Capitolo 21

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Mi svegliai la mattina successiva con un male alle gambe allucinante. Le gambe non mi reggevano e ad ogni passo che facevo il dolore aumentava. La notte prima avrò fatto 5 km di strada per arrivare a casa e ci avrò messo circa un'ora e mezza. Peccato che oggi avrei dovuto avere scuola e che la notte precedente ero tornata a casa verso le due di notte. Per non parlare del fatto che sarei dovuta andare a scuola a piedi. Solo io potevo avere il mal di gambe dopo aver fatto un'ora e mezza di camminata anche se correvo come un stupida quasi tutti i giorni.

Sospirai e, prima di uscire di casa, presi le chiavi e salutai mia madre. L'idea di avere un piccolo fratellino mi esaltava e non vedevo l'ora che nascesse. Peccato solo che anche lui, come me e Tyler, non avrebbe avuto un padre. Non ho mai detto a mia madre come Josh fosse morto, anche perché non me l'aveva mai chiesto.

Quanto avrei votuto in momenti come questi avere una moto o una macchina. Mi avrebbe semplificato la vita. Ora vi starete chiedendo perché non prendo l'autobus. Diciamo che era del tutto inutile prendere l'autobus perché la fermata più vicina e che mi portava a scuola era a neanche 5 minuti dalla scuola. Passai davanti alla casa dei ragazzi, che sicuramente erano già a scuola, e mi diressi dolorante verso scuola. Quanto ero drammatica, solo per il dolore alle gambe mi stavo facendo tutti questi problemi.

Arrivai dopo una ventina di minuti davanti a scuola e no, non successe come nei film o nelle storie in cui il ragazzo che ti piace ti passa accanto con la macchina o moto e ti chiede se vuoi un passaggio. Ammetto che avrebbe fatto molto piacere, ma no, per mia sfortuna non successe. Mi diressi, quasi correndo, verso la mia classe e, dopo esseremi seduta, appoggiai la testa sopra il banco. Dopo molto poco Alexis si venne a sedere accanto a me.

"Hei dormigliona." mi disse molto felicemente sorridendo.

Come faceva a sorridere e spruzzare gioia anche di mattina?

Tutto quel che ricevette come risposta era un 'Lasciami dormire' e una mia occhiataccia. Ci conoscevamo da poco, ma credo che lei avesse capito che ero una persona che di mattina non era molto... attiva. Il resto del giorno parlavo molto, ma di mattina non c'era proprio verso che qualcuno mi facesse parlare.

Le prime due ore le passai dormendo, nella terza invece mi appoggiai solo al banco e 'cercai' di seguire la lezione. Neanche dopo 25 minuti dall'inizio della lezione, vennero a bussare alla porta. Una bidella entrò e disse "È qui Johnson?"

Appena sentii il mio cognome uscire dalla sua bocca scattai e tutti si voltarono verso di me. "La signorina Evelina, Ivelina non mi ricordo come si chiama." Continuò.

"Eveline." La corressi. Era così difficle dire il mio nome?

"Comunque sono io."

"La vuole la preside." Ed uscì dalla porta.

Cosa voleva la preside da me? Non ricordavo di aver combinato qualcosa. Mi alzai sotto lo sguardo incurante di tutti, mentre Alexis mi guardava come per chiedermi che cosa avessi combinato. Io feci solo le spallucce e uscii dalla classe. Mo diressi verso la presidenza ancora  zoppicando leggermente. Il dolore alle gambe era diminuito, ma si sentiva ancora.

Entrai in presidenza e per la seconda volta trovai anche Cameron seduto. Lei mi guardò male e quando stava per dire qualcosa la interruppi.

Alzai gli occhi e dissi "Lo so, la prossima volta devo bussare prima di entrare. Non c'è bisogno che tu me lo ripeta ogni volta."

Lei fece una faccia sorpresa.

"Vedo che mi conosci bene." Sorrise. Sembrava di buon umore "E ora siediti."

Mi andai a sedere sulla sedia accanto a quella di Cameron, che non si degnò neanche di salutarmi. 'Bene, tu non mi saluti, allora sappi che non ti saluterò nemanco io.' Pensai.

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