Affranta chiesi scusa all'uomo per essermi imposta in maniera così autoritaria e ritornammo alla bottega dove ultimò la presa delle mie misure – Siete fortunata, della vostra taglia ho giusto qualche abito dello scorso inverno, se per voi va bene ovviamente, principessa. – disse con un mezzo inchino – Non chiamatemi principessa, non lo sono più. Mio padre mi ha esiliata. – il mio cuore era incrinato perché per quanto potessi odiare tutto quello che mi ero lasciata alle spalle quella notte sapere di avere una "casa" e una "famiglia" è sempre piacevole.
- Volete ancora tornare? – mi chiese l'uomo prima di sparire fra mille stoffe senza attendere la mia risposta.
- Perché siete gentile con me? – chiesi soprappensiero – Cosa intendete? – chiese lui di rimando visibilmente confuso – Da noi al castello le donne e le ragazze non vengono trattate con troppi riguardi dagli uomini a meno che non siano falsi uomini. – il piccoletto rise sotto i baffi bonariamente – No, non sono ciò che credete. Da noi le donne sono alla pari degli uomini e chiunque venga sorpreso a maltrattare in qualsiasi senso una donna, come anche un uomo, la pagherà cara. Il principe è molto intransigente su queste questioni. – mi porse un abito scuro e morbido – Provatelo. – mi incoraggiò.
- Chi sarebbe il principe di cui parlate? – chiesi mentre mi cambiavo nel camerino improvvisato da spesse stoffe biancastre, lo sentii ridere. – Non ho mai visto questo posto nonostante faccia parte del regno. – proseguii, leggermente infastidita dalle risate dell'uomo – Perdonatemi non volevo offendervi con le mie risa, dev'essere vero ciò che si dice di voi del Regno del Sole. – uscii dal camerino in silenzio, in attesa che proseguisse – Le donne non vengono per nulla educate se non a fare le brave mogli e madri. Vedete principessa, il Regno del Sole ha resto questo posto libero da ogni sudditanza a causa delle maldicenze che ci credono maledetti da chissà quale grande fattura. Così siamo un regno indipendente e il principe, lui odia il termine Re perché dice che non si addice ad un ventenne, è colui che vi ospita da giorni. – sgranai gli occhi – Credevo fosse un semplice barone o un arricchito, il suo non è un castello regale. – osservai ricordando l'aria lugubre dei corridoi – Come si chiama questo regno? – chiesi – Regno di Kore. – rispose lui indaffarato nello studiarmi – Vi sta d'incanto. – concluse.Mi guardai allo specchio e dovetti ammettere che il velluto blu seguiva le mie forme come se fosse stato realizzato su misura – Vi ringrazio, è perfetto. Vi devo qualcosa? – chiesi cercando di ricordare quante monete avessi con me la notte del ballo – Non dite sciocchezze, il principe ha già pagato tutto e poi è sempre un piacere offrirvi i miei servigi! – sorrise lui – Ho lo stesso abito in un altro colore, verde se non vado errato. Se volete potete prenderlo ed entro qualche giorno tornerò a castello con gli abiti confezionati. – proseguì, annuii lievemente.
La mia testa era pesante e la mia mente rincorreva troppi interrogativi irrisolti, dal mistero che circondava Lysandros, o come si faceva chiamare dai suoi sudditi "principe", all'esilio inaspettato.
Con il capo poggiato al palmo della mano il mio corpo stremato da quella faticosa giornata si abbandonò ad al sonno durante il viaggio di ritorno, cullato dal ritmo degli zoccoli dei cavalli sul selciato e dal rumore delle ruote in movimento.- Vedo che non siete andata via. – risalii dal mondo di Morfeo tristemente, volendo ancora per qualche istante proseguire un dolcissimo sogno di cui già non ricordavo più nulla, ma che mi aveva fatta sorridere. Il tepore delle coperte mi avvolse ed i miei occhi furono accolti da una calda luce aranciata proveniente dalla finestra sulla mia sinistra – Che ore sono? – chiesi al mio interlocutore rendendomi conto di essere nel mio letto al castello – Le sei, sta tramontando. – mi tirai subito su cercando con lo sguardo il ragazzo che mi stava parlando – Vi prego non nascondetevi. – dissi, ora ricordavo che era stato lui il protagonista del mio dolce sogno – Credo abbiate saputo, se non siete più andata via... - la sua voce sembrava dispiaciuta ma tradiva una nota di sollievo – Perché non me ne avete parlato? – chiesi continuando a cercarlo, i miei occhi correvano da un capo all'altro della stanza – Non volevo ferirvi in alcun modo. – rispose lui – Perché non mi avete detto di essere il Re di questo posto? – chiesi ancora, lo sentii sbuffare e ricordai che non amava essere denominato così – Chiudete gli occhi e promettete di non aprirli. – disse lui invece di rispondere alla mia domanda – Vi prego. – implorò.
Senza alcuna logicità chiusi gli occhi e aspettai che succedesse qualcosa, sentii un peso affondare nel materasso a pochi centimetri da me, una mano sul ventre mi costrinse a stendermi, sentivo un profumo dolce inebriarmi le narici e rilassarmi – Mi spiace se non vi do la possibilità di vedermi in volto e se vi nascondo molte cose ma credetemi, è meglio così. -
Mi resi conto di adorare il suono della sua voce e adoravo la velocità con cui il mio cuore correva in sua presenza – Vi sentite bene? – chiese lui – Sento da qui il suono dei vostri battiti. – ci fu un momento di silenzio – Devo andare. – disse poi e lo sentii allontanarsi da me – Non andatevene. – lo pregai allungando una mano e aprendo d'istinto gli occhi, vidi i suoi capelli scuri e fluenti chiudersi la porta alle spalle – Vi avevo chiesto di non aprire gli occhi. – e rimasi lì a fissare la porta ormai chiusa con quella luce calda che mi illuminava il volto.
Ricordavo, avevo sognato i suoi occhi sorridermi e le sue braccia stringermi ed era stato il più bello dei sogni. Sentivo il suo profumo aleggiare nella stanza, chissà da quanto ero lì, magari era stato lui stesso ad avermici portata.
Mi guardai il corpo e notai di avere indosso la piccola veste di seta rosa con cui dormivo.
Arrossii violentemente al pensiero che qualcuno avesse dovuto togliermi gli abiti di quella mattina per farmi indossare la veste.
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Lysandros
Mystery / ThrillerLa guardava fisso mentre dormiva e pensava fosse la ragazza più bella che avesse mai visto. Questo pensiero lo tormentava, la sua bellezza avrebbe significato un enorme pericolo per entrambi. "E' già successo quattro volte, non ce ne sarà una quint...