. Ha i capelli sempre perfetti, anche in situazioni come questa. Incredibile.

Intorno a noi, nel frattempo, dilaga il chaos. Le misure di sicurezza sono già state attuate perciò vedo più guardie che feriti. Prego che non sia morto nessuno. Oh cielo, il solo pensiero mi fa rabbrividire dalla testa ai piedi.

-Ci penso io- Mormora, quando tento di allungarmi per spostare il faro. -Non fare ulteriori sforzi.
Nego per rassicurarlo, e mi sdraio di nuovo a terra. Ho preso una bella botta, ma niente di così grave, pare. Qualche ora e probabilmente starò meglio.
Sento la circolazione arrivare fino ai piedi, ciò vuol dire che sono di nuovo libera. Adam mi prende in braccio come fossi una piuma, e mi porta in un posto un po' più appartato. Con lo sguardo cerco qualcuno di familiare, sperando, paradossalmente, di non trovarlo.

-Si può sapere cos'è successo?- Gli mormoro con la bocca contro il collo.
Adam mi fa sedere su una sedia dietro il palco, mentre intorno a noi la gente continua a urlare.
-Credo si possa definire "attentato"- Mormora, mentre mi controlla attentamente la gamba. -È a posto, però dovrai farti vedere la testa.
Alza il sopracciglio come se aspettasse una risposta. Annuisco controvoglia.

Un attentato? E cos'è?
Adam mi guarda e comprende il mio silenzio. -Ne abbiamo studiato qualcuno durante gli anni di lezioni- Mi dice distrattamente. -Vieni con me, devi farti medicare.
Si guarda intorno, poi mi prende per mano e scendiamo le scale. "Un pó troppo velocemente" mi dice la mia gamba. La gente non ci vede nemmeno passare. Non ho mai visto così tanto chaos, la folla è completamente andata fuori di testa e sta tornando alle proprie case come una mandria di bufali impazzita. Lancio uno sguardo dietro di me, prima di imboccare il vicolo che porta al centro di Alìtia, ma non faccio in tempo a vedere nulla. Chissà se Seth sta bene. Dovrei tornare indietro, ma Adam sa cosa è meglio per me. Se mi dice che devo farmi controllare lo farò.

Il vestito che sfortunatamente ho attualmente indosso non è l'abbigliamento migliore in queste situazioni, tant'è che ho voglia di alzarlo intorno alle cosce per muovermi meglio. Non faccio in tempo a pensarlo che Adam mi cinge la vita e mi spinge contro il muro, nell'ombra. -Ma..- esclamo. -Zitta, ti prego- Fa lui. Gli trema la voce. Non capisco. La mia guancia sinistra è appiccicata al muro, come tutto il mio corpo d'altronde. Adam mi respira sul collo. -Sei in pericolo. Fai quello che ti dico nei prossimi secondi e non discutere.
Nei suoi occhi leggo paura, e speranza.
-Va bene- Acconsento. Mi fido di lui.
"Non farti prendere dal panico"

Camminiamo per qualche altro metro lungo il muro, poi svoltiamo a destra, a sinistra in un vicoletto stretto, per arrivare ad una porticina (mai vista) nascosta tra un portone e l'altro. Mi sto muovendo il più silenziosamente possibile.

Mentre Adam sta cercando di aprire la porta digitando in un riquadro numeri infiniti che sembrano buttati a caso, la fine del vicolo si illumina improvvisamente.
-Abbassati. Piano.- Sussurra nervoso.
Lo faccio. Arrivo quasi a toccare terra. Così facendo siamo in parte coperti dalla pianta rampicante del vicino. -E ora.. entra- Quasi mi butta dentro, poi mi segue. In un batter d'occhio ha sbarrato e chiuso tutto. Siamo al sicuro. Rimaniamo in attesa, ma la luce non passa mai nel tratto di vicolo davanti a noi.

Sto davvero sudando freddo. Mi guardo velocemente intorno.. dove siamo? Sembra uno sgabuzzino, pieno zeppo di cianfrusaglie, ma al buio non vedo granché. -Beh?- Ansimo -Pensi di dovermi dire qualcosa?
Non ho mai visto Adam così preoccupato. Si passa una mano in fronte convulsamente. -Dobbiamo andarcene.
L'unica frase che ha il coraggio di pronunciare è questa? -Mi spieghi cosa succede, prima.- Dico, risoluta. Sono nella più totale confusione. Si ripassa una mano in fronte, che è il suo gesto più frequente, poi quasi sputando le parole:- Io credo che quell'attentato fosse un diversivo.- Mentre lo dice continua a rimuginare. -Una bomba probabilmente di piccole dimensioni, poco potente, non con lo scopo di uccidere o ferire gravemente ma in grado di disperdere fumo ovunque e creare panico. Sì, è così..- Stava facendo tutto da solo. Una bomba. Certo, che altro poteva essere... Una bomba?! -Diversivo.. per fare cosa?- Domando, incerta. Alza gli occhi e mi fissa, ma ho già capito cosa sta per dirmi.

"Sei in pericolo" "Bomba da diversivo"
-Volevano me, vero?
Il mio migliore amico chiude gli occhi e, rassegnato, annuisce.

Alìtia (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora