Maddie: "La strada giusta"

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Ok, sono sveglia e sono le sei del mattino. Mi stiracchio e anche Maddox si sveglia. Ci guardiamo e sorridiamo.

«Buongiorno, hai dormito bene?» mi domanda il mio sole.

«Io sì, la mia schiena un po' meno. E tu?»

«Perché non mi hai svegliato? Potevamo andare nel letto. Io ho dormito bene comunque, sei molto comoda.»

«Non volevo svegliarti. Eri così bello.»

«E tu sei sempre bella.» Un velo rosso mi ricopre le gote, ma per fortuna lui non se ne accorge, nemmeno mentre mi abbraccia e mi bacia la fronte. È caldo e profuma di dolce.

«Preparo la colazione» si propone lui.

«No, è presto per me. Tu preparati che ci penso io.»

«Va bene, allora vado a fare una doccia.»

Inizio a tagliare le arance e a metterle nello spremiagrumi, poi taglio il pane integrale e prendo un barattolo di marmellata dalla dispensa. È marmellata biologica all'albicocca. A volte, le coincidenze. La ripongo nell'armadietto e opto per quella ai frutti rossi. Prendo le tovagliette americane e dispongo il tutto sul tavolo, quando Maddox entra.

Ha solo l'asciugamano intorno alla vita e si sta frizionando i capelli con un asciugamanino più piccolo. Sul petto ammiro gli addominali scolpiti e i tatuaggi. Quella piccola corona, il primo che si è fatto ed è il mio preferito; appena mi sono tatuata il fiocco vicino al seno, ha voluto copiarmi e fare anche lui qualcosa in segno della nostra amicizia. L'inchiostro doveva essere inciso sempre vicino al cuore, così ha scelto il petto. "Una corona, perché ti tratterò sempre come una regina" così disse allora, e non è mai venuto meno a quelle parole.

Ha la pelle ancora umida. È uno splendore di Dio greco. Mi fermo un attimo a guardarlo e sento qualcosa muoversi, ma so che è sbagliato e proibito. Non devo rovinare tutto, perché, se qualcosa andasse male, non ce la farei a vivere senza di lui. La vita non può prendersi questo ultimo pezzo di me.

"Basta, Maddie!" mi sgrida la mia vocina interiore, sempre sull'attenti.

Eppure, non riesco a staccare gli occhi dai suoi. E, purtroppo, lui se n'è accorto, mi sta fissando. Io indosso ancora i miei shorts col suo maglione e, sotto di esso, il mio seno inizia a muoversi, il cuore sbatte freneticamente contro la cassa toracica e le gambe diventano deboli. La testa rimane conscia e mi suggerisce che tutto questo è un errore.

Devo trovare un diversivo, fine della storia.

«Vado a fare una doccia anche io» lo informo. Esatto, una doccia, e anche bella fredda per spegnere l'ormone impazzito che stamattina si è svegliato dalla parte sbagliata del letto.

«Tutto bene, piccola?» No, assolutamente non va tutto bene, ma faccio finta di nulla. «L'hai percepito anche tu?» prosegue Maddox.

«Cosa?» Deglutisco.

«Questo» dice lui, avvicinandosi e prendendomi la mano, che si appoggia poi sul cuore. Anche il suo cuore batte fortissimo.

«Sì, ma dobbiamo ignorarlo» taglio corto e tolgo la mano. Tutto questo non è argomento di discussione.

«Non fai colazione con me?» chiede, preoccupato, come se fosse un bambino che sta per essere abbandonato.

«No, vado a lavarmi e a prepararmi. Ho paura di quello che potrebbe succedere» confesso a cuore aperto. Mi avvio verso la porta, ma lui mi blocca prendendomi un braccio.

«Anche io ho paura. Hai ragione, dobbiamo ignorarlo. Ma devi sapere che, a volte, la strada più facile non è quella giusta.»

Mi mordo il labbro e abbasso lo sguardo.

«Devo andare, Maddox. Ti va se ci vediamo per pranzo?» domando io, irrequieta. Nonostante voglia andarmene, non riesco a staccarmi dai suoi occhi da cerbiatto. Mi manca già.

«Ma certo, piccola. Tutto quello che vuoi.»

Mi lascia andare ed entrambi abbassiamo la corazza.

«Alle due al "Biocafè"?» propongo io. Lui accetta e mi saluta, sembrando più rilassato. Io, invece, ho il corpo in subbuglio, così scappo nel mio appartamento e mi dirigo in bagno, dove apro il getto gelido della doccia. Ok, ora va tutto bene.

Alle sette e mezza io e il mio tubino nero usciamo di casa.

In profumeria Laureen non c'è.

«È nel privato, ti vuole» mi avvisa Ariel, una commessa assunta da poco.

La trovo nello stanzino circondata da luce soffusa, sembra strana.

«Da lunedì sarai da sola» mi informa, dandomi le spalle. Sta firmando delle carte e non mi degna di uno sguardo. Forse sta piangendo.

«Così presto? Non posso crederci. E tu dove vai?»

«Questo è irrilevante. Ti aiuterò con la festa di San Valentino, dopodiché sarà tutto nelle tue mani. Vediamoci stasera da me per l'addestramento, ore otto.»

Vorrei dire qualcosa, ma trovo difficoltà a parlare. La notizia mi ha letteralmente sconcertata. E lei...È triste? È arrabbiata? Cosa dovrei dire? Certo, non voglio che vada via, ma cosa posso fare? Del resto, per lei è sempre stato solo lavoro e io sono una delle tante pedine che l'azienda usa per arricchirsi.

Laureen continua a girare i fogli e a firmarli, senza girarsi.

«È tutto, puoi andare. Sai già i lavori da svolgere stamattina.»

Esco senza proferire parola e, per tutta la mattina, resto sola a dirigere il negozio, mentre lei resta nello stanzino e mi abbandona tra clienti maleducati e ispettori spazientiti. Faccio correre tutte le commesse e dopo sole tre ore abbiamo finito tutti gli addobbi vari, abbiamo piazzato candele rosse ovunque e neon a forma di cuore, accontentando anche gli ispettori più severi.

A fine turno capisco che proprio non vuole vedermi, così timbro uscita e me ne vado senza salutarla.

Un incantevole fiocco #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora