capitolo 30

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Quella mattina sembrava una mattinata classica, alzarsi, lavarsi, scrivere a Rose e fare colazione. Andai a lavoro, che avevo da poco trovato. Lavoravo ogni mattina dalle nove alle due in un bar non molto distante da casa mia, che potevo raggiungere con la bici. Lavorai tranquillamente e ogni tanto, nei momenti di calma controllai i messaggi, Rose non mi aveva ancora risposto. Verso le due e mezza uscito dal bar mentre raggiungevo la bici controllai nuovamente i messaggi e non avevo ancora ricevuto una risposta. Prima di salire in bici chiamai la madre di Rose, ma, dopo molti squilli, partì la segreteria, chiamai altre volte, ma nonostante le mie continue chiamate, nessuno rispose. Arrivato a casa non sapevo più cosa fare per sapere qualcosa, allora come ultima speranza chiamai suo papà, ma neanche lui rispose alle mie continue chiamate. Nessuno sembrava volermi rispondere. Ero seduto sul divano a distruggermi le labbra per l'ansia che non stentava a scendere. Mia madre arrivò a casa e dopo essersi cambiata si sedette vicino a me.
-cosa c'è?- mi chiese.
-ho paura!- le dissi mentre cercavo di non piangere e non riuscendo a dire altro.
-perchè?- mi chiese -cosa succede?-.
-Rose- le risposi non sapendo come spiegare il tutto.
-cosa ha fatto sta volta?- mi chiese dopo una breve pausa sorridendo ignare di tutto.
-è sparita, non la sento più, è scomparsa, non risponde, i suoi non rispondono, e io non so cosa fare. Ho paura, ho paura che abbia fatto qualcosa di brutto, ho paura che non sia più riuscita a controllare la sua tristezza, ho paura che la tristezza l'abbia inglobata e che non ce l'abbia più fatta e che- mi interruppi bruscamente e non riuscii più a continuare, perchè avevo un nodo alla gola che mi rendeva difficile anche respirare.
-immagino- mi rispose abbracciandomi.
-mamma ho paura- risposi ricambiando il suo abbraccio e iniziando a piangere.
Mi sembrava di essere tornato un bambino, che ha bisogno della mamma, e che quando è spaventato cerca di essere protetto tra le braccia della mamma. Questa, però, era una situazione nuova per me, non sapevo come comportarmi, e cosa fare per calmare la situazione che mi faceva battere il cuore a mille, ma non come quelle volte in cui stai insieme al tuo grande amore, e il battito aumenta, in quel momento ti senti bene, mentre ora il cuore che batteva sempre più, mi dava sempre più in ansia, e avevo bisogno di calmarlo.
-tesoro è normale che tu sia preoccupato, perchè è una persona a cui vuoi bene, ma magari non è successo nulla, magari sono molto occupati e non possono rispondere- mi disse cercando di calmarmi.
-non lo so, ed è questo a preoccuparmi, non sapere nulla- le risposi asciugandomi le lacrime.
Durante un film, che avevo fatto partire per distrarmi un po', sentii il telefono vibrarmi in tasca. Guardai lo schermo e con le mani tremanti lessi "AMORE" e risposi più velocemente che potevo.
-amore dimmi- risposi con lo stomaco e i polmoni in fiamme e con un peso sul petto.
-no non sono Rose- mi rispose sua madre.
-ahn- risposi non sapendo più cosa dire e con l'ansia che aumentava sempre più ogni secondo che passava.
-Rose è in camera sua, ma mi ha detto che si scusa con te perchè non ti ha risposto,e mi ha detto di spiegarti ciò che è successo oggi- mi rispose con la voce che tremava sempre di più.
-dimmi- le risposi preoccupato.
-il nonno ci ha lasciati- mi rispose velocemente.
-cosa?- risposi incredulo -ma stava meglio, era migliorato, cosa è successo?-.
All'altro capo sentii solo dei singhiozzi.
-ti dirà dopo- mi rispose singhiozzando.
-condoglianze- risposi senza parole.
-grazie, ciao Daniele- mi disse, e senza lasciarmi rispondere chiuse la chiamata.
Attesi con ansia quel messaggio, che mi arrivò dopo cena, di cui mangiai molto poco. Nel messaggio Rose mi spiegava che suo nonno aveva fatto un infarto, non aveva sofferto, e che sabato, tra quattro giorni, avrebbero fatto il funerale. Dato che mi aveva risposto pensai che fosse giusto chiamarla.
-hey amore- le dissi appena rispose.
-hey- mi rispose
-lo so che è una domanda stupida, ma come va?-
-si lo è, e come vuoi che vada!- mi rispose con voce triste.
-eh immagino- le dissi non sapendo cosa dirle -vorrei essere la per sostenerti-.
-l'unica persona che vorrei vicina ora e mio nonno- mi disse scoppiando a piangere
-lo so- le dissi.
Mi sentivo stupido e insensibile rispondendole in queste maniere stupide, ma non sapevo che dirle e cosa fare. Quando sei tu a stare male speri sempre che qualcuno ti sostenga con parole epiche e che ti aiuti a stare meglio, ma ognuno soffre in maniera diversa, e non si riesce a concepire a pieno il dolore altrui. Pensi a ciò che hai provato per aiutare le persone che stanno male, ma alla fine puoi solo parlare, ma non può aiutare molto, perchè tutto quello di cui hai bisogno è stare insieme agli amici e ridere, anche se non si ha voglia.
-amore, vuoi parlare un po'- le chiesi
-amore ho paura di trattarti male, perchè sono abbastanza nervosa, ho la casa piena di persone e l'unica cosa che voglio in questo momento è stare sola, ho trovare un modo per non essere così triste, scusa se ti tratto male, ma non ho per niente voglia di parlare, scusa- mi rispose con un filo di voce, come se non avesse nemmeno la forza di parlare.
-certo tesoro capisco- le dissi -ti amo e se hai bisogno di me fammelo sapere-.
-certo tesoro anche io, e scusa ancora- mi disse Rose, con voce che esprimeva solo tristezza.
-ciao- le dissi non sapendo come chiudere la chiamata.
-ciao ci sentiamo domani- mi rispose chiudendo la chiamata.
Non sapevo cosa fare, non sapevo come gestire la situazione, non sapevo come poterla fare stare bene.
-hey tutto bene?- mi chiese mia mamma appoggiandosi alla porta.
-no, no, tutt'altro, mi sento inutile!- le dissi stendendomi sul letto.
-immagino- mi disse entrando in camera e prendendo la sedia che era ai piedi del letto, vicino a una scrivania.
-cioè come posso aiutare una persona che sta male e che non vuole essere aiutata, anzi che vuole restare sola, chiusa nella sua cupola di tristezza- le dissi disperato.
-dalle del cioccolato- mi rispose sorridendomi come solo una madre può fare -dicono che il cioccolato dia felicità, poi capisci, ha bisogno di stare sola e di assimilare la cosa-.
-ma...- le cercai di dire.
-no, niente ma- mi disse -lasciale del tempo per pensare, vedrai che, dato che ti ama, appena starà meglio ti chiamerà, e parlerete ancora-.
Per un attimo nessuno dei due sapeva cosa dire.
-quando sarà il funerale?- mi chiese senza guardarmi negli occhi.
-sabato- le dissi girandomi verso di lei.
-ci vuoi andare?- mi chiese.
-io si ci vorrei andare- le risposi stringendomi nelle spalle
-amore prepara le valige- urlò a mio padre -sabato andiamo da Rose e dalla sua famiglia e stiamo la anche domenica-.
-ma già le valige?- le chiese.
-beh ovvio- gli rispose facendomi l'occhiolino.
-grazie mamma- le dissi incredulo, e cercando di sorriderle.
-di nulla- mi rispose uscendo dalla stanza.
-aspetta- mi disse tornando -hai ancora il numero dell'hotel?- mi chiese.
-certo- risposi tirando fuori il telefono e scrivendole il numero su un foglio.
-grazie ancora mamma- le dissi.

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