capitolo 35

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I giorni continuavano a passare, e agosto passò così veloce che neanche me ne accorsi, e non riuscimmo a vederci per tutto il mese. Le vacanze di ferragosto non le passammo assieme perchè i suoi genitori ci tenevano a passare una vacanza in famiglia, dato che il lavoro gli occupava gran parte della giornata e si vedevano solo la sera, e ci tenevano a godersi la settimana, e io non avevo bisogno di altri motivi per stare antipatico a suo papà.
Un giorno io e Rose ci chiamammo con Skype e la trovai in lacrime.
-cosa succede tesoro?- le chiesi spaventato.
-nonostante tutti i tentativi che ho fatto, tutte le terapie, è stato tutto inutile, non ci credo, non so più che fare se non piangere- mi rispose tra i singhiozzi.
-tesoro, non capisco, cosa c'è? Perchè stai piangendo?- le chiesi nuovamente.
-come fai a non capire?- mi chiese urlando -cosa non ti è chiaro?-.
-tutto, ma stai tranquilla- gli dissi incredulo per quello scatto d'ira, ma la capivo, era visivamente sconvolta.
-le terapie alla schiena sono state inutili, e nonostante io abbia sofferto immensamente, ora mi è arrivato il busto, e lo devo mettere- mi disse scandendo bene le parole come quando si parla ad un bambino -hai capito ora o te lo devo rispiegare?- mi chiese infilandosi le dita tra i capelli.
-si ho capito ora- le dissi capendo il perchè di tutta quella tristezza.
Nei mesi precedenti la famiglia di Rose aveva speso molti soldi per tutte le terapie che aveva fatto per combattere la scoliosi, per evitare il busto, che più che un apparecchio medico, sembrava uno strumento di tortura. Aveva sofferto di mal di schiena e mal di testa e molte sere le passava stesa sul divano per colpa di tutti questi dolori. Era frustrante sapere che tutti i sacrifici che avevano fatto erano stati inutili, e se lo era stato per me, tanto più lo era per Rose, che aveva vissuto tutto in prima persona.
-tesoro non sai quanto mi dispiace- le dissi, non sapevo perché ma quella era l'unica cosa che mi veniva in mente da dirle, non ero molto bravo a rincuorarla.
-senti se hai da dire solo questo me ne vado- mi disse quasi urlando, e senza lasciarmi il tempo di risponderle chiuse la chiamata.
Restai impalato davanti al computer per alcuni secondi, con gli occhi spalancati, stupito da tutta quella rabbia. Era sempre stata dolce e tranquilla, non l'avevo mai vista così, capivo che la delusione le fomentava la rabbia, e che dovevo solo aspettare che si calmasse. La sera prima di dormire per abitudine persi il telefono e aprii la nostra chat per augurarle la buona notte e le scrissi in modo da dimostrargli che non ero arrabbiato con lei, nonostante quello che era successo, e che la amavo ancora.
Il giorno seguente mentre mi dirigevo al mio posto di lavoro controllai assiduamente il telefono, attendevo con ansia il suo messaggio, e mentre lavoravo tutti i miei pensieri erano rivolti a lei, e niente riusciva a distrarmi, neppure due chiacchiere con l'uomo che avevo incontrato precedentemente al bar.

Quando il mio turno finì controllai il telefono, ma non trovai neanche un suo messaggio. In quel momento capii che dovevo agire, dovevo fare qualcosa. Nascosi tutta l'ansia e tutta la preoccupazione dalla mia voce e la chiamai. Tra uno squillo e l'altro sembravano passare ore, ore in cui la mia ansia cresceva, perchè mi ero già trovato in questa situazione, e tutto era andato male ogni volta. Il piccolo mondo felice che mi ero creato con lei si sgretolava ad ogni squillo, poi tutto ad un tratto sembrò ricomporsi, appena sentii la sua voce.

-hey come va?- le chiesi ancora incredulo di sentire la sua voce.
-come credi che vada?- mi rispose con una nota sorpresa nella voce triste.
-lo immagino, e veramente mi dispiace un sacco, e mi dispiace ancora più non esserti vicino in questo momento molto difficile, ma stai certa che anche se non sono con te ora continuo a pensarti, e continuo ad amarti, presto ci rivedremo, e in quel momento potrò darti tutto il sostegno fisico di cui hai bisogno, e ti abbraccerò, ti abbraccerò talmente forte da toglierti il fiato e resterò attaccato a te appena me lo chiederai, e finchè potrò, aspettami, perchè arriverò il prima possibile- le dissi con il tono più profondo e serio che potesse raggiungere la mia voce.
-e io so che tu sei il ragazzo migliore del mondo, ma prima ero nel pieno di una crisi di nervi, e avevo bisogno solo di chiudermi in me stessa, invece ho chiamato te, e ho combinato un disastro, ti giuro che non volevo, avevo paura di averti perso, ti chiedo scusa veramente, ti prego perdona il mio caratteraccio, e il mio umore ballerino- mi disse con voce tremante, come se sarebbe stata capace di piangere da un momento all'altro.
Restammo a parlare fino all'ora di cena, tanto avevo moltissimi minuti, che non utilizzavo mai, e questo era un buon modo per usufruirne, anzi il migliore. Anche se distavamo centinaia di chilometri l'uno dall'altra, ogni volta che eravamo al telefono la sentivo vicina, sembrava di essere in un sogno, ma poi, come quando ci si risveglia da un bel sogno, c'è la delusione, come quando dovevamo salutarci, ed era un piccolo addio anche quello, come ogni volta.

Perché stai piangendo? (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora