Maddie: "Un muro da buttare giù"

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Mi sveglio sentendo dei rumori. È Maddox, solo con i boxer, in piedi davanti al guardaroba. Sta scegliendo la cravatta. Per la prima volta vedo il suo ultimo tatuaggio: le ali di un angelo tatuate sul collo, tra la nuca e le spalle. Un disegno che racconta tutto, evitando di usare le parole.

«Mi piace quando metti la cravatta.»

«Buongiorno, piccola. Dormito bene? Dobbiamo parlare.»

«Lo so, ma non ora. Dove te ne vai vestito così elegantemente?»

«Da oggi sono ufficialmente amministratore delegato dell'azienda di papà. Avrei preferito dirtelo davanti a dello champagne, ma mi hai colto sul fatto.»

«Sei serio?» chiedo sbigottita, mettendomi a sedere sul letto. Ecco la sorpresa di cui mi parlava Natalie!

«Serissimo. E devo solo ringraziare te.»

«Me?»

«Sì, tu mi hai reso un uomo migliore, più maturo e tutto questo non sarebbe mai potuto accadere senza di te. Sei speciale per me.»

«Quindi ti sei riappacificato con James?»

«Sì. Non ti abbiamo detto nulla perché volevamo farti una sorpresa.»

«E che sorpresa! Sono così felice per te! Te lo meriti» ammetto.

Sono davvero contenta per tutto questo, solo non devo pensare al passato e, in particolar modo, a ieri sera. È incredibile che i ruoli si siano invertiti in pochi giorni: ragazzo ribelle mette la testa a posto e ragazza innocente combina i guai.

«Ho mandato Oscar a recuperare la tua macchina. È già in garage, se ce l'hai bisogno.»

«Grazie, sei un tesoro.»

Improvvisamente, la sua espressione cambia e si avvicina a me.

«Girati, Maddie, fammi vedere la tua schiena» mi ordina con fare autoritario. Io non lo ascolto e mi alzo per guardarmi allo specchio: dal vestito beige spuntano delle striature molto rosse, che partono dalle spalle e si accentuano sulle natiche. Più le guardo e più mi sale il cuore in gola.

Maddox è scomparso, ma torna dopo pochi secondi con cotone, acqua ossigenata e pomata.

«Forza, fatti medicare» mi riprende. Esito un attimo in cui continuo a guardarmi la schiena, così lui posa tutto quello che ha in mano sul comodino e mi aiuta a togliermi il vestito. Non ho il reggiseno, quindi con le mani mi copro il seno e rimango in mutandine.

«Sdraiati sul letto a pancia in giù» mi consiglia lui. La sua voce è dolce e allo stesso tempo severa; i suoi occhi, invece, rivelano preoccupazione.

Mi sta disinfettando le ferite, ma ogni suo tocco col cotone mi riporta alla mente la sferzata e mi brucia così tanto da farmi sussultare e muovere per il dolore. Provo a girarmi, ma la sua mano sulla spalla me lo impedisce.

«Sssh, stai buona. Ho quasi finito» mi conforta.

La stanza inizia a girare e, solo quando ha finito di medicare, riprendo a respirare. Finito con l'acqua ossigenata, passa alla pomata lenitiva alla menta; me la ricordo questa crema, sono corsa in farmacia poco tempo fa per comprarla, dopo che Maddox aveva fatto a botte per una corsa clandestina truccata.

Me la spalma con movimenti decisi ma delicati, poi mi passa una canottiera lunga, con cui mi copro.

«Devo scappare al lavoro, ma qualsiasi cosa tu abbia bisogno, chiamami. Quando torno voglio rivederti nel mio letto. Ti devi riposare. È tutto chiaro?» mi domanda e il tono della sua voce non lascia fraintendimenti. Un "no" non sarà accettato.

Un incantevole fiocco #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora