Ricorda ciò che è stato

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Prima che lo sceriffo, l'agente che era con lui e Desmond fossero riusciti a raggiungermi, io ero tornata dalle due ragazze. Erano ancora sedute sul ciglio della strada, ma lo Sconosciuto non c'era più.

L'avevo visto, ne ero certa. Ma non mi stupii del modo in cui ancora una volta era comparso e poi scomparso all'improvviso. Ormai ero convinta che in lui ci fosse qualcosa di diverso, anche se non avevo idea di che cosa potesse trattarsi.

Avevo vissuto la mia vita fino a due giorni prima chiusa in una palla di cristallo, e adesso il mondo sembrava capovolgersi davanti ai miei occhi. Andava bene così, me ne sarei fatta una ragione.
Non stavo impazzendo, non potevo essere io quella fuori posto, fuori luogo. Non più, non di nuovo.

Le cose sarebbero andate come dovevano, ma io non mi sarei più messa in disparte.
Sapevo che avrei continuato a provare paura, disagio, sconforto. Allo stesso tempo, nella mia testa diventava sempre più forte quella voce che mi sussurrava di non mollare, di non scappare. Ed io, adesso più che mai, ero davvero intenzionata ad ascoltarla.

<<Ho parlato con lei poco fa al telefono?>> mi chiese l'uomo che doveva essere lo sceriffo.

Annuii e lui mi tese la mano.

<<Sceriffo Kevin O'Hara. Piacere di conoscerla.>>
<<Rose Dwight>> risposi, stringendogliela.
<<Ciao, Rose>> mi disse poi Desmond venendo verso di me.

Non si fermò; corse subito da Joey, che nel frattempo si era alzata. Non disse nulla e non appena le fu accanto la abbracciò.
Osservai lo sceriffo mentre cercava di parlare con l'altra ragazza, senza riuscirci. Dopo alcuni tentativi inutili si rivolse a me.

<<Le hai trovate qui?>>

Lo guardai: era un uomo indubbiamente affascinante. Avrà avuto una quarantina d'anni, forse qualcuno in più. I capelli erano corti, quasi rasati. La barba incolta non lo faceva apparire disordinato, anzi. Ed era massiccio di fisico, muscoloso. Non troppo, ma abbastanza da trasmettere una sensazione di sicurezza a chi gli si trovasse accanto. I suoi occhi erano di un azzurro trasparente, come quello dell'oceano in certe mattine di sole.

<<Si>> gli risposi <<le ho trovate qui.>>

Gli riferii ciò che Joey mi aveva detto; quelle poche frasi confuse e prive di senso.
Gli raccontai anche  quello che avevo detto agli agenti la sera prima circa le urla che avevo sentito dal bosco. Lui mi ringraziò, poi tornò a rivolgersi alle ragazze.

<<Davvero non riuscite a dirmi nulla?>>
Desmond fissava Joey, le teneva la mano.
<<Dove eravate, con chi. Qualsiasi cosa.>>
Ma i loro occhi erano ancora vuoti, come se fossero lontani, e le loro labbra tremavano.
Desmond portò la fronte contro quella di Joey e le accarezzò una guancia.

Poco dopo sul posto arrivarono alcuni parenti delle due ragazze e qualche amico.

Lo sceriffo O'Hara non era riuscito a far dire loro nulla, e aveva deciso che per il momento la cosa migliore da fare fosse lasciarle riposare. Pensava che in seguito sarebbero riuscite a raccontare qualcosa.

Io invece pensavo allo Sconosciuto.

Mi chiesi che cosa ci facesse lì e per quale ragione le stesse guardando.
Era stato solo un attimo, ma non sembrava avere nulla di minaccioso, o almeno questa era l'impressione che io avevo avuto.
Forse invece ero stupida a volerlo in qualche modo difendere. Ma ero sola. Con chi avrei potuto parlarne? Se avessi raccontato allo sceriffo dello Sconosciuto mi avrebbe presa per pazza, anche perché l'unica che l'aveva visto sul ciglio del marciapiedi ero io.

Come era possibile? Ero la sola in grado di vederlo?

No, non lo ero. Solo poche ore prima, mia mamma gli aveva preparato il caffè.

E allora perché lo sceriffo e l'agente che era con lui e lo stesso Desmond sembravano non essersi accorti di nulla? Forse perché era scappato subito?
Ma allora perché era venuto fin qui?

La testa mi esplodeva. Tutte quelle domande e nessuna risposta.
Guardai le persone accanto a me.
I genitori di entrambe le ragazze che piangevano, e le abbracciavano, e le baciavano, e le tenevano strette. Come a ringraziare il cielo del regalo che la vita aveva fatto loro, facendole tornare indietro all'improvviso.

Sorrisi.

Ero contenta che fossero vive. Dopo le urla che avevo sentito nel bosco, avevo temuto il peggio.
Ma mi fermai con le ipotesi, perché sapevo che se avessi continuato a cercare delle spiegazioni mi sarebbe ricaduta addosso una nuova valanga inarrestabile di pensieri.

Ci avrei riflettuto dopo. Ero stanca, volevo tornare a casa. E non c'era più nulla che potessi fare lì.
Salutai lo sceriffo e lui mi ringraziò.
Poi andai da Joey, perché l'altra ragazza era già nell'auto dei genitori.

Mi avvicinai a lei e con dolcezza le sorrisi.

<< Ciao, Joey>> le dissi, sottovoce.
Aveva lo sguardo rivolto verso terra, ma quando mi sentì lo sollevò. Desmond le era accanto.

<<Loro dicevano.... Che non.. Che non ero io... Non ero... Non ero io... Quella che... Quella...... Non ero..>>

Mi guardò negli occhi dopo aver sussurrato velocemente e a bassa voce queste parole. Io non riuscii a capire cosa avesse voluto dire e guardai Desmond. Anche lui scosse la testa, titubante.

Pensai che quella confusione fosse dovuta allo shock, quindi le accarezzai il braccio, davvero decisa a tornare da mia mamma.

E fu in quel momento che riuscii a vedere la scena.

Delle figure nel bosco che la tenevano ferma, poi la trascinavano da qualche parte. Lei che tentava di lottare, ma era circondata. La trascinavano veloci, in silenzio, e lei che urlava e che, poi, perdeva i sensi.

Rabbrividii, la guardai ancora, come per cercare una spiegazione, ma la sua espressione continuava ad essere vuota, assente.

Ebbi come un sesto senso, qualcosa che mi diceva di guardarmi intorno.

Lo feci, e lo vidi.

Lo Sconosciuto era dietro ad un albero, nel bosco, a duecento, trecento metri da me.
Adesso non guardava più le ragazze, non guardava chi c'era attorno a noi e non guardava nemmeno lo sceriffo.

Guardava me. E quello sguardo era tanto intenso che azzerava tutte le sensazioni che in quel momento continuavano a rincorrersi tra il mio cervello ed il mio cuore.

Avrei voluto scappare, e invece all'improvviso mi allontanai da Desmond e da tutti gli altri e camminai più veloce che potevo verso di lui, nel bosco.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora