21. Problemi (non finiscono mai)

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Mentre aspettavo il rientro a casa di Nate, passai il tempo a cucinare cotolette con patatine e insalata. Di tanto in tanto, sorridevo ancora per la fuoriuscita del vecchio vicino. Certa gente sta proprio male! Quella storia poi... assurda! Il vecchio si sarà troppo immedesimato in qualche film strappalacrime o di serie B, anzi Z! Povero diavolo.

Nate entrò nel soggiorno.

<<Che profumino.>> disse, slacciandosi la cravatta.

Grazie a me, le sue cravatte non erano più un pugno in un occhio. Gliele sceglievo con cura, insieme ai completi. Era un gesto piccolo, insignificante rispetto a ciò che Nate faceva per me, ma apprezzavo veramente che mi lasciasse il controllo su quell'infinitesimale parte della sua vita.

<<Vieni, è pronto.>> sorrisi, mentre disponevo i piatti in tavola.

<<Mmm... che buono.>> disse lui, abbracciandomi. <<Voglio proprio assaggiarlo.>> continuò, baciandomi delicatamente.

Lo allontanai con una spinta leggera.

<<Parli del piatto o di me?>> lo guardai di traverso.

<<Di entrambi, ovviamente.>>

<<Dai che si fredda.>> ribattei, alzando gli occhii al lampadario ingombrante che pendeva dal soffitto.

Se ve lo state chiedendo, si, qualche giorno prima aveva sostituito il vecchio lampadario con quello nuovo a forma di medusa gigante...

Nate mi accarezzò i capelli. Le sue mani erano sempre calde e grandi e il suo sorriso così sincero e sensuale da farmi battere forte il cuore ogni volta che lo vedevo. Anche i suoi occhi color del cielo di primavera sembravano sorridermi da quando stavamo insieme, o forse era solo un effetto residuo del fumo che avevo inalato alla festa universitaria... Sospirai, mentre mi sedevo a tavola. Mi era tornato in mente il problema delle frequentazioni obbligatorie all'Università.

<<Cosa c'è?>> domandò lui, iniziando a tagliare la carne.

<< Un problemino all'università.>> annunciai.

<<Quel Marvin ha cercato di farti drogare di nuovo?>> domandò, gelandomi con lo sguardo.

<<Eh?>>.

<<No, perché se è così...>> iniziò, agitando il coltello in aria in modo inquietante.

<<No, no. Tranquillo. Non l'ho visto!>> interruppi la sua minaccia.

<<Ricordi il patto vero?>> mi rammentò con un sorriso.

<<Il patto secondo il quale mi "divori" se sto con lui o Ted?>> domandai, alzando gl'occhi al cielo.

<<O con qualunque altro ragazzo.>> continuò lui.

<<Cosa? Questo non c'era.>> obiettai.

Ricordavo bene le sue parole. Chi potrebbe mai dimenticare una sera simile?

<<È una clausola scritta in piccolo.>>.

<<Ma se non abbiamo un contratto scritto...>>.

<<Allora sussurrata e che tu non hai sentito.>>.

<<Smettila! Sei così geloso!>> sbottai irritato mettendomi una patatina fritta in bocca.

Lui si sporse da sopra il tavolo e mi appoggiò la mano sulla guancia.

Tu sei mio, arrenditi!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora