Faceva freddo ed era anche buio, come l'ultima volta ci eravamo appostati nei vicoli malfamati dell'East End. Ero solo. Sebastian si era messo all'opera per pattugliare il quartiere intero e dirmi se vedeva dei movimenti sospetti. Girai la testa e vi un gruppo di donne mal vestite e truccate in modo appariscente. Decisi di spostarmi da quel punto, se si fosse avvicinato qualcuno avrei dato troppo nell'occhio. Mi spostai più avanti e sentii un affanno e dei passi veloci,davanti a me una figura snella e con un gran pancione corse come un fulmine. Mi appiattì al muro e un'altra figura sfrecciò come una scheggia, portava un coltello da macellaio con sé macchiato di sangue.
Lo avevo individuato. Corsi verso di lui con tutta la forza che avevo in corpo, stavo sforzando le gambe più del solito, mi era molto difficile correre per molto tempo, non ero abituato, ma la voglia di salvare quella povera ragazza innocente era più forte della stanchezza.
La vidi, la ragazza era bloccata in un angolo, al muro, senza vie d'uscita e l'uomo era difronte a lei. Io, ero esattamente dietro di lui, avrei dovuto fare piano e silenziosamente; non doveva accorgersi di me. Se fosse successo mi avrebbe tagliato la testa anche solo voltandosi.
I movimenti furono veloci, l'uomo alzò la mannaia e la puntò contro la ragazza. Io mi fiondai di fronte a lei e con un colpo di pistola colpì il piede dell'uomo che cacciò un grido atroce e cadde per terra come un sacco di patate, la mannaia era troppo vicina e mi prese di striscio una guancia, provocandomi una ferita non molto profonda ma dolorante. Da un tetto, in teatrale ritardo il mio maggiordomo che si accucciò accanto a me e mi posò un fazzoletto sulla ferita.
La donna dietro di noi scoppiò a piangere e si accasciò sulla gelida strada. Aveva visto la morte in faccia e era riuscita a sopravvivere, ogni persona avrebbe reagito così.
Passarono pochi minuti e la polizia arrivò sul posto del quasi omicidio.
Abberline stava correndo verso di noi, Sebastian dava le spalle all'uomo e stava cercando di tranquillizzare la donna e pensare a me. Il rumore della mannaia che sbatteva sul pavimento alzandosi, riecheggiò nella strada e l'uomo aveva ancora il controllo della situazione, era zoppicante ma in piedi. Sebastian si alzò, l'uomo aveva la schiena si Sebastian davanti agli occhi, Abberline gridò il mio nome e nello stesso istante in cui Sebastian si girava verso Abberline l'uomo lo pugnalò ad un fianco. Il mio maggiordomo era stato ferito. Anche Sebastian insieme a me gridò forte, per la sorpresa di quel gesto. Tutto quello che vidi dopo fu il mio maggiordomo in un lago di sangue con la testa del serial killer in una mano e nell'altra il suo corpo. Abberline rimase pietrificato.
Non ricordo come ma ci ritrovammo in ospedale, tutti quanti, insieme anche a Lizzy che era venuta a trovarmi. Sebastian era scappato dopo quell'atto di brutalità, non avevo visto dove fosse andato, era scomparso nel nulla. Abberline era con un medico e stava parlando nervosamente, non ci poteva credere che un uomo fosse capace di staccare teste ad altri uomini. Nessuno fortunatamente voleva credere alla sua storia, dicevano che era stato il trauma di aver ritrovato solo il corpo dell'assassino. Altri invece non riuscirono a spiegarsi l'accaduto. Perché si fosse trovato solo il corpo e dove fosse finita la testa.
Un'infermiera sia avvicinò a me e disse:-Lei è il signorino Ciel?-
Lizzy si scostò e fece avvicinare l'infermiera a me. Io annuì ingenuamente.
-C'è una donna in sala parto che chiede di lei. Può seguirmi per favore?- mi chiese porgendomi la mano. Io l'afferrai e mi scesi dalla sedia.
Arrivato in sala parto vidi la donna che avevo salvato con un bimbo in mano e un uomo accanto a lei. Entrai con molto imbarazzo nella stanza; restai sulla soia e l'infermiera mi spinse e andò via chiudendo la porta.
-Ciel!- disse la donna con entusiasmo e con un sorriso dolce. Io ricambiai il sorriso e mi avvicinai.
-Lui è Scott! Mio Marito..-
-Piacere Conte Phantomhive!- mi presentai porgendo la mano all'uomo. Entrambi restarono immobilizzati da quella mia affermazione. La mia copertura era appena saltata.
-Scusate.-
-Ciel,non sei un cittadino dell' East End?- mi chiese l'uomo
Scossi la testa.
-Io sono il conte Phantomhive, ero in incognito per arrestare l'assassino. Voi non dovevate sapere nulla, ho mandato tutto all'aria.- confessai imbarazzato.
-Se nessuno doveva sapere niente neanche noi sapremo nulla, piccolo Ciel.- esclamò il marito della donna scompigliandomi i capelli.
Dopo qualche minuto Lizzy mi vide tornare, gli spiegai che poteva tornare a casa insieme a Bland e Finny. E aggiunsi che ero molto stanco e che avevo bisogno solo di una dormita.
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Il MIO maggiordomo nero corvino
FanfictionCiel, ultimo membro del casato Phantomhive, ormai è cresciuto, è diventato un adolescente di sedici anni, ma non demordere, sa che è molto vicino a scoprire la verità sui suoi genitori, e insieme all'aiuto di Sebastian, che è sempre al suo fianco ci...