Era praticamente l'alba quando Sebastian bussò alla mia porta e mi svegliò.
-La colazione di oggi, bocchan...- si fermò un attimo, ammirandomi mentre portavo le mani in alto per stiracchiarmi.
-Quant'è piccolo...- sentii mormorare a Sebastian.
Mi stropicciai gli occhi e con voce rauca gli chiesi cosa avesse detto, lui scosse la testa e continuò a elencarmi la colazione del giorno.
-Come tè abbiamo un English breakfast, molto ideale per chi si sveglia presto ed ha bisogno di una gran quantità di energie, con un po' di latte ad accompagnarlo e per dolce una torta ai mirtilli semplice, dal sapore dolce e deciso... Quasi quanto lei, signorino!- ammise alla fine poggiando il tavolino sopra le mie gambe e toccandomi il naso leggermente.
Addentai la torta mentre Sebastian sceglieva dei vestiti per il viaggio in mare.
La nave salpava in tarda mattinata, ma per arrivare al porto di Londra ci sarebbe voluto del tempo. Le valige le aveva già sistemate Sebastian, che ovviamente partiva con me. Non mi sarei mai fatto scappare la possibilità di stare con Sebastian al mio fianco per tutti quei giorni.
Eravamo ormai pronti per affrontare questo viaggio. Brand, Mey-rin e Finny guidavano i cavalli, mentre io e Sebastian eravamo in carrozza. Ero ancora parecchio assonnato e quando mi appoggiai al finestrino per vedere, attraverso la tenda scura, la luce del sole sorgere, che mi accecò un attimo facendomi chiudere gli occhi e scostare dal finestrino.
Sebastian mi si avvicinò. -Tutto bene?- disse poggiando le sue mani sulle mie, che con insistenza strofinai sugli occhi per far sparire quella sensazione di bruciore, annuì indeciso. Sebastian con calma mi tolse le mani dagli occhi. Gli riaprì piano, e finalmente quella sensazione era un lontano ricordo; la figura di Sebastian era nitida di fronte a me, mi sorrideva compiaciuto dal fatto che ora stavo finalmente bene.
-Quante storie però, per un po' di sole!- disse portandosi la mano alla bocca per nascondere le sue labbra ormai tramutate in un sorriso, o meglio risata, di scherno nei miei confronti.
Dopo quasi tre lunghissime ore di carrozza e soprattutto di addii, eravamo finalmente sulla nave, pronti a salpare. La nave portava un nome italiano. La Antonia Graza, un lussuoso transatlantico che avrebbe affrontato un viaggio di due settimane, superando la manica, oltrepassando l'Oceano Atlantico fino ad arrivare all'oceano indiano quando finalmente saremo giunti a destinazione, a Quilon.
Un viaggio lungo e faticoso anche per me, perché avevo solo due settimane per alleviare le preoccupazioni della regina e far conciliare i momenti con Elisabeth, e ovviamente per stare un po' da soli io e Sebastian.
Mentre la nave salpava decisi di andare a curiosare in giro, iniziare a capire chi erano i soliti viaggiatori, conoscere i ricchi, ciò che facevano per divertirsi, esplorare il posto e andare anche a vedere la nostra cabina.
-L'atmosfera che si sente è già molto pesante..- sussurrai, mentre sul ponte io e Sebastian facevano un giro di perlustrazione. Il ponte era molto affollato e c'era tanto vociare, tutte persone in festa che scrutavano all'orizzonte la loro destinazione, troppo lontana da vedere con il loro occhi, ma sia per noi che per loro quello sarebbe stato un viaggio indimenticabile.
-Riesce a sentirla anche lei, signorino.- rispose Sebastian. Non feci in tempo a rispondere che una donna con scarpe altissime ci blocco la strada.
-Il signorino Phantomhive e il suo fedele segugio!- rise poi si protese verso Sebastian e fece finta di aggiustargli la cravatta, quasi a mo' di scherno.
-Uma!! Che razza di modi sono!?- la chiamò un signore che si fece largo tra la gente venendo verso di noi. Lei si aggiustò immediatamente, prendendo una posizione più composta ed elegante, anche se di elegante non aveva quasi nulla, visto i suoi modi di porsi e i suoi vestiti succinti e provocanti. La fulminai con uno sguardo e poi mi girai verso il mio maggiordomo, che rimase composto, quasi come se nulla lo potesse scalfire.
-Padron Phantomhive, scusi la sfacciataggine della mia cameriera, a volte non sa quale è il suo posto.- mi disse l'uomo, io annuì come per dire che le sue scuse erano accettate.
-Uma perché non raggiungi mia moglie e la aiuti con i bambini?- disse infine l'uomo rivolgendo l'attenzione sulla donna che fece l'occhiolino a Sebastian e poi andò via.
-Mi scuso ancora, stiamo ancora mettendo delle regole e... Lo sapevo era sbagliato portarla con noi, ma mia moglie aveva bisogno di stare tranquilla così Uma l'avrebbe aiutata con i bambini e...- disse velocemente, ma io lo interruppi:-Non c'è bisogno di tutte queste giustificazioni, comprendo perfettamente la situazione, e accetto le sue scuse, signor...- misi la mano davanti a me, pronto per le presentazioni.
-Signor Angelo Brancia, marchese di Mirabella, in Italia, signor Conte.-
-È un piacere fare la sua conoscenza Marchese, io sono il conte Ciel Phantomhive.-
-Sará un onore fare assieme a lei in questo viaggio.- mi disse infine prima di salutarci entrambi.
-La conosci già?- domandai a Sebastian una volta giunti in cabina, anche se ero molto sicuro della risposta a quella domanda.
-È un demone anche lei, ma non ha nessun contratto con quell'uomo, né si sarebbe mai abbassata al livello della cameriera senza uno scopo ben preciso.- rispose quasi sovrappensiero Sebastian.
-Anche lei è come te?!- risposi incredulo, poi mi ricomposi e continuai:-Se su questa nave succede qualcosa di strano sono già sicuro contro chi puntare il dito. Non credo che voi demoni fareste qualcosa di umiliante per non ottenere nulla in cambio, non fate la carità per nessuno!-
Sebastian si fiondò su di me e si slacciò la cravatta: -Non facciamo mai carità, vogliamo sempre qualcosa in cambio!?- si fermò un attimo e poi aggiunse: -Già, ha proprio ragione, e ora voglio la mia ricompensa.- disse leccandosi il labbro superiore sempre guardandomi negli occhi.
Mi sfilai la benda, poi scostai i capelli e lo ammirai.
-Preferisci continuare a possedermi crudelmente e violentemente, continuare a sporcare la mia candida anima, piuttosto che avere un'anima completamente pura e innocente!?- chiesi incuriosito, facendo forse scattare qualcosa nella mente del mio maggiordomo, che ormai eccitato mi prese la mano e me la mise sulla cerniera dei suoi pantaloni, mi aiutò a sbottonarla e poi mi fece entrare nelle sue intimità, facendomi toccare fino il fondo la sua virilità ormai turgida, aggiungendo infine: -Giudica tu, Ciel!-
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Il MIO maggiordomo nero corvino
FanfictionCiel, ultimo membro del casato Phantomhive, ormai è cresciuto, è diventato un adolescente di sedici anni, ma non demordere, sa che è molto vicino a scoprire la verità sui suoi genitori, e insieme all'aiuto di Sebastian, che è sempre al suo fianco ci...