"Dove. Sei. Stato?"
Quando quella notte, o meglio, quella mattina presto, era tornato a casa l'accoglienza era stata esattamente come si era aspettato: non aveva neanche fatto in tempo a richiudersi la porta d'ingresso alle spalle che la luce del corridoio si era già accesa –accecandolo momentaneamente- mentre la voce di Ginny Weasley in Potter aveva cominciato con una interminabile ramanzina degna di quelle che, come raccontava più volte zio Ron, faceva una volta nonna Molly.
In effetti sua madre non gli era mai sembrata così minacciosa, nemmeno come quella volta di tanti anni prima quando era salito sulla sua scopa di nascosto, era caduto fratturandosi il braccio, e le aveva pure prese.
La sua figura tonica e snella, seppur avvolta da una vestaglia a pois rosa, incombeva su di lui bloccandogli l'accesso alle scale che lo avrebbero portato in salvo in camera sua, al piano di sopra.
Aveva forse ingenuamente sperato di riuscire ad arrivare a casa senza che nessuno si accorgesse di niente, ma sapeva che sarebbe stato chiedere troppo.
"Ti sembra questa l'ora di tornare? Avevamo detto massimo per mezzanotte, hai visto che ore sono? Sono quasi le tre!"
L'idea che sua madre lo avesse aspettato alzata fino a quel momento non era poi così improbabile.
"... potevi almeno mandare un Patronus per avvisare!"
In effetti non aveva tutti i torti, ma con tutto quello che era successo a partire dalla sera prima si era ricordato di sua madre che probabilmente lo stava aspettando quando ormai era troppo tardi e stava già tornando a casa.
"Mamma calmati! Sto bene, non serve essere così apprensivi... Ho vent'anni ormai!" cercò di difendersi e di sdrammatizzare James.
"Lo sai bene che finchè abiterai sotto questo tetto ci sono delle regole da rispettare!"
Ecco, di nuovo quella storia.
Probabilmente avrebbe davvero dovuto decidersi a trasferirsi da Dan, almeno non avrebbe più dovuto rendere conto a nessuno se rientrava a casa più tardi o senza avvertire.
"Mi lasci almeno spiegare perché ho fatto tardi o sono condannato già in partenza?" commentò alla fine James dopo un attimo di silenzio, consapevole che alla fine sua madre avrebbe comunque preteso una spiegazione.
"Sentiamo..." lo incitò lei, le sopracciglia ancora inarcate nel suo tipico sguardo di quando era arrabbiata.
Si vedeva lontano un miglio che non pensava che il figlio avesse una buona scusa per quel mostruoso ritardo.
Dopo aver cercato le parole per cominciare James iniziò a raccontare quello che era successo partendo dal principio: come aveva trovato una ragazza la sera prima al parco alla fine delle lezioni, il fatto che fosse svenuta sotto i suoi occhi senza un apparente motivo e di come alla fine avesse capito cosa potesse avere e l'aveva portata di corsa al San Mungo dimenticandosi di qualsiasi altra cosa: i piani che lui e Dan avevano fatto per la serata, Dan stesso... l'aveva mollato alla hall dell'ospedale e non si era più ricordato di averlo abbandonato...
Perfetto, ora si sarebbe dovuto scusare anche con lui!
Raccontò ad una sempre più stupita signora Potter di come si era ritrovato a suonare alla porta di casa dei genitori babbani di quella ragazza, la sua difficoltà nel riuscire a trovare il coraggio per confessare loro che la figlia era in realtà una strega e non lo aveva mai saputo ed era per quello che era stata male e al momento si trovava all'ospedale.
*Flashback*
Il viaggio in macchina da casa Starlet al San Mungo era stato caratterizzato da un lungo silenzio imbarazzante, rotto di tanto in tanto dal rumore dei singhiozzi della madre della ragazza che ancora non riusciva a capacitarsi del fatto che la sua 'bambina' fosse speciale e lei non se ne fosse mai accorta.
Quando erano finalmente arrivati all'ospedale James aveva ardentemente sperato che i Medimaghi avessero già finito con la ragazza, in modo che i genitori potessero vederla subito e tranquillizzarsi.
Purtroppo però le sue speranze erano state infrante nel momento in cui, dopo aver fatto capolino con la testa all'interno del reparto chiamando a gran voce qualcuno che potesse sapergli dire qualcosa, la stessa Guaritrice che non molto tempo prima gli aveva dato l'elenco telefonico per cercare l'indirizzo degli Starlet gli era andata incontro scura in volto, bisbigliandogli poi sottovoce che il Medimago Robbins e l'equipe erano ancora in sala con la ragazza, che la situazione era più grave di quanto avessero preventivato, e che non sapevano dire per quanto ancora ne avrebbero avuto.
James aveva ripetuto quanto gli era stato riferito con più tatto possibile, ma gli Starlet erano babbani, non stupidi: magari non avevano capito bene cosa fosse davvero successo alla figlia, ma avevano compreso fin troppo bene che la situazione era grave.
STAI LEGGENDO
Pura Magia
FanfictionPer "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo. Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new g...