Capitolo 4

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Sobbalzai e alzai la testa, vidi Edward di fronte a me e mi si gelò il sangue.

«Non scappo, non ti voglio vedere la cosa è diversa!» Mi misi comoda sentendo un mal di schiena terribile.

«Clarissa spostati!»

«Perché?» Dissi acida

«Perché dietro di te c’è una vipera!»

Mi strattonò fino a ritrovarmi vicino a lui, guardai di fronte a me e vidi un serpente guardarci, pronto ad attaccarci.
Feci un urlo strozzato e mi aggrappai alle spalle di Edward.

«Ferma Clarissa, devo ucciderlo!» Si dimenò e si allontanò da me.

Prese un coltellino dalla tasca posteriore mentre quel essere viscido avanzava verso di noi, con un colpo secco gli tagliò la testa e io mi girai, sicura che avrei vomitato solo guardandolo.

«Clara ma tu sei ferita!»

Mi prese in braccio e si inoltrò nel bosco.
Arrivammo e non trovai più i suoi amici in casa.
Un peso in meno.

«Chiamo un dottore per visitarti!»

In poco tempo arrivò il dottore, che era fin troppo simpatico mi sa.

«Sa la ferita è sulla schiena non nel seno!» Disse Edward facendomi arrossire violentemente.

Il dottore spostò lo sguardo e mi guardò attentamente la schiena

«Che tipo di serpente era?»

«Vipera»

Stavo lì e guardavo come se fossi al cinema.
Non parlavo mentre lo faceva Edward al mio posto.

«Lavate la ferita con dell’acqua ossigenata o acqua soltanto, bendatela con un indumento pulito: sarebbe meglio una garza sterile e assoluto riposo per un po’»

Edward annuì.

«Grazie dottore.» Dissi grata

«Di nulla signorina.»

«Allora arrivederci.» Disse Edward in modo brusco.

Lo guardai male mentre il dottore si dirigeva verso la porta.
Edward lo accompagnò e chiuse la porta sbuffando.

«Ti pareva il caso?» Chiesi

«Ma hai visto come ti fissava? Ti stava scopando con gli occhi» Roteai gli occhi sbuffando.

«Io vado a lavarmi la ferita» Annunciai

«Ti aiuto» Esclamò

«Si certo» Dissi ironica.

Andai in bagno ma Edward mi seguì. Mi voltai di scatto fumante di rabbia.

«Sai ho mani e piedi quindi posso fare da sola!»

«Così ti si infettata ancora di più la ferita? Quindi muoviti e fatti aiutare» Ringhiò.

Mi zittì e velocemente senza che mi guardasse mi levai la maglietta e il reggiseno nero in pizzo.
Mi sedetti supina sul bordo della vasca. Venne con la bottiglietta d’acqua ossigenata e una garza.

«Potrebbe bruciare, resisti» Sussurrò.

Strinsi i denti al contatto del batuffolo di cotone impregnato di acqua ossigenata con la mia ferita.
Guardai i suoi occhi verdi e mi ci persi dentro. Distolse lo sguardo concentrato dalla ferita e lo posò sulle mie labbra e poi sui miei occhi.
Si avvicinò, mi spostai.

«Clarissa ora che c’è?»

«C’è che non mi puoi baciare così, non sono il tuo fottuto giocattolino.»

«Hai ragione, meglio se vado a cercarmi una che me la da e non una complicata!»

«Beh vai!» Esclamai fumante dalla rabbia.

«Ti devo pulire la ferita»

«Faccio da sola, grazie»

«No, te la pulisco io!»

«Senti è il mio corpo, me la pulisco io!»

Se ne andò sbattendo la porta.
Presi il batuffolo con difficoltà e tamponai per un po’.
Mi fasciai la ferita e mi rivestì.
Andai nella mia camera e guardai intorno trovai un post-it attaccato alla scrivania.
Lo presi e lo lessi.

Sono fuori ho deciso di seguire il tuo consiglio~

Strappai il foglio in due, presi la prima cosa che avevo davanti, un vaso coi fiori e lo tirai nel muro immaginando che fossero loro due che scopavano.
Avrei voluto sapere perché facesse tutto questo ma sempre la sua unica risposta era il silenzio.

Occhi dannatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora