21 - L'altra versione della storia

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  "Quindi questa è casa tua?" chiese nuovamente Elise.
"Nostra, tesoro. Questa è casa nostra" rispose pazientemente Shayleen.
La ragazza si concesse di distogliere lo sguardo dalla donna –proprio non ce la faceva a chiamarla madre- per farlo scorrere sull'ambiente circostante.



L'arredamento del salone era perfettamente in linea con quello della camera da letto in cui si era svegliata, evidentemente la sua?, e con quel poco che aveva potuto vedere del resto della casa.
Era tutto molto lussuoso e raffinato.
Verso il fondo del salone c'erano due divani in pelle disposti a elle che contornavano un tavolino di legno scuro posato su un tappeto a pianta quadrata. Poco più in parte una piccola libreria faceva la sua bella figura.
La parete a destra era dotata di quattro grandi finestre mentre al centro di quella a sinistra trovava posto un maestoso camino in pietra: era talmente grande che Elise ci sarebbe potuta entrare comodamente stando in piedi.
Di fronte al camino un altro tappeto attorno al quale erano disposte tre poltroncine coordinate ai divani.
Di fronte alla porta c'era una lunga tavola in legno scuro con tanto di sedie intorno e infine, appena entrati sulla sinistra, un pianoforte a coda che fece fremere la ragazza dalla voglia di suonare. Le sembravano secoli che non posava le mani sulla tastiera.
Appesi ai muri c'erano degli arazzi riccamente ricamati con scene di natura mentre il pavimento era sempre in parquet.



Elise chiuse gli occhi: c'era qualcosa che non andava.



Perché stava pensando alla bellezza del posto quando il suo primo pensiero quando si era svegliata era stato: come faccio ad andarmene da qui?
Come poteva sentirsi felice di trovarsi insieme a Shayleen quando aveva passato l'ultima settimana ad evitare qualsiasi situazione –o quasi- che avrebbe potuto portarla dov'era in quel momento.



Cercò di riordinare le idee e riaprì gli occhi.
"Credo che sia meglio che torni a casa..." cominciò marcando l'ultima parola. "Potrebbero cominciare a chiedersi dove sia finita..."
"Elizabeth... questa è casa tua" ribattè Shayleen.



"Innanzitutto, Shayleen, è Elise" replicò la ragazza.
"Non tesoro, non Elizabeth, ma Elise" disse dura. "Secondo: questa non è casa mia. Casa è quella di Diana e Rupert. Casa è l'appartamento che divido con la mia migliore amica. Persino l'orfanotrofio dove ho passato otto anni della mia vita è più casa di questo posto" concluse.
Shayleen la guardò delusa.
"Lasciateci" ordinò alla fine rivolgendosi agli altri presenti che si affrettarono ad eseguire.




"Mi hanno detto che sei una ragazza intelligente, Elise" disse Shayleen calcando il nome della ragazza quando la porta si fu richiusa alle spalle di Nancy.
"Mi hanno detto che sei una ragazza determinata e sicura di sé, che sa quello che vuole..." continuò.
Elise intanto la stava guardando dubbiosa cercando di capire dove volesse andare a parare.
"Ma soprattutto mi hanno detto che sei una ragazza dolce e gentile, che sa perdonare e dare una seconda possibilità a chi se la merita... e io penso di meritarmela quella seconda possibilità, soprattutto se consideriamo che in realtà non ho avuto neanche la prima..."
Elise sussultò inconsapevolmente ma continuò a non dire nulla.


"Senti, lo so che non ti fidi di me..."
"Esatto, non mi fido"
"...ma io non posso credere che tu voglia buttare così la possibilità di conoscere la tua vera madre solo per degli sciocchi pregiudizi che qualche estraneo che non sa niente di me ti ha riferito" continuò Shayleen senza far caso all'interruzione.
"Quindi quello che è successo a mio... padre sarebbe un pregiudizio?" domandò Elise spietata.
"Quello che è successo a Evan è stato un tragico inciden..."
"Incidente? Incidente?! L'hai ucciso!" urlò lei interrompendola di nuovo.
"Non era mia intenzione, ho agito d'istinto, non sapevo quello che stavo facendo. Non avevo idea di quali sarebbero state le conseguenze... l'unica cosa che mi interessava in quel momento era sapere dove fosse mia figlia"
"I tuoi amici però sapevano bene quali sarebbero state le conseguenze quando hanno colpito James e il signor Potter"
"Non avrebbero dovuto usare quella maledizione..."
"Oh... e scommetto che tu hai fatto di tutto per impedirglielo..."
L'ultima provocazione rimase senza risposta mentre un pesante silenzio riempiva la stanza.

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