Destinazione Saint Claire

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Nate svanì nella notte, in silenzio, senza dire più nulla.

Rimasi immobile a guardarlo mentre si allontanava, piena di emozioni e parole che non ero capace di gestire, di governare.

Guardai Mitch, lo abbracciai. Avrei dovuto separarmi nuovamente anche da lui.
Nate aveva detto che, una volta liberatosi degli uomini che stavano arrivando, gli avrebbe trovato una sistemazione più sicura.

Mi fidavo di lui, gli credevo.

<<Devo andare, papà>> dissi, avvicinandomi a lui.

I suoi occhi, lucidi, sembravano raccontare una storia di cui già conoscevo il finale. L'avevo già vissuta.
Ero stanca di dover dire addio alle persone che amavo, ma sapevo, adesso come mai prima, che la strada davanti a me era diritta. Avevo una meta, una destinazione da raggiungere.
Non significa che fossi pronta ad andare via, a tornare indietro, ma era ciò che avrei fatto.

Lo abbracciai, nel tempo che fu necessario a ritrovare il suo calore. Tutto l'amore che, in quel tempo, da sempre, aveva scelto di tenere da parte per me. E sentirlo, ancora una volta, fu bellissimo.

<<Non sei obbligata a farlo, Rose. Ed io non posso restarti lontano, sapendo che potresti essere in pericolo. Non so che cosa stia succedendo, ma.. Sei la mia bambina. Lo sei sempre. Anche oggi che compi diciannove anni. Per me resti la stessa bambina che mi ha fatto innamorare per sempre. Come posso..>>

Lo interruppi, accarezzando il suo viso.

<<Non posso restare qui, ma hai sentito che cosa ha detto Nate. Lui sa... Sa che cosa sta succedendo. Sa che cosa è giusto per te, per me. Per tutti. Ne sono certa. So che dobbiamo fidarci di lui. Riesci a capire cosa voglio dire?>>

Lui mi guardò, esitando. Capivo che non fosse facile accettare quelle parole, così come non era semplice accettare quella decisione. Ma era anche per il suo bene. Non avrei mai più permesso che Mitch potesse rischiare la vita a causa mia. E speravo che, in qualche modo, anche se lontano da me, Nate avesse badato a lui.
Me lo auguravo con tutto il cuore.

<<Lo capisco, Rose>> disse, stringendomi a sé <<promettimi che farai attenzione. E che baderai a tua madre. E che mi telefonerai.>>

<<Te lo prometto, papà. E tu promettimi andrai avanti. Con tutto.>>

Lui annuì. Aveva un'espressione malinconica sul volto. Ripensai al giorno in cui avevo trovato i ritagli di giornale nel cassetto del suo studio. A come mi ero arrabbiata con lui, quella volta.

<<Papà... Non volevo arrabbiarmi con te, qualche giorno fa. Ho scoperto di essere stata adottata e..so di non aver reagito bene. Lo dispiace averti trattato male, sul serio. Se ho detto qualcosa di brutto.. Sappi che non lo pensavo. Che non potrei mai pensarlo. Tu e Cecile mi avete cresciuta, e sarò sempre vostra figlia. Al di là di tutto. Sempre.>>

Lui sorrise, mi strinse nuovamente a sé.

<<Non ne ho mai dubitato, Rose. Neanche per un solo istante.>>

Sorrisi anche io, perché era esattamente ciò che avrei voluto sentirmi dire.

<<Fai buon viaggio, piccola. Se avrai bisogno di me, sarò qui. Sempre.>>

Annuii, quindi lui salutò Cameron e lo Sconosciuto.

<<Patrick, se non ricordo male, vero? Mi sembra di aver capito che mia figlia tenga molto a te. Ed io mi fido di te, ragazzo>> disse, sorridendo.

Anche lo Sconosciuto sorrise, quindi gli strinse la mano. Dentro di me, sorrisi insieme a loro.

Salutò anche Cameron, poi ci dirigemmo verso la Ford.

Salimmo in auto, lo Sconosciuto si mise al volante ed io mi sedetti accanto a lui.

Mise in moto, e dallo specchietto guardai un'ultima volta Mitch mentre, sempre più in fretta, ci allontanavamo da quella che era stata la mia vecchia vita, diretti verso un futuro che non ero in grado di immaginare, in nessun modo.

Sapevo però che per la prima volta nella vita ero circondata da presone che tenevano a me, e che avevano dimostrato più volte di essere disposte a mettere tutto in gioco pur di regalarmi un'altra possibilità. A prescindere da quello che sarebbe stato il prezzo da pagare.

Appoggiai la testa al finestrino, chiusi gli occhi. Riavvolsi nella mia testa tutti gli eventi di quelle ultime ore.
Ero stata fortunata, perché in fondo ero viva, così come tutte le persone che amavo.

Lo Sconosciuto mi appoggiò una mano su di una gamba, in modo spontaneo, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.

Lo guardai, mentre lui fissava la strada che correva veloce davanti a noi. Quella mano, ferma sulla mia gamba, valeva più di un miliardo di baci, di parole, di promesse. E all'improvviso mi resi conto di amarlo, in un modo che fino a quel momento non mi era mai sembrato possibile.

Distolsi lo sguardo da lui, e appoggiai gli occhi sulla notte che silenziosa copriva tutto il mondo intorno a noi.

Ero pronta. Pronta a tornare nel luogo in cui tutto aveva avuto inizio.

Sorrisi.

Rose e lo SconosciutoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora