Ventiseiesimo capitolo

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Ventiseiesimo capitolo.

Socchiusi gli occhi, cercando di estraniarmi da tutto quello che avevo attorno.
Presi un lungo respiro e iniziai a pensare a cose macabre, per esempio cosa c'era dopo la morte.
Non me l'ero mai chiesta fino a quando mia madre non mi disse che mio padre era morto. Forse dovrei vergognarmi di me stessa, ma non ero né felice né triste.
Molte persone sostengono che dopo la porte ci sia il paradiso, un posto dove tutte le tue preoccupazioni scompaiono e "vivi" in piena felicità. Altri dicono che quando ti suicidi finisci nel purgatorio, dove la tua anima vaga per anni e anni finché non comprende davvero ciò di cui ha bisogno; e per mio parere questo è già l'inferno.
Quando moriva una persona le persone attorno a te iniziano a trattarti in modo diverso, sono imbarazzate e usano frasi fatte come "sii forte" "ora è in un posto migliore".
Come può essere in un posto migliore se nessun morto è mai tornato in vita per raccontarlo?
La facevano facile loro che non stavano subendo un lutto, tutto era estremante facile se non si subiva.
Ho vissuto i miei anni fino a oggi detestando mio padre e le crudeltà che aveva inflitto a una bambina innocente. Una bambina che voleva solo giocare spensierata come tutti i bambini, invece si si ritrovava il corpo pieno di lividi appena prendeva un brutto voto o si comportava da bambina. Tutto questo mentre sua madre viaggiava per il mondo per il suo lavoro, fregandosene di avere una famiglia e una figlia a cui badare. Quella bambina tutt'ora si sentiva abbandonata da sua madre. Quella bambina ora vive con i complessi d'abbandono e non si sente amata, pensa che deve guadagnarsi qualsiasi segno d'affetto, anche il più stupido. Quella bambina ha vissuto così tanto nella paura di non essere abbastanza che ora non si sente abbastanza.
E la gente mi guardava stranita, perché non piangevo. Perché non manifestavo la tristezza che loro pensavanoche io sentissi.
Perché loro non sanno e mai sapranno, tutte le famiglia hanno i loro segreti ed io mi ero stancata così tanto di tenermi dentro i miei che ora non sentivo più niente. Ero felice di questo.
Non sentivo nulla ed ero grata.
Erano passati solo quattro giorni, ma ne sentivo addosso molti di più.
«Siamo qui riuniti per la morte di un nostro fratello, padre di...» Il prete iniziò la sua messa.
La chiesa era stracolma di parenti -che manco conoscevo- e amici di mio padre. Guardai ogni singola faccia e in tutte riscontrai dolore, nessuno escluso.
Alla mia destra, Zayn, ascoltava con tutta calma la messa, era l'unico che non era addolorato. Conosceva la mia situazione e ha odiato mio padre più di quanto l'ho odiato io, nonostante lui sia molto legato con il suo. Non si capacitava del male che avevo subito da bambina e tutt'ora non lo capiva. Del resto manco io non sono riuscita a capire il perché mio padre si fosse comportato in quel modo. L'unica cosa che sapevo era che non me lo meritavo.


«Papà è morto...» La voce di mia madre era stridula e spezzata, per quel poco che la conoscevo, riuscivo a capire che era shoccata dalla situazione.
Chiusi gli occhi e lasciai cadere il telefono sul pavimento, ebbi un cedimento di gambe e mi ritrovai per terra.
Ero disorientata e spaventata, mi sarei aspettata tutto ma non una chiamata del genere.
Mi resi conto di avere Zayn addosso che mi urlava e chiedeva cosa fosse successo, non dissi nulla. Chiusi gli occhi e basta.

Guardai mia madre omaggiare mio padre sull'altare. Quelle sarebbero state le sue ultime parole rivolte a lui e lui non lo avrebbe mai saputo.
Le sue parole mi fecero male. Facevano male perché erano dette dal cuore.
Mia madre lasciò mio padre quando i servizi sociali si resero conto della violenza che subivo, nonostante lei lo amasse.

Strinsi il bicchiere colmo di thè alla pesca, quando mi sedetti sul divano mia madre ricominciò a parlare «Allison, tuo padre era molto malato dovuto al troppo bere. Il suo cancro era al quarto stadio, sapeva che gli rimaneva poco da vivere» disse senza guardarmi in faccia nemmeno una volta.
Mi leccai le labbra e sorseggiai, sentendomi una povera stupida troppo piccola per sapere la verità
«Quando sparivi e dicevi "impegni di lavoro" dove andavi in realtà?» lo dissi con una vena d'odio, anche se non sarebbe cambiato nulla.
«Da tuo padre» E come mi aspettavo, ero solo una povera stupida.

Over Again - Non sfuggì all'amore |Zayn Malik|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora