Capitolo 6

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«Non ripeterò una terza volta, che cosa vuoi?»

«Così mi saluti? Un tuo vecchio amico!»

«Amico si fa per dire!» Dissi sprezzante.

«Non dirmi che ancora sei arrabbiata per quella storia!» Disse incredulo.

«Ti dirò una cosa» Dissi avvicinandomi al suo orecchio.

«Io non dimentico, archivio e poi mi vendico»

Me ne andai lasciandolo sconvolto.

«Questa è una rapina, su le mani!»

All’improvviso dei uomini con il passamontagna entrarono nella sala.

«Dateci tutto il vostro denaro e non vi faremo nulla!» Continuò uno di loro.

Estrassi la pistola dalla pochette. Cercai Scott con lo sguardo e lo trovai che mi mandò uno sguardo d’intesa pronto ad agire.

«Polizia! Giù le pistole o sparo!» Gridai puntando la mia a una di loro e Scott fece lo stesso.

«Oh, io non lo farei. » Ghignò uno di loro, prendendo una ragazza.

Precisamente la ragazza con cui Edward era venuto qui.
Avevo una voglia matta di lasciare che la portassero via o che le sparassero ma dopotutto ero un detective e un agente di polizia.

«Rifletti . . .  tu ucciderai lei, ma io dopo ucciderò te, non mi sembra tanto conveniente per te e per gli altri» Risposi.

«Non ho nulla da perdere ormai»

Risi.

«Eccome se ce l’hai, perderai la vita»

«Che grande perdita»

«Mi sono stancata delle parole.» Mormorai.

Guardai Scott e ci mandammo uno sguardo d’intesa.

«Io e l’agente poseremo le pistole ma tu dovrai lasciar andare la ragazza» Dissi.

Annuì.
Feci finta di posare la pistola per terra.

«Fermo!» Esclamò all’improvviso Scott.

Quando non era concentrato su di me sparai.
La ragazza nel veder il sangue scorrere dal collo del rapinatore fece un urlo strozzato.

«Chiediamo rinforzi sulla quattordicesima».

I complici sfortunamente scapparono.

«Siate sicuri che stia bene» Dissi ai paramedici per la ragazza.

Andai verso la mia pochette e posai la pistola.

«Clarissa!» Sentì una voce roca alle mie spalle.

Mi girai sbuffando.

«Dimmi.»

«Ti volevo ringraziare per aver aiutato Allison, la mia ragazza.»

Feci un cenno con la testa.

«È il mio dovere e lavoro, è normale che l’ho aiutata» Dissi ovvia.

Mi guardò stranito, nessuna emozione traspariva i suoi occhi.

«Perché sei fredda con me?» Chiese.

«Perché con le persone false non voglio aver a che fare.»

«Dopo tutti questi anni ancora sei arrabbiata con me, io ci sono passato sopra, passaci anche tu» Disse in un’alzata di spalle.

«Sì, hai ragione, ormai siamo adulti, dobbiamo comportarci da tali» Dissi.

Annuì in risposta.

«Allora, ci vediamo in giro» Disse.

Annuì e se ne andò.
Lo osservai, quelle spalle larghe e quel petto muscoloso che si intravedeva dalla sua camicia bianca mi facevano venir voglia di saltargli addosso ma era meglio così, ognuno per la sua strada.
Ero ottimista.

«Giornata difficile, eh» Esclamò una voce.

Mi girai e vidi Scott.

«Già, a volte mi chiedo perché ho voluto fare il detective come mestiere» Dissi ridendo.

Lui mi seguì.

«Ha chiamato il capo, domani dobbiamo iniziare la ricerca per scoprire chi fossero quei rapinatori» Disse sospirando.

«Con tutto questo caos ci mancava anche lei» Dissi affranta.

Lui annuì.

«Dov’è Mariah?» Chiesi allarmata.

«È ancora seduta al tavolo» Disse scoppiando a ridere.

Non era sgradevole come uomo, era alto con fisico pronunciato, un accenno di barba, occhi azzurri tendenti sul blu e capelli castani, peccato che io fossi già innamorata di uno stronzo e lui quasi sposato.
Anzi, ero felice per lui, ma mi sarei immaginata una vita accanto a lui visto che ci intendevamo al volo.
Ero cambiata molto da quando avevo solo diciassette anni, mi ero sviluppata parecchio, avevo le punte dei capelli tinte di color biondo metallico, i miei occhi erano diventati di un marrone più chiaro.
Mariah che era la mia migliore amica aveva delle forme mozzafiato, occhi marroni con qualche sfumatura di verde e capelli biondo platino, eravamo come i tre moschettieri.
Tutti per uno e uno per tutti quando c’era bisogno.
Lei e Scott sapendo il mio passato non mi avevano mai giudicata.
Andai da Mariah che non era sola bensì in compagnia di un bel ragazzo, occhi azzurri e capelli castani.

«Posso rubartela un minuto?» Dissi sorridendo.

«Certo»

Rise.
Presi Mariah e la trascinai in un luogo più appartato.

«Scusami se non sono più tornata» Dissi.

Si girò di scatto verso di me e sorrise.

«Tranquilla, ho visto gli sguardi tra te e quel uomo nella terrazza, ma anche qui dentro. Penso che hai alcune cose da raccontarmi signorina!»

«È il mio ex» Dissi sospirando.

«Oh» Mi guardò dispiaciuta.

«Cosa voleva?» Continuò.

«Fare pace, siamo adulti, non siamo o meglio non sono più un adolescente quindi abbiamo deciso di rimanere amici e non litigare più» Dissi in un’alzata di spalle.

«Hai fatto la cosa giusta» Disse.

«Io torno a casa, tu resti?» Chiesi sorridendo maliziosamente.

«Ma hai visto che figo?» Risi.

«Sì, domani mi racconti tutto!» Esclamai.

«Io vado, ciao» Dissi.

Mi salutò e tornò da quel ragazzo.
La osservai ridere e lui guardarla sorridendo, sorrisi felice per lei e andai a casa.

Occhi dannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora