Capitolo 38 "Dimenticare"

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Isaac's Point of View:

Il compleanno di Jason. Era lì che Ian aveva deciso di mettere in atto il suo "piano". Quando entrammo nell'appartamento di Jason, ci guardammo intorno: la casa era piena di gente, la musica sparata ad alto volume e l'aria impregnata dall'odore di fumo ed alcool.

"Allora, cosa facciamo?" chiesi, incrociando le braccia al petto.

"Beviamo qualcosa, poi tu cerchi Jake e quando lo trovi fai quello che devi fare."

Alzai gli occhi al cielo. Dio, per avere sedici anni quel ragazzo era davvero schietto. Lo guardai e mi imbambolai per un po': la sua statura era bassa rispetto alla mia, ma io avevo diciannove anni, quindi... le sue labbra un po' carnose e rosee, i suoi occhi azzurri ed i capelli biondi un po' spettinati.
Lui incrociò il mio sguardo ed alzò un sopracciglio.

"Vuoi rimanere qui a fissarmi per tutta la serata o inizi a fare ciò che devi?"

Annuii ed iniziai a guardarmi intorno: Jake aveva appena dato un bacio a stampo a Jason e si era allontanato. Lo seguii fino alla zona notte, poi lo bloccai per un polso, prima che aprisse la porta del bagno.
Lui si voltò e rimase sorpreso nel vedermi.

"Isaac?"

Lo guardai e vidi qualcosa di diverso nei suoi occhi: erano più accesi e bellissimi come sempre. Volevo davvero togliergli quella felicità?

"J-Jake... Come stai?"

"Bene, diciamo..." si liberò dalla mia presa e sorrise appena. "Tu?"

Guardai verso la porta infondo al corridoio che collegava la zona notte alla sala: Ian sarebbe dovuto arrivare da un momento all'altro insieme a Jason.

"Io stavo per fare un grosso errore." dissi quasi tra me e me. "Sii felice Jake."

Gli lasciai un semplice bacio sulla guancia e mi allontanai. Jason ed Ian arrivarono in corridoio proprio in quel momento ed il biondino mi guardò confuso.

"Auguri amico, perdonami per il regalo, cercherò di rimediare." dissi rivolto a Jason, prima di prendere Ian per mano e trascinarlo fuori dall'appartamento.

Quando fummo in corridoio, lui si liberò dalla mia presa e mi spinse appena. Io sbuffai e pigiai il bottone giallo per richiamare l'ascensore.

"Perché non hai baciato Jake? Eppure mi sembrava di essere stato chiaro! Poi perché mi hai trascinato qua fuori, io non ho ancora finito, devo parlare con Blane!"

Lo guardai e ridacchiai appena: era tenero con quelle guance rosse per la rabbia.

"È ora di andare a dormire per i bambini, quindi ti riporto a casa."

L'ascensore arrivò ed io ce lo spinsi dentro, entrando subito dopo. Cercò di uscire, ma mi piazzai davanti a lui, prima che le porte si richiudessero.

"Stronzo! Io non sono un bambino! Poi non ci voglio andare a casa!"

"Oh Santo cielo, smettila di urlare." dissi in tono calmo, prima di appoggiare la mia schiena contro una parete dell'ascensore.

Quando le porte si aprirono, lo afferrai nuovamente per un polso e lo portai fuori dall'edificio, fino ad arrivare alla mia macchina.

"Non salirò in quella macchina. Non con te, bastardo."

"Da quella boccuccia escono un po' troppe parolacce per i mie gusti. Dovresti usarla in un modo più utile, sai..." conclusi in tono malizioso.

Lui si dimenò per l'ennesima volta ed io risi, per poi aprire la macchina e buttarcelo praticamente dentro. Misi in moto ed iniziai a guidare, mentre Ian continuava a lamentarsi sotto voce.

"Allora, dammi l'indirizzo di casa tua."

"Mai. Io non ci torno a casa, fine della storia."

C'era della tristezza nella sua voce, ma decisi di non fare domande.
Quando arrivai davanti al mio palazzo, scesi dalla macchina, aspettando che lui facesse lo stesso. Iniziai a camminare e lui mi seguì, come previsto. Quando arrivammo davanti alla porta del mio appartamento, l'aprii e lo feci entrare. Quando richiusi la porta alle mie spalle, lo guardai: stava piangendo.

"Ian?"

"No! Lasciami in pace!"

Provai a toccargli una spalla, ma lui scostò la mia mano bruscamente.

"Vai in camera mia, arrivo." dissi, prima di andare in cucina.

Lì presi una vaschetta di gelato alla vaniglia e due cucchiaini. Andai in camera mia e vidi Ian in piedi accanto al mio letto: sembrava un cucciolo smarrito.

"Mettiti comodo e fai come se fossi a casa tua."

Lui mi guardò, gli occhi ancora rossi per le lacrime di poco prima. Tolsi la maglietta ed i jeans, per poi indossare dei semplici pantaloncini grigi. Lui mi guardò e si bloccò ad osservare il mio petto, poi si sedette sul letto e tolse la sua felpa, appoggiandola sul cuscino. Io aprii la vachetta di gelato e gliela porsi, insieme ad un cucchiaino.
Iniziammo a mangiare in silenzio.

"Perché piangevi?"

Scosse la testa e prese un'altra cucchiaiata di gelato.

"Il gelato alla vaniglia mi tira sempre su di morale, strano vero? Qui a Londra è anche più buono che in America."

Lui mi guardò e scoppiò a ridere. Amavo la sua risata. Un volto così bello non doveva essere rovinato da delle lacrime.

"Bé, visto, sta già funzionando." aggiunsi.

Lui si bloccò un attimo come se stesse pensando a qualcosa, poi prese dell'altro gelato, facendone colare un po' sul mento. Fu quasi istintivo: mi sporsi in avanti e lo leccai via, per poi impossessarmi delle sue labbra. Lui si irrigidì appena e fece un lungo sospiro, per poi appoggiare una mano sul mio petto nudo e spingermi delicatamente.

"Cos'era quello?" chiese, perplesso.

"Un bacio."

"E scusa, perché lo avresti fatto?"

"Perché mi andava, okay? Non farne un dramma."

Mi guardò un altro po', per poi continuare a mangiare in silenzio.

"Forse dovresti semplicemente dimenticare Blane, come io Jake."

Lui alzò lo sguardo e scosse la testa, con un'espressione incredula.

"No, io non voglio dimenticare Blane e poi se tu rinunci a Jake così facilmente significa che non lo ami realmente."

"Oppure che lo amo così tanto da decidere di lasciarlo andare per renderlo felice."

Lui si bloccò e strinse il cucchiaino più forte, per poi lasciarlo cadere sul materasso. Misi la vaschetta di gelato ed i cucchiaini sul comodino accanto a me e mi avvicinai a lui, afferrandogli il mento e facendogli alzare lo sguardo: inostri volti a pochi centimetri di distanza, i nostri respiri che si univano.

"Dimenicati di Blane, Ian. Lui non tornerà né domani, né fra un mese, mai."

Appoggiai le mie labbra sulle sue ed iniziai a baciarlo dolcemente, in attesa di una sua risposta.
Lui si staccò appena ed appoggiò un mano sul mio petto, senza spingermi però.

"Come?" mormorò.

"Mmh?"

"Come faccio a dimenticarlo?"

Sorrisi appena e lo feci sdraiare, per poi insinuarmi tra le sue gambe, gesto che lo fece arrossire appena.

"Fai l'amore con me. Non pensare a lui ed io non penserò a Jake."

Dopo quella frase non ci furono più parole, ma solo baci bollenti ed i nostri corpi avvinghiati l'uno all'altro, che si cercavano in una danza erotica dettata da una passione apparentemente insensata. Perché sì, io ed Ian eravamo dei completi sconsciuti, ma in un certo senso avevamo bisogno l'uno dell'altro per dimenticare due persone che non ricambiavano i nostri sentimenti.
Eppure, stranamente, quella notte non pensai a Jake. C'era solo Ian, il suo volto dolce, le sue labbra morbide, la sua pelle calda e la sua voce che chiamava il mio nome mentre insieme raggiungevamo il limite.

Jake e Jason 2 | Non passa. Mai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora