Maddie: "Un brutto ricordo"

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Fine del primo mese all'inferno. Ho fatto nuove scoperte:

· L'acqua calda ed il riscaldamento non esistono.

· Mors tua, vita mea. No amicizie, no legami.

· Il tuo bagaglio viene rubato dai più grandi.

· Cibo monotono e spesso avariato.

· Palestra fatiscente e giardino abbandonato considerati come luogo di svago.

· Da evitare: suore e infermieri, tutti.

Nonostante la consapevolezza di tutto questo, oggi è per me un giorno felice, perché c'è in programma la visita dei Carter.

È pieno inverno, ma fuori c'è il sole e, dopo il pranzo inesistente (dove comunque bisogna stare a tavola), mi riscaldo un po' in giardino. Le suore mi hanno dato alcuni vestiti di due o tre taglie più grandi, dato che i miei sono spariti. Tengo gli occhi chiusi e lascio che i raggi del sole mi riscaldino la pelle, quando, improvvisamente, ho una sensazione strana e apro gli occhi. Improvvisamente, lo vedo: il maglione di Maddox addosso ad un altro ragazzo. Corro subito da lui, con il cuore a mille.

«Questo maglione non è tuo» lo informo. Il ragazzo, molto alto, con i capelli rossi ed il viso sporco, mi squadra poi si gira dall'altra parte e torna a farsi i fattacci suoi.

«Dammi quel maglione, è mio. Non te lo ripeto un'altra volta» lo avviso, di nuovo. Il colosso di ragazzo si gira di scatto e mi afferra per il collo.

«Non ho tempo per te, sgualdrinella. Vai a correre dalla mamma.»

Appena lascia la presa, gli tiro un destro in mezzo alle costole, così forte che quasi sento staccarsi le dita dalle mani. Subito dopo gli sferro un calcio nelle parti basse, proprio come Maddox mi ha insegnato, per difendermi. Sarebbe fiero di me, se solo potesse vedermi.

I ragazzi e le ragazze iniziano ad accorrere da tutto il giardino. Scene del genere non sono rare qui, dato che gli inservienti non fermano mai le risse, che però solitamente avvengono tra soli ragazzi.

Il rosso, per il dolore, cade a terra in ginocchio e si toglie subito il maglione, porgendomelo.

«Grazie» dico io, soddisfatta. Stringo il maglione forte, ma dopo pochi secondi di fronte a me ho altri due ragazzi alle calcagna. Uno mi afferra e mi tiene ferma, l'altro mi strappa il maglione dalle mani e inizia a prendermi a calci sui polpacci. Con la testa cerco di isolare il dolore, di tenere i muscoli tesi e duri, ma con la forza bruta dei ragazzi reggo poco il confronto; inoltre, più cerco di reagire, più mi colpisce. Quando cado a terra, sfinita, lo vedo che sta per tirarmi anche un ceffone, ma qualcosa blocca il suo movimento sopra di me. È Maddox, che gli sta tenendo il braccio.

«Prova a toccarla ancora una volta e sei morto» lo intima. Il ragazzo molla la presa e tutti si dileguano. Arrivano anche James e Natalie. Maddox mi aiuta ad alzarmi e mi porge una bottiglietta d'acqua e qualche fazzoletto umido per pulire le ferite, ma io ho solo in mente una cosa: raccogliere subito il suo maglione da terra, prima che qualcun altro lo prenda.

Natalie mi prende il viso tra le mani e mi guarda come se fossi un fantasma.

«Maddie, mio Dio, stai bene? Sei deperita e... Oddio... sei ferita? Fatti dare un'occhiata» mi chiede la mia seconda mamma. E chi meglio di una dottoressa dell'ospedale di New York può curarti, le ferite ed il cuore. Il suo tocco dolce mi fa già stare meglio.

«Sì, sto bene. Mi siete mancati tanto.» Anche James, con gli occhi lucidi, mi abbraccia forte, ma a stento parla. Le mani, ancora visibilmente bruciate, non riescono a staccarsi da me, da quella figlia adottiva che ha sempre amato e che ora non riesce a salvare.

«Sei dimagrita. Ti danno da mangiare?» chiede, scrupolosa, Natalie.

«Sì e no, mi danno solo pollo e carne putrida e io non mangio queste cose. Mamma non avrebbe voluto.»

«Sei piena di lividi» nota Maddox, finendo di pulire le ferite sulle ginocchia.

«Sto bene. So difendermi.»

«Difenderti? Qui devono PROTEGGERTI! Quei ragazzi ti stavano picchiando e nessuno è intervenuto» urla Natalie, ora è fuori di sé.

«Mamma, dobbiamo portarla a casa, è ridotta male. E se la prenderanno di nuovo con lei, lo sai» dice Maddox, stringendomi forte e scaldandomi il cuore, arido da un mese.

«State qui. Arrivo. Vado a fare una chiacchierata col direttore» interviene James.

Natalie cerca di calmarsi e tira fuori dalla borsa un asciugamano enorme, dove ci sediamo e nel centro mette la borsa da pic-nic: seitan, tofu, pane integrale e tante verdure colorate. Quei cibi che prima erano quotidianità, ora sono prelibatezze. Mangio tutto, bevo molto, ma rifiuto i vestiti per il cambio. Del resto, non li userei io e andrebbero nelle mani sbagliate. Lascio anche il maglione a Maddox, ma lui non lo vuole.

«Maddie, è tuo. Te l'ho regalato.»

«Allora me lo dai quando esco da qui. Tienilo tu fino ad allora.»

Dopo venti minuti circa, torna James per aggiornarci della situazione, ma io so che nulla è cambiato.

«Maddie, ho parlato col direttore e da domani avrai un pasto vegetariano.»

Deve averli pagati molto per questa novità culinaria e, purtroppo, non è nemmeno sicuro che ciò avvenga. Sembra molto triste e deluso, e non è tutto. «Per il resto devi cavartela tu. Ho provato a convincerli sotto banco, ho minacciato di denunciarli, ma sono irremovibili.» Lo so bene, perché mi hanno presa di mira. Lo abbraccio forte.

«Grazie, James, per averci provato. Per me è molto importante e lo sarebbe stato anche per mio padre.»

Maddox non parla, lui solo mi abbraccia e mi guarda negli occhi, cercando di carpire i miei pensieri. Sa bene che non posso tornare a casa.

Quando finisce la mezz'ora di visita, mi allontano io per prima, per togliere loro un po' di preoccupazione. Li rivedrò domenica prossima. Non devo cedere alle lacrime, ma già sento gli occhi umidi, quindi li saluto frettolosamente e, non appena girano l'angolo, scappo nel dormitorio, dove mi butto sul letto e scoppio a piangere, poi cado in un sonno profondo.

Mi sveglia un sottofondo di vocine invidiose e cattive. Una bambina piccola e bionda mi guarda e mi indica la finestra. È sera ed è buio, quindi fuori non si vedrà nulla; tuttavia, mi alzo e mi aspetto il peggio. Qui i ragazzi e le ragazze non possiedono nulla, quindi un pasto domenicale da privilegiata ha sicuramente adirato qualcuno di loro. Mi affaccio dalla finestra e dalle sbarre intravedo un lenzuolo bianco appeso sotto i lampioni della luce che illuminano la recinzione. Sopra questo telo bianco e immacolato, c'è una scritta nera: "Together, despite everything".

«Maddie! Maddie, svegliati!» Apro gli occhi. È Maddox.

«Buongiorno. Che ore sono?» indago io.

«Le sette passate. Non devi prepararti per il lavoro?»

«Sì... la sveglia non ha suonato. Adesso mi alzo.» Nonostante abbia riposato un po', mi sento come se avessi appena corso la maratona. Maddox mi porge un bicchiere con acqua e aloe, per farmi carburare. In effetti, apro gli occhi ancora di più e lo osservo attentamente: ha un completo elegante sul blu e, sotto, una camicia bianchissima. È davvero molto bello.

«Wow! Sei... sei...» Mi mancano le parole per descriverlo.

«Sexy?» mi suggerisce lui.

«Beh, quello lo sei sempre. Stai davvero bene.»

«Grazie, piccola. Vado a mangiare da mamma e papà, vuoi venire?»

«No, purtroppo farò tardi di nuovo.»

«Va bene, ma non stancarti troppo.» Maddox esce e si chiude la porta alle spalle, ma la riapre dopo pochi minuti, quando sono in biancheria intima.

«Davvero sono sexy, sempre?» mi chiede, con un sorriso smagliante. E nel frattempo, mi squadra con aria incuriosita.

Io scoppio a ridere e gli tiro dietro il cuscino.

«Sì, lo sei sempre, ma bussa prima di entrare, la prossima volta!»

È tardi, devo prepararmi.

Un incantevole fiocco #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora