In partenza!

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"Caro bimbo nostro,

Come ben sai abbiamo molto a cuore la nostra terra e ogni nostro cittadino, ma ultimamente avvenimenti strani stanno turbando la tranquilla vita dell'Inghilterra, soprattutto sulle nostre navi che conducono al nostro impero indiano. Ti abbiamo già procurato i biglietti per la prossima partenza nella speranza che tu possa trovare la soluzione di questo mistero."

Chiusi la lettera della regina Victoria e continuai a frugare nella busta, c'erano due biglietti per l'India e vari articoli di persone scomparse o di strani eventi accaduti su quel tratto di strada. Era arrivata l'ora di entrare in scena, e servire la regina Victoria come solo un vero Phantomhive sapeva fare. -Sebastian..- chiamai. Il mio maggiordomo non si fece attendere, presentandosi con una fetta di torta foresta nera con glassa di mirtillo su di essa, e dei frutti di bosco come ornamento.

Sebastian mi guardò, lentamente un sorriso comparve sul suo volto, un sorriso dolce e apprensivo. Alzai la testa dalla scrivania e lo vidi sorridermi, quasi mi faceva venire voglia di ricambiare quel sorriso, ma decisi di fare il duro come al mio solito e continuai a leggere gli articoli. Sebastian appoggiò la mia merenda sulla scrivania, poi si avvicinò al mio fianco e io gli porsi i documenti che mi aveva dato la regina assieme alla lettera. Sentii le sue dita sfiorare le mie e afferrare il polso, mi tirò a sè, avvicinando le sue labbra alle mie. Mi diede un bacio dolce al gusto di lampone. Sentii la sua lingua sfiorarmi il labbro inferiore prima che quel bacio finisse, aprii gli occhi e vidi la sua lingua passare sul labbro superiore come se volesse sentire ancora quel sapore di lampone. La calda presa della sua mano sul mio polso mi fece iniziare a volere qualcosa di più da lui. Mi inginocchiai sulla sedia e mi allungai di nuovo alle labbra di Sebastian, vidi che anche lui era desideroso di un mio altro bacio, e sempre più nel nostro mondo non ci accorgemmo che qualcuno a gran velocità si stava dirigendo proprio nel mio ufficio.

Prima che le nostre labbra si toccarono, la mia fidanzata spalancò la porta. Ci prese il panico e in un secondo io spinsi Sebastian provando a sedermi correttamente, tutto inutile, visto che il mio maggiordomo non si mosse di un millimetro e io presi una storta per aver messo male il piede e per colpa di quel movimento brusco.

-E... Elisabeth...- la mia voce si fece acuta, ma cercai di trattenere il dolore.

-Dovremmo iniziare a chiudere a chiave quella porta...- sussurrai a Sebastian.

-CIEL!!- urlarono insieme il mio nome, con la stessa preoccupazione nella voce. Lizzy corse da me e Sebastian mi fece sedere sulla scrivania, sfilandomi la scarpa e la calza del piede che tenevo con dolore.

La caviglia si era arrossata e gonfiata in un attimo. Finnian arrivò con del ghiaccio che Sebastian mi premette dolcemente sulla caviglia. Spero che presto tutto il trambusto successo Lizzy non si ricordi nulla di ciò che aveva visto.

Abbassai lo sguardo e vidi Sebastian realmente preoccupato e trattarmi con amore; mi piaceva vedere con quanta preoccupazione cercava di alleviare il dolore.

-Ciel, tutto bene ora?- mi domandò Lizzy guardandomi con occhi quasi lucidi, come se stesse per piangere.

Annuì semplice, ricordando il grido che Sebastian aveva lanciato, urlando il mio nome.

-Come mai questa visita inaspettata?- chiesi a Lizzy finita la merenda.

-Dovevo assolutamente dirti una cosa, molto importante, e volevo farlo prima di mia madre... Verrai con noi in India!!-

Rimasi scioccato. Con Lizzy con noi sulla nave non avremmo potuto condurre le ricerche in pace, e soprattutto non sarei potuto stare con Sebastian.

Guardai il mio maggiordomo che ci stava versando il tè nelle tazze, accompagnandolo con una fettina di torta alla foresta nera.

-Che fantastica... Notizia!?- dissi quasi nel dubbio cercando conferma tra i presenti, Lizzy mi guardò dubbiosa mentre sorseggiava il suo tè.

-Ma....- continuai a balbettare -...la regina Vittoria ci aveva già invitato a salire per indagare su avvenimenti strani, se... Insomma, credo che questo viaggio non sarà tranquillo per nessuno di noi due...-

-Oh...- fu l'unica cosa che pronunciò Lizzy, l'avevo lasciata senza parole. -Quindi, lo stesso non avremmo la possibilità di stare da soli?- mi chiese guardando sia me che Sebastian; anche io guardai il mio maggiordomo che aveva uno sguardo diverso dal solito, attesi solo qualche secondo e poi finalmente ricambiò il mio sguardo.

-Giá...- fu l'unica cosa che dissi, quasi dispiaciuto.

Nel tardo pomeriggio, quando ormai il sole era tramontato all'orizzonte, la zia era venuta per prendere Lizzy, che non aveva il solito fare allegro e alla domanda della zia "Che è successo?"; le raccontai tutto, della missione e del perché Lizzy era così turbata adesso. Le sue ultime parole prima di partire e portare via Lizzy furono soltanto: -Ora ci vorrà un po' per farla riprendere.- E cosí sparirono entrambe all'orizzonte.

Mi continuavo a turbare per ciò che avevo fatto a Lizzy, ma in realtà io stavo solo facendo ciò che la Regina mi aveva ordinato.

-Si sta ancora dando il tormento?- mi chiese Sebastian facendomi rientrare in casa. -Se vuole ci penso io a farle pensare ad altro, signorino...-

C'era un che di perverso in quella sua frase. Lo provocai ancora di più.

-In che modo?- chiesi.

Sebastian non ci pensò due volte, mi prese in braccio, e prima che io me ne accorgessi mi ritrovai sul mio enorme letto, sotto i baci seduttori di Sebastian.

Mi baciò lentamente, mentre mi spogliava.

-Ti sei preoccupato tanto oggi, vero?!- dissi ansimando.

-Abbastanza..- si fermò un attimo e mi guardò, io abbassai lo sguardo e lo osservai, i suoi occhi erano strani, stava morendo dalla voglia di possedermi e avermi per sé, sembrava come se stesse aspettando qualcosa, ma non riuscì a capire cosa. Poi le mie labbra si mossero da sole e dissi soavemente: -Mi è piaciuto un sacco sentirti gridare il mio nome... Sebastian...-

-Oh, Ciel...- era proprio quello che stava aspettando.

Così, appena sentite quelle parole tornò più scatenando di prima, non era dolce, ma violento, quasi... Demoniaco. Si tolse la cravatta, poi prese le mie mani le portò sulla mia testa, le incrociò e le legò con la cravatta. Poi mi divaricò le gambe e mi bloccò, mentre lui si spogliava.

Non so se quello che seguì dopo si può definire essere in paradiso, ma sapevo che quello era il mio paradiso, bello, eterno e fantastico; ma allo stesso tempo era il mio inferno, dannato, violento e piacevole. Il mio peccato mortale. Sebastian era il mio peccato mortale, e ogni volta che entrava dentro di me portandomi al limite e al piacere assoluto, sapevo che macchiava la mia anima candida e pura, con il suo piacere perverso.

Il MIO maggiordomo nero corvinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora