*Avviso ai lettori: questo capitolo, come i prossimi due, potrebbero contenere passaggi non adatti ad ogni tipo di pubblico, essendo contenute violenze di vario genere.*Nei giorni seguenti mi rintanai nelle mie stanze intenta ad escogitare fin nei minimi dettagli il piano per evitare che fallisse, facevo prove e mi esercitavo a fingere calcolando qualsiasi possibile imprevisto.
Spesso mi veniva a trovare la giovane serva la quale mi aveva messo al corrente del fatto che il Principe aveva dato anche a loro la possibilità di partecipare al ballo e che era estasiata all'idea di sentirsi principessa anche solo per una sera, mi ricordava così tanto una fiaba che mi raccontava sempre la mia mamma; parlava di una dolce ragazza che poteva vivere per una notte il sogno di essere principessa. Quella serva aveva lo stesso luccichio negli occhi che avevo immaginato per la protagonista di quel racconto.Madame La Voisin era spesso in compagnia di Lysandros, li sentivo ridere in giardino o in biblioteca, lui non suonava più il piano ma si beava della voce stridula della donna, mentre lei non era più attesa ai pasti perché li passava in sua compagnia. Ermete cercava di consolarmi in ogni modo, dalla battuta all'assicurarmi che dopo il ballo lei sarebbe andata via. Poveruomo, non sapeva nulla ed io non potevo rischiare di rovinare tutto a pochi giorni dal ballo.
- Principessa fatevelo dire, sarete la più bella di tutte stasera. – ripeteva la giovane serva mentre mi aiutava ad infilare la maschera senza rovinare l'acconciatura – Siete sempre gentilissima, ma sono convinta che questa sera ci sarete voi a battermi. – lei rise, ma nella sua risata colsi una punta di superbia e delle note troppo stridule per il suo tono di voce – Perdonate. – disse notando il mio sguardo – Sono molto nervosa. – le presi le mani che tremavano leggermente – Non dovete preoccuparvi, pensate solo a divertirvi. Avete perso nuovamente l'anello? – chiesi osservandone le dita prive, lei mi guardo interrogativa – L'anello di vostra madre, quello d'argento. – ripetei aggrottando le sopracciglia – Oh sì, perdonate la sbadataggine, dev'essere l'emozione. No è nel mio piccolo portagioie. – sorrise e si congedò.
Le serve non hanno la possibilità economica di avere un portagioie solitamente, ma pensai che forse Lysandros doveva essere un sovrano molto magnanimo.Mi guardai allo specchio prima di uscire dalla camera, l'abito scendeva morbido e la gonna ampia svolazzava leggiadra seppur avesse non so quanti veli a renderla pomposa e gonfia, mentre la maschera nascondeva perfettamente il volto lasciando alla vista solo le labbra.
Chissà se Lysandros saprà riconoscermi, mi chiedevo mentre mi avviavo verso il grande salone dei ricevimenti, da quando ero a castello non avevo avuto modo di vederlo e, non appena varcai la soglia, ne rimasi colpita.
Il castello tetro e gotico che avevo sempre visto sembrava essersi trasformato nelle migliori magioni francesi, con ampie vetrate e un'aria d'oro tutt'intorno. Preferii non farmi annunciare, perché se gli invitati avessero saputo che al ballo c'era anche la ricercata numero uno del Re Sole la festa si sarebbe trasformata in una spaventosa caccia all'uomo.Salutai con un inchino gli invitati, muovendomi disinvolta e facendo sussurrare chiunque superassi, nessuno sapeva chi fossi e non potei che sentirmi incredibilmente potente. Pensai subito al Principe, nemmeno io sapevo chi lui fosse.
Lo riconobbi in un istante, accanto a Madame La Voisin inconfondibile in quel suo abito rosso fuoco con lo scollo profondo. Accanto a loro due mio padre rideva con la mano sul largo ventre, probabilmente di una battuta che aveva fatto ridere solo lui. La mano volgare sul sedere della donna mi fece distogliere lo sguardo, inorridita da tanta rozzezza. Notai in fondo alla sala una donna che solitaria guardava fuori dalla finestra, la riconobbi per i suoi capelli dorati che riflettevano, come sempre, la luce calda dei grandi lampadari di cristallo – Helêne! – la salutai correndole in contro. Lei mi sorrise debolmente, aveva una maschera che le copriva solo gli occhi lasciando in bella vista la pelle pallida e stanca – Stai bene amica mia? Sembri distrutta. – lei sorrise ancora annuendo debolmente, silenziosa come non lo era mai stata, notai allora una piccola tumefazione vicino al labbro inferiore, lei si scostò da me non appena avvicinai le dita per capire, scoprendo una parte del collo ben nascosta dai capelli semi-raccolti rivelando un grosso livido – Helêne... - lei mi guardò fisso attraverso la maschera, i suoi occhi impiantati nei miei.La presi per un braccio e la trascinai nella sala del telefono del castello lontana da occhi indesiderati, lì le tolsi la maschera e lei docile abbassò il capo quando vidi i suoi occhi rossi e gonfi di pianto, pieni di lividi e graffi. Sollevò le maniche del vestito e la gonna, mostrandomi silenziosamente altre ferite mentre dai suoi occhi sgorgavano fiumi ghiacciati ricolmi di dolore, aveva il viso basso come a voler ammettere una colpa.
Dal canto mio non sapevo cosa dirle né come consolarla, troppo scioccata da come la mia migliore amica fosse stata ridotta – Chi è stato? – sussurrai con la voce rotta, lei mi guardò – Mio marito. – poi riabbassò il capo, un singhiozzò tradì il suo silenzio e solo allora ebbi il coraggio di stringere a me quella creatura rotta da una colpa non sua – Perché lo fa? – chiesi con le lacrime agli occhi, nel suo pianto disperato ella rispose – Torna a casa la sera tardi dopo che è stato non si sa dove e mi picchia perché non sono la donna che avrebbe voluto che fossi, mi prende ogni notte, ogni singola notte. Mi trascina per i capelli oppure mi solleva fino a bloccarmi sulla sua spalla e non mi molla fino a che non mi scaraventa sul letto. – piangeva e tremava, tremava e piangeva, sempre più forte – Ha quel ghigno in volto, con quei denti che già gli mancano, si sbottona i pantaloni e mi tiene ferma e mi fa tanto di quel male che a stento trattengo le lacrime, mi sorprende che ne abbia ancora. Urla come un maiale e mi tiene stretta la gola quasi a soffocarmi, mi tira i capelli e alcune volte arriva a strapparli. Quando ha finito si accascia sul mio corpo e si addormenta, il suo peso quasi mi schiaccia i polmoni e le ossa. Questo accade nelle sere in cui sta meglio e questo lo posso considerare quasi un gesto di gentilezza, come dice lui, le sere peggiori non le voglio nemmeno ricordare. Io non posso cercare in alcun modo di scappare, altrimenti prende l'attizzatoio e mi marchia. – alzò tutto l'abito sino a scoprire sulla parte alta della coscia una bruciatura evidente – Dice che così non mi vorrà mai più nessuno, e ha ragione, guardami! – diceva disperata indicandosi il volto – Cosa dicono i tuoi genitori, lo sanno? – lei annuì tremante – Sì, ho chiesto più volte l'annullamento del matrimonio ed il divorzio ma loro dicono che se mi riduce così è perché non so essere una brava moglie. – sorrise, ricordando forse l'unico bel ricordo a cui restava aggrappata – Ti ricordi il ragazzo che la notte in cui sei scomparsa ti aveva offerto del vino? – annuii – Quella notte ho perso la testa per lui. Il modo in cui parlava, in cui mi diceva che ero bellissima, persino il modo in cui metteva un piede davanti all'altro mi faceva girare la testa. Sai, lui viene dalla Terra del Sole, l'avresti mai detto? – sorrise ancora – Mi chiese di sposarlo, ma per farlo sarei dovuta fuggire. Se ci fossi stata tu quella notte sono sicura che mi avresti convinta a farlo, precipitosa come sei. Ma non lo feci, dissi che le nostre regole lo impedivano. Il giorno dopo lui partì, dicendo che mi avrebbe aspettata, mentre io dopo due giorni fui promessa sposa a Haistolf e dopo quattro ci fu il matrimonio, mio padre aveva così tanta fretta di darmi via per un po' di monete che non ha neppure organizzato la cerimonia. – ora il suo volto era pieno di rancore, così tanto da inondarmi col suo odio.– Stanotte partirai per la Terra del Sole. – affermai decisa, lei mi guardò come si guarda un pazzo, con quel misto di pietà e paura tipici delle persone "normali" – Guarda che non scherzo. – la guardai seria ed allora nel suo sguardo rimase solo timore – Chiama la tua dama più fidata e dille di preparare una valigia per te e una per lei, ti troverò una carrozza con cui scappare. A tuo marito ci penserò io. – lei mi fermò – Cosa vuoi fargli? – sorrisi ma nel mio sorriso non vi era traccia di ilarità – Ciò che si merita. -
Lasciai che Helêne avvisasse la sua dama e poi la accompagnai nelle stalle e le preparai la carrozza più comoda del castello, sperando che Lysandros avrebbe capito – Addio amica mia. – le sorrisi – Mi sento in colpa. – ammise lei – Tu mi salvi sempre, fai sempre la scelta giusta mentre io non potrò salvarti proprio ora che ne hai bisogno. – risi – Ma io non ho bisogno di essere salvata. – lei sospirò triste – Nessuna ragazza entrata in primavera in età da marito è mai uscita da qui. – la abbracciai più forte che potei – Questo non sarà il mio caso, ti voglio bene amica mia, Addio. – feci segno al cocchiere di partire e seguii con lo sguardo la mia migliore amica finché non sparì del tutto nella nebbia, una lacrima calda mi colse di sorpresa.
- Finalmente riesco ad avere il piacere della vostra presenza. – il mio cuore saltò tutti i battiti che gli erano concessi, fece mille capriole e urlò dalla gioia non appena sentii la sua voce, mi voltai e lui era lì, finalmente davanti ai miei occhi, senza buio a dividerci.
![](https://img.wattpad.com/cover/73014381-288-k110606.jpg)
STAI LEGGENDO
Lysandros
Gizem / GerilimLa guardava fisso mentre dormiva e pensava fosse la ragazza più bella che avesse mai visto. Questo pensiero lo tormentava, la sua bellezza avrebbe significato un enorme pericolo per entrambi. "E' già successo quattro volte, non ce ne sarà una quint...