Capitolo 2 ✔️

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Sei la migliore tra tutte.

Questo ero io per lui, la migliore tra tutte. Pensava che mi sarei sentita soddisfatta invece mi sentivo sporca. Ecco come mi sentivo, la cosa allucinante è che a lui andava bene.

Illusa.

Ecco cos’ero, ero un’illusa.
Mi decisi di scendere dal letto e non stare a deprimermi. Scesi in cucina trovando lui che beveva tranquillamente il caffè.

«Buongiorno» Mi disse appena mi notò. 

«A te.»

La mia ironia si notò, tanto che posò la tazza sul tavolo e venne verso di me.

«Ora che hai?»

«Nulla, non ho tempo di parlare con un deficiente.»

«Ieri non ero un deficiente, vero?»

«Tu lo sei sempre stato, questo è il problema»

«Perché non calmiamo la tensione con un po’ di divertimento» Mi disse facendo finta di non aver sentito.

Mi prese per i fianchi avvicinandomi a lui.

«Allettante come proposta, la calmiamo in cucina»

«Vedo che inizi a capire.» Disse rivolgendomi uno sguardo malizioso.

«Ah sì?» Sussurrai ricambiando lo sguardo.

Lui annuì in risposta.

«Bene, calmiamoci.» Dissi prendendo lentamente senza che mi vedesse la caraffa con l’aranciata.

Gliela versai in testa fino all’ultimo goccio. Mi guardò scioccato mentre fumavo di rabbia.

«Calmati con una bella doccia, che pensavi che dopo esser stata così stupida da pensare che ieri contasse qualcosa per te ci sarei cascata di nuovo?» Finì il mio discorsetto e andai di sopra stringendo le mani in due pugni.

Sentì dei vetri schiantarsi contro il muro e roteai gli occhi.

Bambinone!

Presi il mio telefono e le cuffiette, ascoltai un po’ di musica ma la porta si spalancò entrando Edward.

«Senti ragazzina forse non ci siamo capiti ma tu lavori nel mio club e non pensare che se fino adesso sono andato d’amore e d’accordo con te non posso sbatterti fuori. Che pensavi, che dopo una scopata ti sarei caduto ai piedi? Non sei e non sarai mai qualcuno per me e vedi che oggi pomeriggio alle cinque inizia il tuo turno, non fare tardi.»

Se ne andò lasciandomi letteralmente a bocca aperta.
Avrei preferito andarmene ma non avevo dove. L’unica soluzione era sopportare quella scimmia isterica.

Presi l’intimo e andai a farmi una doccia però mentre mi spogliavo, la porta si aprì e venni spinta al muro da Edward.

«Edward esci.»

«E se non volessi?» Disse premendo il bacino contro di me.

Una buona parte del mio cervello era fottuto ma c’era in me ancora un briciolo di coscienza da non farmi cedere.

«Senti sei un bipolare del cazzo, prima vieni a letto con me e io stupida ci casco e mi dici pure che sono la migliore tra tutte, poi mi parli male e pretendi che io venga di nuovo a letto con te? Hai sbagliato persona, ne ho fin sopra i capelli di te e dei tuoi modi di fare del cazzo, tu un cuore non ce l’hai, sei un menefreghista del cazzo e ora vattene prima che m-»

Mi interruppe baciandomi, cercai di respingerlo però mi tenne stretta a sé. Spinse il bacino contro il mio e allora il mio corpo e il cervello perse la razionalità, incrociai le braccia dietro il suo collo e ricambiai.

«Scusa, anche se mi costa tanto dirlo, scusa per come mi sono comportato ma quando sono arrabbiato non rifletto su quello che dico.»

Mi staccai e lo guardai. Sembrava sincero. «Forse anche io ho esagerato.»

«Che ne dici di riappacificarci con del buon sesso?» Disse ridendo.

Lo spinsi via giocosamente e risi.

Finì di lavarmi, mi asciugai e mi vestì. Andai di sotto trovando Edward intento a far funzionare un accendino.

«Serve aiuto?» Si girò di scatto, appena si accorse di me sorrise.

«Ce la farò» Mi sedetti sul divano vicino a lui.

Finalmente l’accendino funzionò e si accese una sigaretta.

«Cosa volevi dirmi?»

«Sai poiché tu stai da me e non vorrei che te ne andassi, non lavorare al club, in cambio potresti soltanto fare le faccende di casa.»

«Cosa?» Squittì.

«Sì o no?» Esclamò spazientito. 

Occhi dannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora