5.Il nuovo coinquilino (psicopatico)

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Sentì un tonfo. Aprì gli occhi di scatto. La pallida luce dei lampioni accesi sul ciglio della strada filtrava attraverso la finestra spalancata ad illuminare la stanza nella quale mi ero pesantemente addormentato, sfiancato dalle fatiche del giorno. Per un momento di panico non capì dove fossi . Lanciai un'occhiata alla sveglia rossa di topolino sul comodino. Era un ricordo della gita a Disneyland alla quale mi portò la famiglia Rosh per il mio settimo compleanno, due anni prima che il mio mondo cadesse nuovamente in pezzi. La comprarono sia a me che a Ted. Allora eravamo già inseparabili come fratelli. Le quattro e venti del mattino? Cavolo! imprecai nella mia testa, stropicciandomi gl'occhi. Quest'uomo...Cercai di riaddormentarmi, ma sentì altri rumori provenire dal piano di sotto e altre risate. Mi premetti il cuscino sulla faccia, ma continuavo a sentirli. Ormai sveglio, decisi di scendere di sotto. Tanto prima o poi dovrò far conoscenza col mio coinquilino. Mi ero addormentato indossando solo un pantaloncino blu di una tuta. Sarà meglio indossare qualcosa di decente? O mi limito a una maglia? O scendo proprio così? Caspita, è così presto, forse sarebbe meglio non scendere proprio... mi tormentai. Sentì distintamente altre risate e schiamazzi. Mi accorsi che erano femminili. Il vecchio ha compagnia! Allora sarebbe scortese farmi vedere mezzo nudo. Magari lo potrei incontrare domani. Però... Ero curioso di conoscerlo. Ricordavo la sua voce calda e morbida al telefono. Di sicuro è un playboy. Non è un problema che si diverta, però...non potrebbe evitarlo a quest'ora? Avevo il turno in negozio alle sette e trenta, tra sole due ore e mezza mi sarei dovuto alzare per prepararmi e fare la doccia. Sospirai rumorosamente e mi sedetti pesantemente sul letto.

<<Accidenti a lui!>> mormorai, lasciandomi cadere di schiena e con le braccia aperte.

Sento che quest'uomo sarà la mia croce...Le voci parlavano animatamente, ma non riuscivo a distinguere le parole. Sentì dei passi sulle scale. Potrei affacciarmi, solo per un secondo. Diamine, avrò pure il diritto di sapere chi dorme nel mio appartamento riflettei. Mi alzai e, a piedi scalzi, il più silenziosamente possibile, mi diressi alla porta. L'avevo chiusa a chiave prima di andare a dormire, non volevo certo che qualcuno che neanche conoscevo mi entrasse in camera. Premetti l'orecchio contro il legno freddo. Sembrava che le persone si fossero fermate sulle scale. Feci scattare la sicura della porta e aprì leggermente il battente. Sbirciai dalla fessura. La luce accesa al piano di sotto rischiarava le scale. Aspettai, inquieto. Perché mi agito tanto? In fondo sono solo persone normali, no? mi chiesi notando il mio battito accelerato. Probabilmente i discorsi su serial killer di Valeria mi avevano scosso più di quanto pensassi. Rabbrividì quando tre ombre si stagliarono sulla parete davanti le scale.

<<Ehi, Nate, accendi la luce!>> urlò una voce femminile con un vago accento.

<<Si, si, non gridare che è tardi.>> replicò una voce maschile.

È il proprietario, ne sono sicuro! La luce inondò improvvisamente il soggiorno. Sbattei le palpebre, accecato. Mi ci volle un po' per mettere a fuoco le tre figure che avanzavano verso il divano.

Erano due ragazze prosperose e un uomo. Delle ragazze una aveva la pelle abbronzata, mentre l'altra era molto pallida. Entrambe avevano i capelli biondi e indossavano vestiti succinti che comprendevano top aderenti colorati , un pantaloncino di jeans (quella con la treccia) e una gonna inguinale borchiata (quella con i capelli sciolti). Barcollarono in giro per il soggiorno, ridacchiando a bassa voce ed appoggiandosi l'una sull'altra, rosse in viso. Sono ubriache o fatte? mi chiesi, preoccupato. Le ragazze si buttarono sul divano, lasciandomi vedere bene l'uomo dietro di loro. Era alto almeno un metro e ottantacinque, con grandi spalle squadrate da nuotatore e un fisico asciutto, ma abbastanza muscoloso, nascosto sotto un completo blu con una cravatta rosa con sopra disegnato paperino coi baffi.

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