Lysandros, capitolo 16.

899 74 7
                                        

Mi persi per qualche istante nel suo dolce sguardo beandomi di quella situazione, ma subito mi ripresi per chiedere – Da quanto ne so le maledizioni possono essere spezzate, non c'è un modo per farlo? -
- Per cinque anni abbiamo cercato una risposta a questa domanda. – Ermete riapparve alle nostre spalle come fosse fatto d'ombra – Esiste certamente un modo, ma la ninfa prima di sparire furente non ci ha lasciato sapere questo particolare. Abbiamo provato in tutti i modi; amuleti, pozioni, svariati riti ma nulla ha funzionato e, purtroppo, fino ad ora sono già morte quattro giovani sotto il nostro tetto. -
- Ed io non posso permettere che muoia anche tu Corin! – Lysandros scattò in piedi per raggiungere il camino e guardare il fuoco distrattamente, immerso fra i suoi pensieri che non mi era dato sapere – Per questo non volevi che interferissi con Madame La Voisin? Per questo hai cercato di farti pugnalare? – chiesi fissando le sue spalle immobile, lui voltò il busto nella mia direzione ed annuì sconfitto.
- Faremo in modo che io superi il 21 di giugno incolume. – affermai risoluta – Questo è impossibile. – ribatté il ragazzo dandomi nuovamente le spalle – Sono la figlia di Re Sole, la più grande per nascita ed erede. Per anni mi sono ribellata agli schemi della mia società vincendo ogni volta, ho sventato un assassinio e sono ancora viva, posso resistere per un altro mese. – proseguii decisa, Ermete rise dolcemente – Avete fatto bene ad insistere quella notte mio caro Principe. – ed uscì fuori dalla stanza.

- Lei dev'essere ancora qui. – disse Lysandros appena fummo soli – Altrimenti come avrebbe potuto ucciderle? Sono tutte morte in circostanze misteriose, chi strangolata e chi avvelenata. Lei è ancora qui. – ripeté soprappensiero, a quel punto mi venne un'idea – Facciamo in modo che mi uccida. – Lysandros si voltò per guardarmi, più per rimproverarmi che per sentire ciò che avevo da dirgli, così alzai il braccio per fargli capire che non avrebbe dovuto interrompermi e lui richiuse la bocca già pronta a controbattere – Lei deve credere di poterlo fare, la trarremo in inganno, capiremo chi è e la colpiremo non appena lei abbasserà la guardia. -
- Sarà difficile, potrebbe aver cambiato aspetto... - pensò Lysandros – Ci riusciremo. Sarà l'unica persona presente quando proverà ad ucciderci. – il volto del ragazzo era composto da preoccupazione e timore, per nulla convinto delle mie parole – Credo questa sia l'unica alternativa al restare con le mani in mano. – sorrisi soddisfatta, lui mi baciò la fronte e mi suggerì di andare a riposare dato che quella serata era stata tutt'altro che serena.

- Oh, vi stavo preparando la camera per la notte principessa. – sorrise la giovane serva non appena mi vide – Ho visto voi ed il principe incamminarvi verso la stanza del camino, di cosa avete parlato? – chiese maliziosa – Sono molto stanca, magari ve ne parlerò un altro giorno. – risposi infastidita da quella curiosità frivola, volta solo a farsi gli affari degli altri – Perdonate la mia curiosità. – abbassò il capo remissiva – Vi auguro una buonanotte. Ah, ho pulito il liquido che ho trovato per terra. – ed uscì fuori dalla stanza mantenendo il capo chino.
Forse non avrei dovuto trattarla in maniera così aggressiva, ma la stanchezza mista ad adrenalina e alla minaccia di morte certa avrebbero reso chiunque irritabile.

La fine di aprile era ormai arrivata ed io e Lysandros ormai avevamo instaurato un rapporto non più basato sul mistero ma sulla reciproca stima ed affetto, anche se io non potevo ancora dire di esserne innamorata.

O forse non volevo ammetterlo.

- Non vi ho mai chiesto di Ermete. – riflettei durante una delle nostre solite passeggiate in giardino dopo pranzo, in cui lui mi teneva il braccio e mi accarezzava il dorso della mano sorridendomi costantemente – Cosa intendi dire? -
- Lui è il vostro maggiordomo, ma mi è sempre sembrato qualcosa di più. Soprattutto dopo la notte del ballo. – ammisi, lui rise compiaciuto – Vedete Corin, quando mio padre è morto c'era bisogno di qualcuno che si occupasse di me e mi istruisse nell'arte dell'aristocrazia. Così scelse uno dei suoi più fidati collaboratori affinché facesse le mie veci e mi accudisse fino al compimento dei diciott'anni. -
- Perdonatemi, ma non sapevo che i maggiordomi potessero anche essere collaboratori reali. – Lysandros rise ancora ed io non potei che perdermi, come sempre d'altronde, in quel suono melodioso – Non era un semplice collaboratore, bensì il suo consigliere reale, l'uomo più fidato di tutta la corte. Ma non preoccupatevi, so che da voi le leggi sono ben diverse. Comunque Ermete ha seguito la nostra generazione dalla maggiore età di mio padre e sua salita al potere. E' il mio più caro amico oltre che custode di tutti i miei segreti. – sorrisi maliziosa – Segreti dici? – mi avvicinai con fare curioso ma come risposta ottenni solo un bacio sullo zigomo, leggero e posato – Segreti che Ermete porterà nella tomba con sé. -

Camminammo per qualche altro istante, poi mi fermai osservando un arbusto dai piccoli fiori gialli – Cosa c'è? – chiese Lysandros vedendo la mia espressione corrucciata – Quelli sono gelsomini gialli. – dissi – Oh sì, esprimono eleganza. – proseguì lui senza capire – E fioriscono a maggio. – ripresi io guardandolo – Non preoccuparti, ci riusciremo. – rispose sorridendomi, ma non c'era sbuffo né traccia di convinzione nei suoi occhi – Non ha ancora attaccato, non ci ha ancora provato. – ammisi – Mancano pochi giorni. – continuai stringendomi a lui – Lo so Corin, lo so. -

- Principe, Corin, è pronto il thè. – sentimmo Ermete chiamarci da lontano e così ci incamminammo verso il grande castello senza più dire nulla, con un peso sul cuore che sarebbe sparito o ci avrebbe schiacciato.
Entrambi.

Lysandros Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora