Maddie: "Incazzato? No, preoccupato"

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«Maddie! Svegliati!» È Laureen. «Sei tutta sudata e stavi urlando. Stai bene?»

«Posso avere un bicchiere d'acqua?» chiedo, ansimante. Laureen corre subito in cucina e torna con ciò che le ho chiesto. Faccio fatica a parlare e ho difficoltà a respirare. Cerco di calmarmi. Prendo il cellulare dalla borsa accanto al divano per capire in che lasso temporale mi trovo: giorno, ora, anno. Sono le quattro del mattino e ci sono una ventina di chiamate senza risposta, tutte di Maddox, più una decina di suoi messaggi.

Laureen mi ha portato anche un vassoietto di frutta fresca.

«Nel sonno hai detto che avevi fame. All'inizio dormivi così profondamente che non ho avuto il cuore di svegliarti, poi hai iniziato ad agitarti. Cosa stavi sognando?»

Bevo velocemente, tralascio il cibo e mi alzo.

«Devo andare, è molto tardi»

«Maddie... io... grazie. Sono stata bene»

«Anche io. Ci vediamo domattina, alle otto?»

«A domani, Maddie» mi saluta, abbracciandomi e dandomi un bacio a stampo sulle labbra tremanti.

Chiudo la porta alle mie spalle e corro in macchina, dove riprendo il cellulare e decido di chiamare Maddox.

«Maddie!» mi urla.

«Sto bene, mi sono addormentata» lo rassicuro.

«Ti vengo a prendere?»

«No, sono già in macchina. Vai pure a letto.»

«Ti aspetto. A tra poco» mi saluta, mettendo fine alla chiamata. È nero.

Arrivata sul pianerottolo, trovo la sua porta aperta, così entro e lo trovo circondato da tazze vuote di caffè. E lui odia il caffè. Mi sta squadrando.

«Sono le cinque del mattino» mi informa, arrabbiato.

«Sono le quattro e mezza» puntualizzo io.

«Ero preoccupato»

«Lo so, scusami. Ero dal mio capo. Non volevo farti preoccupare.»

"Ora ti farà sicuramente una bella ramanzina. Non dovevi addormentarti, Maddie!" mi sgrida la mia vocina interiore.

«Sei uno schianto, vestita così»

"Eh?" Non era quello che mi aspettavo. Arrossisco, ma il brontolio della mia pancia irrompe nell'atmosfera. Sono affamata.

«Hai perlomeno pranzato?» ringhia lui.

«No.»

«Cenato?»

«No.»

«Siediti» mi intima. Ok, adesso è incazzato. Tira fuori dal frigo due vegetarian wrap e li scalda al microonde, poi me li mette sul tavolo, ordinandomi di mangiarli. Non me lo faccio ripetere due volte e, pian piano, assaporo del buon cibo. Il caporale Carter mi controlla, dolcemente, ma con attenzione scrupolosa. Appena li finisco, si alza di nuovo e tira fuori dal frigo una meravigliosa torta alle mele. Ne assaggio una fetta, insieme a lui.

«L'ha fatta la mamma. Ti ha vista molto magra ieri e si è preoccupata. E anche io lo so. Ti stai trascurando.»

Lo penso anche io, ma di certo adesso non posso tirarmi indietro. Ormai ho firmato, sono direttrice. Non dico nulla, così lui sospira, toglie i piatti e mi accarezza i capelli.

«Vai a dormire, è tardi» mi suggerisce, ma il sonno è passato.

«Sei molto arrabbiato?»

«Sì, molto. Avevi promesso che avresti almeno pranzato. In più, non hai spiaccicato una parola. Perché ti chiudi a riccio con me? Non l'hai mai fatto. Devi riguardarti, e se tu non lo fai, lo farò io.»

Un incantevole fiocco #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora