Ero finalmente nella mia villa, al caldo nel mio letto, ma purtroppo non riuscivo a dormire, il pensiero che il mio maggiordomo non era con me mi spaventava, non avevo più nessuno che mi protegesse, mi sentivo indifeso e vulnerabile. E poi quella scena cruenta e brutale, in un certo modo mi aveva spaventato, ma adesso mi eccitava anche solo a pensarci. Avevo capito di che cosa era capace un demone arrabbiato, avevo capito di cosa era capace di fare il mio demone per difendersi e difendermi.
Mi rigirai nel letto, era troppo grande per me, l'avevo sempre ammesso, e ora sapevo esattamente con chi avrei voluto condividerlo; chi, più di ogni altra cosa al mondo, avrei voluto accanto a me.
-Bocchan...- una voce melodiosa spezzò il silenzio della mia stanza, mi girai e di fronte alla finestra c'era lui. Era tornato da me ed era più impeccabile che mai. Non aveva niente a che fare con l'essere che poche ore fa aveva decapitato un uomo davanti ai miei occhi.
-Sebastian...- sussurrai felice, con un sorriso talmente sincero e spontaneo che neanche io credevo possibile. Fece felice anche il mio maggiordomo. Ma quel sorriso sincero scoppiò in un attimo in un pianto sofferto e disperato. Non avevo mai aperto così tanto le porte della mia anima debole e profonda, figuriamoci se volevo farlo davanti a Sebastian, che la bramava da molto tempo.
-Signorino che le prende?- mi domandò avvicinandosi al mio letto e tenendomi forte al suo petto. Sentii i suoi muscoli contrarsi ad ogni suo movimento, finalmente era di nuovo al mio fianco.
-Stanotte...potremmo stare tranquilli?- domandai tra i singhiozzi.
-Stanotte nulla ci disturberà. Sarò... suo.- mi accarezzò i capelli dolcemente e mi tenne ancora di più stretto a sé.
Si tolse la giacca appoggiandola su una sedia nella stanza, lo vidi spogliarsi di fronte a me, lentamente si tolse la cravatta sciogliendo il nodo con estrema calma, poi fu il momento dei guanti, ed infine si sbottonò la camicia. Rimase di fronte a me con solo i pantaloni addosso, il modo lento e sensuale con il quale si era spogliato mi aveva fatto venire ancora più voglia di lui, di vederlo su di me, scommetto che si spogliava così tutte le sere. Sebastian si intrufolò nel letto assieme a me. Si mise a pancia in su e io mi misi più che potevo sul suo petto muscoloso e caldo, rannicchiandomi come un piccolo gattino in cerca di coccole.
La mano di Sebastian scivolò sulla gamba e lentamente seguii le mie forme, come una danza sensuale, la mano si muoveva sul mio corpo, provocandomi piccolo brividi di eccitazione. Mi accarezzò ripetutamente la coscia alzandomi la camicia che indossavo come pigiama. Con l'altra mano invece mi accarezzava la nuca, disegnando con le dita dei cerchi delicati e invisibili che mi fecero provare altri brividi più intensi.
-Sebastian, non credo che ciò che succederà sia una cosa... che dovrebbe succedere...- provai a spiegare tra gli ansimi e gli affanni.
-No, non dovrebbe succedere, è proprio per questo che dovrebbe fare silenzio, e godere... sottovoce...- mi sussurrò all'orecchio.
I brividi si fecero più intensi quando lui pronunciò quelle ultime parole.
Sebastian mi afferrò un polso e con forza mi sbattè dall'altra parte del letto. Si mise su di me e mi sbottonò la camicia non smettendo di guardarmi negli occhi. Io con imbarazzo mi fissai a guardare la sua mano, per sfuggire al suo sguardo intenso.
Mi aprii la camicia, mi bloccò con più forza i polsi e mi baciò. Questo bacio fu diverso dagli altri, non era intenso, né dolce. Quel bacio fu provocante e passionale, esprimeva cosa in quel momento stava provando per me. Con quel bacio forte e liberatorio mi disse per quanto tempo si fosse trattenuto aspettando questo momento, attendeva la sua vittoria su di me, il suo dominio. Lo sentii premere sulle mie labbra, mentre la sua lingua prima, mi bagnava le labbra, e poi si toccava con la mia in modo estremamente erotico.
La sua mano arrivò a toccare la mia intimità delicatamente, mentre le sue labbra si spostavano sul mio petto allontanandosi dalle mie e facendo fuoriuscire tutti i gemiti trattenuti durante il suo bacio. Si alzò da me guardandomi come non mai, guardai i suoi occhi erano rossi e dentro celavano un lato di lui ancora sconosciuto, ma che speravo presto di poter ammirare e avere, nello stesso modo in cui lui voleva possedere me. Mi mise un dito sulle labbra e avvicinandosi a me, dicendo sottovoce: -Se non la smette ci scopriranno, faccia silenzio...-
Annuì guardandolo solamente, eseguendo il suo ordine e cercando di fare meno rumore possibile.
La cosa che mi eccitava ancora di più era la contrapposizione che si creò tra le sue parole e i suoi gesti. Verbalmente mi dava ancora del "lei" senza impormi ordini, portandomi rispetto; mentre coi gesti ero solo uno schiavo, il suo, e mi trattava con violenza facendomi anche male, tirando morsi o graffiando.
La sua bocca di concentrò sul mio collo, torturandolo con morsi. Le sue mani erano impegnate a sbottonarsi i pantaloni senza toglierli. Si appoggiò a me con il suo bacino facendo in modo che io potessi sentire la sua erezione crescere ogni volta che mi sfiorava. Non esitai un minuto, e allungai la mia mano verso il suo petto e poi scendendo piano.
Mentre lui toccava il mio esile corpo, mi fece continuare il mio percorso alzandosi lievemente per far passare la mia mano che toccò la sua virilità. Scostai i pantaloni che imprigionavano il suo membro, quel momento fu incredibile, con violenza mi tolse la mano e la portò di nuovo in alto e avvicinò la sua erezione a me facendola penetrare con delicatezza. Ogni movimento del bacino era una mix di eccitamento e dolore per me, e ad ogni mio ansimo più profondo spingeva sempre di più, entrando sempre un po' di più dentro me.
Non riuscivo più a capire nulla, il dolore era forte, insieme al piacere che provavo, ma la cosa più intensa che sentivo era la paura di essere scoperti, l'adrenalina aveva preso possesso dei nostri corpi impedendoci di fermarci anche dopo essere arrivati al limite. Entrambi avevamo solo la figura dell'altro nella mente, ci chiamavamo a vicenda e ci stringevamo sempre di più, più forte. Continuammo tutta la notte, non fermandoci. Entrambi ci eravamo trattenuti fin troppo e desideravamo questo momento da un sacco, tanto da dimenticarci che dopo la luna sorge il sole che aveva già illuminato l'intera stanza. Ora entrambi avevamo la possibilità di guardare l'altro sotto un'altra luce, con un altro sguardo, con un altro desiderio in testa. Aspettare di nuovo la luna e poter continuare quella notte che continuava dentro la nostra testa. Dovevamo riprendere le maschere che fino all'altra sera avevamo lasciato. Ma era il momento di ritornare a fare il padrone e il suo maggiordomo.
Il suo maggiordomo nero corvino.
ANGOLO AUTRICE:
Salve, è da un po' che non ci si sente XD Sono sparita e mi scuso tanto. Ma ultimamente ho riavuto internet a casa, quindi ora sarà più presente (Se dovessi sparire di nuovo vi autorizzo a venirmi a prendere XD)
Comunque parlando della storia spero che questo capitolo si stato lungo e intenso e credo che siate rimasti soddisfatti, ma credo che ora vi deluderò... La storia si chiude qui! Un giorno magari potrei di nuovo riprenderla, ma credo che per ora basta così. Sono soddisfatta del punto che ha raggiunto la storia ma per ora non ho più idee e vorrei concentrarmi su altre storie. Sono contenta di tutti voi, dei commenti e dei voti che mi avete lasciato.
Quindi vi ringrazio ancora e mi auguro che mi continuerete a seguire anche dopo questa storia. Vi adoro tutti e ancora una volta vi ringrazio. Lasciatemi un commento se volete farmi sapere che cosa ne pensate della storia nel complesso.
Arigato ^-^
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Il MIO maggiordomo nero corvino
FanfictionCiel, ultimo membro del casato Phantomhive, ormai è cresciuto, è diventato un adolescente di sedici anni, ma non demordere, sa che è molto vicino a scoprire la verità sui suoi genitori, e insieme all'aiuto di Sebastian, che è sempre al suo fianco ci...