La verità - Seneca ed Elios Terzo

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<<Immagina due mondi simili, che vivono in un universo parallelo al tuo, riscaldati da un sistema solare che sta morendo.

Immagina due civiltà che assomigliano agli umani, ma che sono anni luce più avanzate, in tutto.

Immagina la prima di queste due popolazioni che, per trovare salvezza, lascia il pianeta che sta abitando e invade quello più vicino, dove vive la seconda.

Morte, distruzione, devastazione.

Il buio eterno.

Immagina, adesso, anche la fine del secondo pianeta.>>

Le parole dello Sconosciuto attraversavano lentamente la mia testa, insinuandosi in me, nel profondo.

Li vidi, sopra i miei occhi, sospesi nel blu che aveva illuminato la sala in cui ci trovavamo.

I due pianeti.

Erano identici nella forma e di grandezza simile.
Il sole che li illuminava era uguale al nostro, ma sembrava molto più grande e la luce che emanava ancora più intensa, più violenta. Ed era una palla di fuoco, adesso. Bruciava in fretta, consumandosi.

<<L'aria brucia, Rose. Respirarla è impossibile, ormai.

I pensieri, le vite, le emozioni di milioni di esseri viventi, come me e come te, sono andati in frantumi. Immagina il buio, ovunque.>>

Restai immobile, mentre la sua mano stringeva con forza la mia. Potevo percepire tutte le sue emozioni; potevo sentire i battiti del suo cuore.

Guardai ancora sopra di me.

I due pianeti di cui mi stava parlando ruotavano attorno a se stessi, ed erano rossi. Come il fuoco.

Mi sembrò di sentire le grida di disperazione di chi se ne stava andando. Di tutti coloro che, per mettersi in salvo, correvano, si laceravano dentro, piangevano.

Vidi la morte, e fu una sensazione orribile. Avrei voluto vomitare. Lasciate che tutto quel dolore scivolasse fuori dalla mia testa, per sempre.

Lo Sconosciuto si avvicinò il più possibile a me. Toccò con la propria fronte la mia. Ed io percepii un brivido intenso dentro. Qualcosa di impossibile da descrivere.

<<Io sono nato sul secondo pianeta, Rose.>>

Mi guardò negli occhi.
I suoi erano diventati lucidi e la voce gli tremava.

<<Quello che è stato invaso>> continuò <<lasciando i pochi superstiti come me senza ciò che sarebbe stato più importante in quel momento: la speranza.
Il calore immenso, dovuto all'avvicinamento finale del nostro pianeta al sole che ne permetteva l'esistenza, ha finito con l'uccidere quasi tutti. I pochi superstiti, i più forti o quelli che per qualche ragione sono riusciti a sopravvivere sono poi stati eliminati dagli abitanti dell'altro pianeta.
Uno dopo l'altro.
Della mia specie, non è rimasto quasi più nessuno.>> 

Ero sconvolta, ma c'erano troppe cose che avrei voluto chiedergli.

<<Perché gli abitanti del primo pianeta hanno invaso il vostro, se anche il vostro era destinato a morire?>> gli domandai, in un sussurro, cercando di dominare il mondo che stava esplodendo dentro di me.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora