Maddie: "Olio e frustino"

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Ore otto da Laureen. Sono in leggero ritardo, ma sembra non accorgersene. Mi apre la porta, ma non mi dà il consueto benvenuto; sembra arrabbiata e questo la rende meno bella del solito. Indossa una vestaglia in seta, tutta bianca e dei sandali in pelle, alti e bianchi, molto elaborati e costosi.

«Vai in camera da letto. Arrivo subito» mi ordina, senza nemmeno salutare.

Mi avvio e trovo lo stesso infuocato spettacolo d'oriente, come la sera precedente, più qualche candela accesa e i petali di rosa rossa attorno al letto. Laureen mi raggiunge e chiude la porta a chiave.

«Dato che sono le nostre ultime sere insieme, ho pensato di aggiungere un po' di romanticismo.» Questa frase è di per sé dolce, ma nasconde un retrogusto amaro come il fiele. Aggiungere romanticismo... a cosa? E perché ha chiuso la porta a chiave?

Sono in piedi e guardo il letto, mentre lei è dietro di me e inizia a spogliarmi con la solita procedura; stavolta, però mi lascia la biancheria e i tacchi.

«Sdraiati. Voglio massaggiarti la schiena» mi ordina. Io faccio ciò che mi dice, come sempre, e nel frattempo lei tira fuori dal comodino l'olio e il frustino. "Non pensarci, Maddie, rilassati!" mi consola la mia vocina interiore.

Laureen mi slaccia il reggiseno e mi fa cadere qualche goccia di liquido in mezzo alle scapole, poi le dita esperte iniziano a massaggiare e a muoversi sulla mia pelle. Sa bene dove toccare, con che intensità e con che frequenza. Il suo tocco scende lentamente, arriva al sedere e all'inguine, lubrificando ogni centimetro di me. Io mi muovo per il piacere.

«Dovrai stare ferma, Maddie.» La dea bionda scende dal letto e recupera i foulard da terra. Mi lega come ieri sera, impedendomi ogni movimento. Prende poi il frustino, ma stavolta lo lecca lei.

«Sono sicura che stavolta starai buona e ti farai punire» mi intima.

Sferra il primo colpo sul polpaccio destro.

«Ahi!» grido, mordendo poi il cuscino sotto di me. Come ieri, non fa malissimo e riesco a sopportarlo. Devo capire che è solo un dolore psicologico.

«Ssh, rilassati» mi conforta lei, mi accarezza il sedere e mi bacia in mezzo alla schiena. I muscoli si distendono e si ammorbidiscono. Arriva il secondo colpo, inaspettato, sulle natiche e poi il terzo, sul sedere. Più che un addestramento, stasera mi sembra una vendetta personale.

«Non sei nemmeno venuta a salutarmi oggi. Sei andata via così. Non è molto carino dopo quello che sto facendo per te. Dovrò punirti severamente, lo capisci?»

No, non lo capisco. Mi ha mollata da sola tutta la mattina, ho svolto un lavoro di due giorni in cinque ore e gli ispettori si sono pure complimentati. Cosa sta facendo per me, specificatamente? No, proprio non lo capisco. In più, oltre a non avermi nemmeno ringraziata, mi becco pure le frustate.

Improvvisamente, arriva un altro colpo al sedere.

«Rispondimi, Madeleine!» mi sgrida, arrabbiata. Non posso esitare né contraddirla. Sono sottomessa alla sua volontà.

«Sì, lo capisco.»

«Ti darò venti frustate, dieci a destra e dieci a sinistra. Se ti faccio male, puoi dire la tua parola preferita. Cominciamo» mi informa, senza tanti preamboli. Prima cominciamo, prima finiamo.

Mi accarezza il sedere, dopo ciò inizia a frustare e a contare a voce alta e io ripeto i numeri nella mia testa per rimanere concentrata sulla scansione: "Uno, due, tre... cinque, sei...dieci". Laureen scandisce i numeri come un colonnello che sta addestrando i soldati e colpisce prima il lato destro poi il sinistro con ordine maniacale: polpaccio, coscia, sedere, braccio. Il posto che riceve la sferzata cambia, quindi, in continuazione, ma i colpi sono così rapidi che la pelle a malapena ha il tempo di tirare un sospiro di sollievo. I primi colpi li reggo bene, ma dopo il dodicesimo i muscoli iniziano a cedere e a bruciare. Lei continua, senza pietà.

«Sedici, diciassette,...» conta la mia aguzzina a voce alta.

«Albicocca» dico io, esausta.

«Cazzo, Maddie.» Posa il frustino sul comodino e prende l'olio, me ne mette parecchio dove sono arrivate le sferzate, massaggiando lentamente. Mi fa tutto malissimo e non riesco a sopportare nemmeno il suo tocco, così mi muovo e sussulto.

«Non vuoi che ti tocchi?» chiede lei con voce altezzosa.

«No, mi fa male. Scusami.»

Laureen sembra infervorata: posa violentemente l'olio, mi slega e si alza.

«Mettilo tu allora, o ti rimarranno i segni per giorni. Poi vestiti e vai a casa.»

Mi copro con il lenzuolo e mi metto a sedere sul bordo del letto, sfregando la pelle arrossata contro la seta.

«Perché?» Voglio sapere perché mi tratta così.

«Non hai un minimo di resistenza, ti facevo più forte; invece, forse, ho sbagliato persona.»

«Io...» tento di giustificarmi. Ma dovrei giustificarmi per aver provato dolore?

«No, non ci sono scuse. Vai a casa adesso. Ti aspetto domani sera alle otto e spero che la tua soglia di dolore sia un po' aumentata o dovrò cambiare idea riguardo alla promozione» mi minaccia, scorbutica e imbizzarrita come un cavallo selvaggio.

La guardo, preoccupata. Non voglio perdere il mio lavoro e la mia promozione. Ma perché diavolo, non capisco, perché, perché il lavoro che svolgo con amore e dedizione è così fortemente intersecato con questa donna indomita? Non posso semplicemente aver MERITATO questa promozione?

«Come vuoi, Laureen.» mi alzo dal letto e mi vesto velocemente, mentre lei mi osserva. Poi la dea bionda va in sala, mentre io mi dirigo verso l'uscita.

«Non venire in profumeria domattina. Voglio che ti riposi e che ripensi a stasera. Non voglio che ricapiti domani sera.»

Vorrei risponderle, ma le lacrime iniziano a scendere, così apro la porta e me ne vado.

Una volta sulla Cinquecento, accendo il riscaldamento. Sto tremando come una foglia. Scoppio a piangere in mezzo al nulla, sento il mondo crollarmi addosso. Tutte le certezze sono svanite e la mia spensieratezza con esse.

Ha ragione lei: se non resisto a dieci piccole frustate, come potrò affrontare tutto lo stress di un negozio così grande? Devo crescere e pensare che lei lo fa solo per il mio bene? È questo il prezzo che la vita vuole farmi pagare, ancora una volta? Non ho già sopportato abbastanza?

Metto in moto e mi dirigo verso casa, accompagnata dalla voce di Leona Lewis.

Un incantevole fiocco #Wattys2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora