Capitolo 4

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-Cosa?- dico, basita. -E perché?
-Non saprei. È la capsula a decidere quando lasciarti andare.- Mi risponde, ma è come se parlasse da solo. Si dirige subito al pannello di controllo sul muro e inizia a digitare qualcosa molto velocemente.

Non capisco. Gli altri ragazzi sono stati abbastanza svelti, prima. Ricordo di aver guardato l'orologio più volte mentre aspettavo il mio turno, e i Test erano durati al massimo venti minuti a persona. Perché la capsula mi ha trattenuta tre ore? C'è forse stato un guasto?

L'uomo risponde alla mia implicita domanda -Non ci sono stati intoppi. E non è stato registrato nulla di anomalo.- Sembra più confuso di prima, mentre continua a picchiettare freneticamente sulla parete immacolata. -Evidentemente la Capsula aveva bisogno di quel tempo per inquadrarti e decidere.-

Poi si blocca, il braccio gli ricade lungo il fianco. Ha trovato qualcosa?
-Che sia forse..?- Si dirige a quello che presumo sia il monitor principale e inizia a scrivere qualcosa. Ogni secondo che passa sono più in ansia.

Passa qualche altro secondo, e quando finalmente si gira a guardarmi, mi si gela il sangue.

È uno sguardo che mai potrei dimenticare. Freddo, calcolatore.
Famelico.
Come se svesse trovato un tesoro inestimabile e volesse tenerlo tutto per sé. Sembra voglia mangiarmi per cena.
Ma lo sguardo cambia subito, tanto che penso di essermelo immaginato. L'uomo sorride.

-Immagino sia meglio che tu vada, ora. Sei stata qui fin troppo.- Mi accompagna alla porta, mentre mi sorprendo a scoprire di fare un'incredibile fatica a camminare.
-Ma..- Faccio per iniziare a parlare.
-I risultati verranno svelati stasera- Taglia corto. Poi da un'occhiata all'orologio da polso. -In realtà tra quattro ore ormai, alla Grande Sala.- Si aggiusta gli occhiali, e qualcosa balena nei suoi grandi occhi scuri.
Capelli castani, occhi neri. È della Gens Mercurius.

-Buona fortuna- pronuncia queste parole come se l'avesse già fatto centinaia di volte, ma allo stesso tempo come se fosse la prima volta che le pronuncia e che ci crede davvero.

Mi scende un brivido lungo la spina dorsale.
-Grazie- Sussurro.

La porta si chiude alle mie spalle, e mi avvio lungo il corridoio verso l'uscita.
In quel lasso di tempo ho la spiacevole sensazione di essere osservata.
Col senno del poi, probabilmente non mi sbagliavo.

Alìtia (In revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora