Averti qui

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Respirai a fondo, cercando di realizzare ciò che lo Sconosciuto mi aveva appena detto.

Aveva conosciuto il mio vero padre.

Avrei voluto fargli altre domande, prendermi dell'altro tempo per capire davvero che cosa potesse significare, ma ormai Mitch ci aveva raggiunti.

Guardò lo Sconosciuto e poi mi guardò con aria interrogativa.

<<Papà... Uh.... Lui è... Un mio amico. L'ho chiamato perché avevo voglio di rivederlo. Dato che abita.. da queste parti..mi ha raggiunta.>>

Mi dispiaceva mentirgli, ma cos'altro avrei potuto fare?

Ciao papà, lui è il ragazzo senza nome che ho conosciuto a Saint Claire, e che adesso -non si sa come- si trova qui. Sì, papà, è un mio amico, però il suo nome non lo conosco. E ci sono altre due o tre cose su di lui un po' difficili da spiegare. Ma stai tranquillo, va tutto bene. Benone.

Ok, non mi pentii di avergli mentito.

<<Molto piacere>> disse mio padre, senza soffermarsi troppo su di lui.
<<Piacere mio>> rispose lo Sconosciuto stringendogli la mano.

Mitch non si era soffermato su di lui perché c'era qualcos'altro che gli stava a cuore.
Mi guardò negli occhi, poi mi sorrise.

<<Alex sta bene, tesoro. Ho parlato due minuti fa con il chirurgo che l'ha operato. L'operazione è riuscita. Alla perfezione. Avrà bisogno di diversi giorni di riposo, e gli resteranno un paio di cicatrici. Ma è salvo. Ce l'ha fatta.>>

Mi sollevai sul letto e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Avrei voluto alzarmi in quel momento e correre da lui, per abbracciarlo.

Ringraziai il cielo per il regalo che mi aveva fatto salvando Alex.
Guardai lo Sconosciuto, e anche lui mi sorrise.

<<Voglio andare a vedere come sta, papà. Posso?>>
<<No, Rose. Sta dormendo, e il chirurgo ha detto che per le prossime ore ha bisogno di un riposo assoluto. Ma potrai vederlo domani mattina, quando uscirai da qui.>>

Annuii, poi mi appoggiai alla testiera del letto.

<<Puoi andare a casa, o al lavoro, papà. Starò bene. E ci sarà anche lui qui con me.>>

Mio padre mi guardò, quindi mi accarezzò il viso.

<<Sei sicura, tesoro?>>
<<Certo. E Patrick resterà con me fino a domani. È in vacanza in questi giorni, quindi può certamente farmi compagnia.>>
Sorrisi, guardai lo Sconosciuto, che sembrò assumere un'espressione spaesata, stupita.
Vidi un sorriso nascere anche sulle sue labbra.
<<Patrick, eh?>> disse mio padre <<Beh, allora tienila d'occhio, Patrick. Altrimenti me la prenderò con te. Intesi?>>

Mitch sorrise, e tutti e tre alla fine scoppiammo a ridere.

Fu bello.

Fu un po' come scaricare tutta quella tensione che ci portavamo dentro.

Mio padre mi salutò, poi strinse nuovamente la mano allo Sconosciuto e quindi uscì, ricordandomi che sarebbe tornato a trovarmi in serata.

Quando ebbe chiuso la porta alle proprie spalle, lo Sconosciuto si avvicinò a me, poi si sedette nuovamente sul mio letto.

<<Patrick, eh?>> disse, in un sussurro.
<<Suonava bene, no?>> gli risposi, sorridendo ancora.

Lui scosse la testa, si guardò intorno.
Io, all'improvviso, tornai seria.

<<Hai visto il mio vero padre?>> gli chiesi, abbassando lo sguardo.

<<Sì, Rose. L'ho incontrato poco prima di arrivare qui. Poco distante dall'aeroporto. Era come se mi stesse aspettando.>>

Lo guardai con aria interrogativa.

<<Sì, lui.. Era fermo davanti all'area degli arrivi. Gli sono passato accanto, senza sapere chi fosse, e mi ha afferrato per un braccio. L'ho guardato negli occhi, senza reagire. Hanno la stessa luce dei tuoi.>>

Provai un brivido intenso, una sensazione impossibile da descrivere.

<<Che cosa... Che cosa ti ha detto?>>

<<Sapeva che stavo venendo da te. Sapeva che eri qui, perché ti ci ha portata lui. Ti ha salvata, Rose. Ha salvato te e Alex.>>

Sospirai, cercando di rimettere in ordine i pensieri. Di tenerli a freno. Ma era così difficile.
C'erano così tante emozioni in me che non ero in grado di controllare.

<<Ma perché non è rimasto qui? Perché non è venuto da me? Perché non..?>>

Mi fermai. Non sapevo più quale domanda pormi, perché era tutto illogico.
L'uomo della visione era mio padre, quindi. E mi aveva chiesto di seguirlo.
Non mi aveva fatto del male, anzi. Aveva salvato sia me che Alex. Quindi la sensazione di Desmond era sbagliata.
Al di là di quello, non avevo idea del motivo per cui continuasse a evitarmi.

<<Non ti ha voluta incontrare per proteggerti, credo, Rose. Lui stesso non mi sembrava tranquillo. Come se si stesse guardando da qualcosa, da qualcuno.>>

<<Sai dove stava andando?>>
<<No. Ma lui sapeva che cosa tu vuoi scoprire. Sapeva che non troverai pace fino a che non avrai capito cosa è successo davvero alla tua madre biologica, e perché.>>

<<Cosa ti ha detto?>>

<<Ha detto che avresti messo in pericolo te stessa e le persone che ami pur di arrivare alla verità. Sapeva che io stavo venendo qui. Lui lo sapeva. E mi ha chiesto di restare accanto a te. Di fare il possibile per aiutarti. L'avrei fatto lo stesso, ma era come se lui volesse esserne certo.>>

Sospirai, scossi la testa, mi strofinai gli occhi.

Mi chiesi se l'avrei mai conosciuto.

Quell'incertezza mi faceva male, nel profondo. Ma in realtà ero contenta. Contenta di sapere che fosse vivo. Contenta di sapere che era stato lui a salvare me e Alex.
Mi sentii, improvvisamente, meno abbandonata. Meno sola.

<<Mi ha dato un nome, Rose. Un detective. L'uomo che nel 1998 indagò sull'omicidio di tua madre. Partiremo da lui.>>

Lo guardai negli occhi, sorpresa. Avevamo davvero una strada da percorrere, allora. Qualcosa da cui poter incominciare la ricerca che più mi stava a cuore.

<<Grazie>> gli dissi <<per voler fare tutto questo con me. Per volerlo fare per me.>>

Lo Sconosciuto mi guardò, accennò un sorriso.

Poi si avvicinò a me e, all'improvviso, mi baciò, tenendo le mie mani nelle sue.

<<Resterai qui con me, stanotte?>> gli chiesi, quando le nostre labbra si furono staccate.

<<Resterò qui con te, Rose. Resterò qui con te.>>

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora