Maddie: "Elaborare un discorso di senso compiuto"

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Ceniamo con tutta la pace di questo mondo, Maddox mi fa anche i complimenti per la ricetta e alla fine lui sparecchia e io lavo i piatti, come sempre. La schiuma, i guanti, le forchette... pulire con l'acqua bollente che mi scalda le mani mi fa rilassare e pensare. Devo dirglielo, così torno a sedermi al tavolo, prendo il telecomando e spengo la tv.

«Mi piaceva "Tom & Jerry!» mi riprende lui, ma, appena vede la mia faccia, capisce che il momento è arrivato.

«Piccola?»

«Mi vergogno molto di quello che sto per dirti; tuttavia, penso sia giusto che tu sappia. Non voglio che ci siano segreti tra noi. Inoltre, so che se non ti dico nulla, a lungo andare, la nostra amicizia potrebbe rovinarsi. Io potrei rovinarmi ed, egoisticamente parlando, a qualcuno devo dirlo o questa cosa mi logorerà dentro per sempre, fino all'esaurimento.

Quello che sto per dirti cambierà molto le cose, forse anche il nostro rapporto e questo mi spaventa molto. Ecco, quello che sto per... »

Maddox mi chiude la bocca con una mano.

«Fermati. Non dire questo. Tu sei tutto per me e non cambierà mai nulla. Non aver paura delle conseguenze» mi sussurra.

«Ci provo, ma non è facile. Dunque, circa una settimana fa ho firmato un contratto che mi lega ad una persona e non so come uscirne. Ma partiamo dall'inizio. Il mio capo...»

«La bionda?» mi interrompe lui.

«Sì, lei. Ha detto di volermi promuovere a direttrice della profumeria. Ma affinché ciò avvenisse, avremmo dovuto vederci alla sera per un... diciamo, un addestramento. E io, con fiducia, ci sono andata, ma l'addestramento si è rivelato presto... qualcos'altro.»

«Spiegati meglio, Maddie. Che cosa ti ha fatto questa donna? Ti obbligava a fare qualcosa? Ti ha picchiata?»

Maddox fa domande specifiche e io a malapena riesco ad elaborare un discorso di senso compiuto. Respiro profondamente e cerco di proseguire.

«No, non mi ha mai obbligata, anzi, all'inizio andavo con piacere. La prima sera l'ho trovata in vestaglia ed autoreggenti e sono rimasta spiazzata. Ho fatto tutto ciò che mi ha chiesto, sempre di mia volontà. Ma non riuscivo a dirle di no, come se con il pensiero mi avesse obbligata a sottomettermi. Non so se puoi capirmi.»

«Sì, ti capisco. Lei è molto simile a tua mamma, Emma, e tu pensavi, magari subconsciamente, speravi, che questa somiglianza non fosse soltanto fisica.» Improvvisamente, questa idea mi colpisce allo stomaco e mi fa ragionare. La sua tesi psicologica non fa una piega. E se io davvero avessi fatto tutto ciò che lei voleva solo per sentirmi più vicina a mia mamma? Sarebbe una cosa davvero involontaria.

«Ha abusato di te? » prosegue lui con le domande.

«Io... Maddox. Non so come uscire da questa situazione, ieri sera è impazzita, mi ha frustata e sono scappata via. Ma mi tiene in pugno con la mia firma impressa su quel contratto. E adesso ho paura di quello che potrà succedere.»

«Maddie, mi hai fatto preoccupare a morte. Pensavo fossi entrata in qualche giro strano, tipo droga o prostituzione. Non preoccuparti, non ti toccherà con un dito» mi rassicura.

«Non ne sono così sicura» mi lamento, mentre le lacrime sgorgano dagli occhi sulle guance rosse per la vergogna di questo segreto inconfessabile. Eppure, nonostante mi senta sporca, mi sono finalmente tolta un peso. Maddox doveva sapere, tutto. Certo, i particolari rimarranno nella mia testa, ma il succo c'è.

«Piccola, non preoccuparti. Sistemo io le cose.»

«Non vedo come. Non posso mettermi contro di lei, non ne ho le forze. Alle serate mi diceva che dovevo avere più autocontrollo per gestire gli altri, che ero troppo innocente per questa promozione, ma che lei mi avrebbe istruita. Che bel lavoro ha fatto! Ho combinato un casino. Mi vergogno così tanto, Maddox.»

«Piccola, stai tranquilla. Non è così grave. Dammi l'indirizzo adesso.»

«L'indirizzo?»

«L'indirizzo della bionda» specifica lui.

«Maddox. No. Non posso...» E non voglio, ma lui mi passa carta e penna.

«Forza, scrivilo, andrà tutto bene.»

Tengo in mano, tremante, la biro ma non riesco a scrivere nulla. Dopo pochi minuti in cui lui cammina avanti e indietro per la camera e si mette le mani nei capelli per la mia testardaggine, lo vede. È il bigliettino da visita che mi aveva dato Laureen, quello con il suo numero di cellulare e la via del suo indirizzo. Lo prende dal tavolino e scappa via prima che io possa fermarlo. Dalla finestra sento il rombo e le sgommate della Panamera. Mi alzo e inizio anche io a camminare su e giù per l'appartamento. Non so se urlare, se piangere, se tagliarmi le vene o se chiamare la polizia. Troppe opzioni, tutte insieme. Posso solo mettermi sotto il piumone ed aspettare. Aspettare. 

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