Non so se mi spiego

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"Lasicarti entrare è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. E la guerra infuriava tra il mio cuore e la mia testa. Lui mi diceva di lasciarti passare, ma la ragione mi diceva di non farlo, che sarebbe stato pericoloso.
E ancora non so cosa tu abbia visto in me, ero distrutto e a pezzi e chiuso a qualsiasi cosa o persona. Eppure tu hai bussato e aspettato pazientemente che io trovassi la forza di aprirti.
Quindi ti prego, non lasciarmi sulla soglia ad aspettare, non di nuovo.
Ho bisogno di te."
Questo fantastico discorso da Premio Nobel, modestia a parte, era quello che avevo programmato di dire a Frank. Insomma, una cosa drammatica per farlo commuovere e per farlo sentire in colpa per qualcosa che avevo fatto io.
E invece questo è come è uscito realmente.
"Frank, mi dispiace."
Tre parole, quindici lettere, un perdono sicuro.
Voglio dire, pensavo che mi avrebbe perdonato e compagnia bella, dico davvero, ero parecchio convinto quando gliel'ho detto, questa mattina.
Ma non ha funzionato.
Per questo adesso sono sul tetto della scuola con Billie, pronto a progettare un piano migliore per farmi perdonare da Frank.
"Non ci riuscirai."
Sospiro.
"Non sei molto di aiuto, sai?"
Lui si stringe nelle spalle e mi passa una mentina.
"Nascondila bene -dice- Se ti beccano ti arresteranno."
"Billie, è una mentina, non droga."
Lui tira fuori dal suo zaino un paio di occhiali da sole e li inforca come se fosse un agente segreto.
"Continua a crederlo Lara Croft."
"Ma cosa c'entra Lara Croft adesso?!"
Billie si toglie gli occhiali e sbuffa annoiato.
"Ti ho chiesto aiuto perchè Frank mi odia e tu parli di Lara Croft! -gli urlo- Sei incredibile!"
"Va bene, va bene! -dice lui alzando le mani in segno di resa- Scusami."
Io sospiro con frustazione e penso che mi sono messo nei casini per davvero questa volta. E se Frank non dovesse perdonarmi? Sarebbe un vero problema.
Come potrei vivere sapendo quallo che mi perderei lasciando andare Frank in quel modo?
"Dannazione Billie!"
"Che c'è?! Non ho fatto nulla!"
"Non ce l'ho con te -dico sospirando- Ma non so che fare! Chiedere scusa non ha funzionato, sono a corto di idee."
Billie si stringe nelle spalle e sospira sconsolato.
"Vorrei poterti aiutare Lara Croft, ma non so davvero come fare..."
Gli metto una mano sulla spalla e sorrido.
"Fa niente amico."

Ho elaborato un piano.
Un piano a dir poco perfetto, anzi, proprio eccezionale.
Il piano migliore che sia mai stato elaborato in tutta la storia dell'umanitá!
L'unica cosa che dovrò fare sará mostrarmi eccessivamente gentile e comorensibile verso tutti quelli che ne avranno bisogno, a cominciare da Patrick.
Risolverò la sua situazione confusa, con tanto di fantasma, in un batter d'occhio e Frank non potrá far altro che amarmi.
Proprio un piano perfetto non credete?
Ora, tutto quello che dovrò fare sará trovare Patrick e chiedergli cosa gli ha detto sua madre ieri e poi lo aiuterò e compagnia bella.
Così, vado da Brendon e gli chiedo se sa qualcosa di Patrick o vattelapesca, dato che lui sa sempre quello che fa il biondo, come se fosse il suo stalker personale o qualcosa del genere.
"No, mi spiace... stamani non è neanche venuto a scuola." dice, sistemandosi gli occhiali sul naso, come suo solito.
"Bene, allora andremo noi da lui!"
Brendon mi guarda con gli occhi spalancati e la bocca aperta, come se avessi detto la cosa più stupida o sorprendente del mondo.
"Tu sai dove abita?" mi chiede.
"Uhm si, perchè?"
"No... niente." dice scuotendo la testa.
"Allora ci vediamo fuori scuola alla fine delle lezioni."
Brendon annuisce e io me ne vado, fiero del risultato ottenuto. Sto facendo progressi e sono sicuro che, in un paio di giorni, tutto sará sistemato e Frank mi parlerá di nuovo.

Alla fine io e Brendon siamo andati a casa di Patrick e tutto il resto, mi ha raccontato che Patrick non lo ha mai portato a casa sua e lui pensava ddirittura che fosse una specie di barbone-bambino che vive sotto i ponti. E di certo non posso biasimarlo, voglio dire, uno che passa metá della sua vita in un parco è sicuramente un barbone o un aspirante barbone, o Patrick ovviamente.
In ogni caso, siamo andati a casa sua e compagnia bella, abbiamo suonato e bussato per una buona mezz'ora, ma nessuno è venuto ad aprirci. E sono assolutamente sicuro che in casa c'era qualcuno, perchè dalla finestra del bagno, almeno credo sia il bagno, si vedeva la luce accesa.
Trovo piuttosto maleducato il fatto di non averci aperto, voglio dire, volevamo sapere solamente se Patrick era vivo o se aveva ucciso sua madre dopo la discussione sulla sorella, alla quale neanche abbiamo potuto partecipare, come se non bastasse.
Così ce ne siamo andati, amareggiati e con mille domande in testa, del tipo che continuavo a chiedermi quale problema mentale affliggesse la madre di Patrick e, soprattutto, dove diavolo era suo padre in tutto questo.
Brendon mi aveva anche unvitato a casa tua e tutto il resto, per farmi conoscere i suoi "genitori", non so se vi ricordate la sua storia ma di certo non sono qui per raccontarvela nuovamente, ho di meglio da fare. Come stavo dicendo, Brendon voleva che andassi a casa sua a conoscere i suoi "genitori" e a bere un tè, testuali parole. Ma, dato che fino a prova contraria non sono un inglese, ho declinato gentilmente, o quasi, il suo invito e me ne sono andato per la mia strada.
Credo di non aver mai camminato così tanto in vita mia, dico davvero. Sono passato per un miliardo di strade e stradine che mai avevo visto, nella mia mente passavano pensieri veloci, sfuggenti come una saponetta, non so se mi spiego.
Patrick, Frank, fantasmi, cimiteri, gatti, litigi. Un accumulo di cose che, fra di loro, non avevano un vero e proprio nesso relativo.
A forza di camminare mi sono perso e per questo adesso mi trovo qui, nel bel mezzo di una piazza che sono sicuro di non avere proprio mai neanche sentito nominare. E per di più sta anche cominciandoa fare freddo, non mi stupirei se si mettesse anche a nevicare, tanto per accentuare la mia sfortuna in qualsiasi cosa.
Mi sono perso come un deficente, dico davvero, come un deficente che si mette a camminare a caso per delle strade assurde. Un po' come Renzo, non so se avete presente, quello dei Promessi Sposi. Ce li hanno fatti leggere l'anno scorso, la storia in se mi piace un sacco, voglio dire, Manzoni è proprio una figura. Il vecchio Alessandro, sono sicuro che vi piacerebbe, a me sicuramente sarebbe piaciuto un sacco conoscerlo e compagnia bella. Saremmo andati molto d'accordo, sfigato io pessimista lui.
In ogni caso, mi sento proprio come il vecchio Renzo, che si era perso per le strade di Milano, solo che lui non c'era mai stato in quel posto, mentre io ci sono nato in questa cittá.
Ma i dettagli non contano.
Quel che conta è che non so dove andare.
Mi sono perso e non so come tornare a casa, ho perso Frank che è l'unica persona a cui tengo veramente e credo di aver perso anche una parte di me.
Ragazzi, che guaio!
Ma almeno sto cercando, potete giurarci che sto cercando.
E se ho un po' di fortuna, magari riesco a ritrovare tutto quello che ho perso.

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The Reckless And The Brave

È MASCHIO! È MASCHIO!
Questo per dire quanto sia stato un parto. E si, sono normale.
Sono consapevole del fatto che sia scritto male, MA! Avevo promesso che non vi avrei più fatto aspettare dieci millenni per un capitolo.
Quindi, here you are! *mossa compiaciuta alla Dan Howell*
Nel prossimo capitolo scopriremo (scoprirete) cosa è successo a Patrick ( DON'T PANIC!... anzi no fatelo muaha)
E magari Frank perdonerá Gerard...
Magari...
In ogni caso! Grazie a tutti voi carih che leggete questa storia.
Peace and love and tanti biscotti!

Ikigai (Frerard)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora