Capitolo 6

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«Edward, smettila cazzo!» Ringhiai.

«Sei insopportabile quando fai così Clarissa, è la mia fottuta casa e ci posso portare chi voglio!»

«Ma nella casa ci sono anche io, e non mi va di sentire quella gridare come una gatta in calore!»

«Vorrei vedere te a letto se gridi o no!»

«Ma io non sono una troia!» Gridai

«Per me sì!» Gridò sprezzante

Gli diedi uno schiaffo e me ne andai. Uscì di casa e iniziai a correre, un'altra volta ma non volevo uccidermi.
Solo staccare la spina da lui. Passeggiai tra vie e parchi, una coppia felice dall'altra strada si stavano scambiando baci, mi immaginai, non so perché, per un momento, io ed Edward al loro posto.
Edward non era la persona dava baci affettuosi o abbracci, neanche io d'altronde lo ero, ma dipendevo dalle sue labbra, e non potevo farci nulla.
Senza controllarmi una lacrima mi rigò il viso. Continuai a camminare senza voltarmi verso quella coppia. Mi sedetti su una panchina, non sapevo cosa fare per non pensare a lui.

«Tu sei una principessa?» Sentì una voce da bambino.

Mi girai e vidi un bambino di poco più cinque anni di fronte a me guardarmi intensamente.
Sorrisi dolcemente, avevo un debole per i bambini, in un certo senso comportarmi male con loro era come rivivere la mia infanzia e non volevo.

«E tu un principe?»

«No, io sono Joshep» Disse con la sua voce piccola e acuta.

«Piacere Joshep, io sono Clarissa e non sono una principessa, la principessa la trovai più avanti»

«Ma tu sei la mia principessa. Sei bellissima, ti voglio bene»

«Ti siedi vicino a me?» Chiesi sorridendo.

Si sedette e continuò a guardarmi con quei occhioni verdi.

«Vuoi un gelato?» Chiesi dolcemente.

Annuì contento, gli presi la manina e andai ad un chiosco. Avevo gli ultimi soldi nelle tasche ma ero felice di dargli a quel bambino. Gli presi il gelato e ci rimettemmo sulla panchina.

«Dov'è la tua mamma?» Chiesi.

«Dovrebbe venire tra poco a prendermi, la tua?»

«In cielo» Dissi sorridendo .

«Come in cielo?» Chiese confuso.

«Sai quando le persone speciali hanno ormai compiuto la loro vita vanno in cielo e diventano stelle luminose.»

«Allora anche mio papà è in cielo.»

Non seppi cosa dire.
Mi venne da piangere a quelle parole.

«Tuo papà da quando non lo vedi?»

«Da quando avevo tre anni, penso» Disse dubbioso e triste

«Molto probabile è là sopra»

Mi sorrise e guardò il cielo, gustando il gelato.
Guardai anche io il cielo.

Spero che sei fiera di me mamma . . .

«Joshep!» Una donna sulla trentina venne verso di noi preoccupata.

«Mamma!»

Lui corse incontro alla donna, a quanto pare sua madre.

Lei lo abbracciò tirando un sospiro di sollievo.

«Non allontanarti più da me!» Esclamò lei con le lacrime agli occhi.

«Scusa mamma.» Disse triste.

«Mamma ho conosciuto una principessa» Continuò indicandomi.

Sorrisi dolcemente e la madre mi guardò anche lei sorridendo.

«Ciao, grazie di esser stata con mio figlio, grazie mille» Mi ringraziò

«Mi ha anche dato il gelato!»

«Tranquilla signora, l'ho fatto con piacere»

Lei estrasse una banconota da venti e me la porse.

«Tieni, grazie ancora»

«No, stia tranquilla, li tenga pure. Non mi deve pagare» Dissi sorridendo.

«Per favore, accetta!» Disse supplichevole.

«Mi sentirei egoista ad accettarli, non posso»

«Per favore, signorina»

«Dai, principessa» Disse Joshep.

La madre mi mise i soldi in mano sorridendo.

«Tienili, sicuramente ne hai bisogno più di me»

Le sorrisi grata e andò via con Joshep. Tornai a casa sulle note di Impossible. Entrai e mi tolsi le cuffiette.

«Clarissa!»

Sussultai sul posto.
Le grida venivano dalla camera di Edward.
Andai convinta che mi chiamasse. Entrai e meglio se non l'avrei fatto, Jocelyn era sopra di Edward, stavano facendo sesso.
Sentì veramente il bisogno di vomitare, Edward mi guardò, non riuscivo a leggere nessuna emozione nel suo viso, solo un'espressione dura ed eccitata.
Non volevo piangere, il suo scopo l'aveva raggiunto, era andato a letto anche me, ora non gli importava più nulla.
Mi sentì sporca, quelle mani con cui lui aveva toccato quella, aveva anche sfiorato e toccato il mio corpo.

«Clarissa. . . » Mormorò incredulo Edward.

Jocelyn sorrise perfida.
Edward spostò Jocelyn da sopra di sé ma era troppo tardi, io ero già scappata. Non volevo farmi vedere debole ma non c'è cosa più dolorosa di vedere la persona che ami a letto con un'altra. Volevo non dover solo, e sempre scappare ma era inevitabile.

«Clarissa!» Continuai a correre per la strada, dietro le urla di Edward.

Arrivai al porto e mi sedetti togliendomi le Vans. Mi bagnai i piedi rilassandomi.
Non sapevo più a cosa credere.
Non sapevo se lui ci entrasse qualcosa con il rapimento a questo punto, ero così confusa.
Mi squillò il telefono, risposi senza guardare lo schermo.
Era lui.
Appena sentì la sua voce chiusi la chiamata, ne avevo abbastanza di lui e di tutti i problemi che mi causò dal primo incontro.

«Bambolina!» Un ragazzo mi afferrò il polso, rivolgendomi uno sguardo malizioso.

Lo guardai disgustata, puzzava di alcool e tabacco.

«Andiamo a divertirci!»

«Ma va al diavolo!»

Provai a togliere la sua presa ma mi tenne ancora più stretta.

«Vediamo se con le cattive lo capirai»
Disse ridendo.

Estrasse una pistola dal suo giubbotto di pelle e me la puntò alla testa.

«O vieni con me a letto o ti mando un proiettile nella tua testolina»

«Penso che verrò con te» Fingendomi sorridente.

Lui sorrise soddisfatto.
Mi alzai e mentre camminavo a fianco a lui gli diedi all'improvviso un calcio nelle palle. Scappai come un razzo, ma mi sparò alla gamba.
Un urlo strozzato uscì dalla mia gola per il dolore.
Continuai a correre dolorante. Finché non lo vidi più, mi misi su una panchina nel parco sperando che non ci fossero altri come lui.

«Clarissa.»

«Edward . . . » Sussurrai incredula.

Mi venne vicino, sembrava non essere reale.
Non potei credere che lui fosse venuto per me.
Mano a mano che si avvicinava cercavo di afferrare la sua mano ma si faceva sempre più lontano.
Guardai il mio petto e mi resi conto di avere un taglio all'altezza del cuore. Guardai sconvolta a bocca socchiusa.

«Edward.» Sussurrai con voce velata.

«Clarissa, ti amo . . .» Disse sorridente.

Sorrisi.
Un dolore lancinante provavo al cuore.
Caddi a terra sanguinante.

«Clarissa!»

Sentì solo una voce gridare e poi buio.

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