Era un pomeriggio come un altro a casa Potter o almeno, questo era quello che stava pensando James, seduto in cucina a fare merenda in compagnia di suo padre che stranamente non era in ufficio, prima che qualcosa iniziasse a fare un insopportabile rumore.
Il sopracitato genitore, preso anche lui inizialmente alla sprovvista, ebbe il suo bel da fare per recuperare dalle sue tasche un oggettino grande più o meno quanto una noce che di punto in bianco sembrava aver preso vita propria illuminandosi di rosso ed emettendo fastidiosi suoni ad intermittenza.
Il signor Potter si ritrovò quindi ad aggrottare le sopracciglia mentre passava la bacchetta sopra la piccola sfera per silenziarla per poi scusarsi con il figlio dicendo che avrebbero finito il discorso un'altra volta e lasciare la stanza a passo svelto.
Non aveva neanche finito la sua fetta di torta che ormai giaceva abbandonata nel piatto rimasto sulla tavola.
"È successo qualcosa al lavoro?" domandò James al padre quando lo rivide passare in corridoio.
Per qualche ragione alla risposta negativa che gli venne data il suo pensiero andò subito ad Elise: se non era per il lavoro doveva per forza essere qualcosa che centrava con lei, no?
Non poteva immaginare quanto ci avesse visto giusto.
Ma d'altronde non poteva aspettarsi nemmeno di veder ricomparire il padre un'oretta e mezza più tardi con la suddetta ragazza tra le braccia.
Ragazza che per poco non riconosceva.
Non appena il signor Potter posò Elise sul letto in camera di Lily (lei era ancora a Hogwarts e non sarebbe tornata prima della fine della scuola, non le sarebbe servito) James potè finalmente osservarla meglio.
Non voleva neanche pensare a come aveva fatto a ridursi in quello stato.
Il viso era contratto in una smorfia di sofferenza e pallido, se non si contava il taglio che le attraversava la fronte colorandogli la guancia di rosso là dove il sangue era colato.
La maglietta era praticamente inesistente in corrispondenza della sua spalla sinistra e tinta di rosso per buona parte di quello che rimaneva.
Sperava vivamente che quella ferita fosse meno grave di quello che sembrava anche se il fatto che continuasse a sanguinare non era esattamente di buon auspicio.
Il dorso e le nocche delle mani erano percorsi da numerosi tagli –era una scheggia di vetro quella?- come se avesse ripetutamente preso a pugni qualcosa e i pantaloni strappati in corrispondenza delle ginocchia rivelavano che anche lì la pelle sottostante era abrasa.
Persino gli avambracci erano graffiati in più punti e quello che restava della maglia sembrava essere in parte bruciacchiato come se diverse maledizioni l'avessero presa di striscio.
In due anni di tirocinio al San Mungo non si ricordava di aver ancora mai visto nessuno conciato a quel modo.
"Chiama il Medimago Robbins" gli ordinò suo padre di punto in bianco facendolo trasalire.
Aveva finito di sistemare al meglio la ragazza sul letto e aveva cominciato a cercare di guarire le ferite più superficiali.
James fece per ribattere dicendo che poteva pensare lui alle ferite, ma una severa occhiata da parte di Harry gli fece capire che decisamente non era il caso di mettersi a discutere.
"Perché non la portiamo direttamente al San Mungo?" domandò a bruciapelo prima di smaterializzarsi.
"Fai venire qui il Medimago Robbins, James. Ora" fu la risposta, e lui non chiese altro.
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Pura Magia
FanficPer "festeggiare" il fatto di aver finito gli esami ho deciso (invece di cominciare a concentrarmi sulla tesi) di cominciare a pubblicare questa ff che ho per le mani da un po' di tempo. Dopo quella sui fondatori e quella su Draco e Astoria la new g...