Lysandros, capitolo 12.

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Alto, con le spalle larghe, i capelli corvini con  qualche ciuffo ribelle che incorniciava la maschera argentea, le labbra  incurvate verso l'alto. I miei occhi correvano cercando di memorizzare  ogni centimetro della sua figura che mi era possibile vedere,  stranamente non riuscii a capire il taglio dei suoi occhi, nonostante li  avessi fissati a lungo – Fantasma dell'opera? – dissi sforzandomi di  non fare una voce stridula e idiota, lui sorrise annuendo – Come mai una  mia carrozza è appena scappata via? – chiese squadrandomi.

Mi  voltai incamminandomi verso il grande salone e raccontai a Lysandros  l'accaduto – Ora non so come liberarmi del marito. – lui rise – E' già  ubriaco e ci ha già provato con tre dame. – pensò un attimo al da farsi –  Credo che questo sia sufficiente. – estrasse dalla tasca un pezzetto di  legno nero e lucido ricamato in oro con preziose incisioni di fiori e  foglie che, al suo tocco, scoprì una lama affilata di coltello –  Vorresti ucciderlo? – chiesi sbalordita con gli occhi inchiodati al  riflesso della lama dorata – Credo sia l'unico modo. – lo fissai  incredula, con le labbra semiaperte e i piedi fissi nel pavimento – Cosa  c'è? Nessuno ha mai ucciso nessun altro lì da voi? – scossi la testa  per riprendermi – Tu uccidi i tuoi nemici? – mi allontanai di un passo –  Certo che no! Questa è solo l'ultima spiaggia, l'ultima possibilità  quando davvero non c'è più nulla da fare. – fece spallucce – E credi che  quello sia l'unico metodo? – ripetei cercando di dissuaderlo indicando  l'arma, la mano tremava ma cercai di apparire ferma e decisa – Ascoltate  Corin, quell'uomo verrà coperto da vostro padre e dal padre della  vostra amica e da qualsiasi altro uomo del vostro regno, troveranno  Helêne e lei rimpiangerà i giorni in cui veniva violentata. – soppesai  le sue parole, capendo che purtroppo aveva ragione – Allora qual è il  piano? – chiesi sconfitta.

- Voi siete  Haistolf, giusto? – chiesi all'uomo rubicondo e spelato che barcollava  aggrappandosi alle vesti di due donne più ubriache di lui – E voi siete  un bel bocconcino. – disse lui prendendomi per la vita e stringendo  forte, il suo alito sapeva di vino e i suoi denti erano violacei, o  perlomeno quelli che rimanevano o che non erano stati sostituiti da  volgari placche in oro massiccio – Venite, ho una cosa da mostrarvi. –  tentai di essere il più maliziosa possibile seppur quell'uomo fosse  ripugnante, lui si sistemò il cavallo dei pantaloni e con un vocione  roco urlò frasi che poco si addicono all'orecchio umano, immaginarsi  quello di una fanciulla d'alto rango.

Lo  accompagnai fingendo profondo interesse verso quell'essere ripugnante in  una stanza piccola e buia che mi aveva indicato Lysandros poco prima –  Vuoi giocare? – disse lui sogghignando – Sì. – ammisi io maliziosa – Al  gatto e al topo, indovina chi fa il topo? – in quel momento dal buio  sbucò una mano che tenne ferma la testa dell'uomo coprendogli la bocca  prima che potesse urlare e con l'altra, lentamente, ne aprì la gola con  un taglio netto e preciso. Il sangue iniziò a zampillare ed io  indietreggiai affinché il mio abito non si rovinasse, vidi qualcosa  fuoriuscire dal collo dell'uomo ma non volli approfondire. Durante il  processo l'uomo emetteva strani versi soffocati, più simili al grugnito  di un cinghiale che alle preghiere d'un uomo assassinato.
I suoi  occhi persero velocemente la vivacità che ne contraddistingue la vita ed  il suo corpo si accasciò pesantemente sul pavimento, lasciandolo freddo  e sgozzato in una pozza di sangue scuro e denso.

  - Chiederò ad Ermete di pulire. – disse Lysandros gettando i guanti  neri che aveva indossato fino ad allora sul corpo esanime dell'uomo –  Sembri abbastanza tranquillo. – constatai, mentre io stavo per vomitare.
-  Mio padre è morto quando ero piccolo, ho dovuto imparare tutto da solo,  come ad esempio difendermi da chi vuole la mia terra o la mia testa. –  spiegò con noncuranza facendo spallucce.
- Com'è morto vostro padre?  – chiesi facendo finta di non sapere – In molti dicono arresto  cardiaco, ma io non ci ho mai creduto, propendo più per l'assassinio. –  spiegò – Dopo di voi. – disse aprendo la porta della stanza e offrendomi  il braccio che accolsi con infinita gioia.
Aveva appena sgozzato un  uomo per difendere una mia amica che lui nemmeno conosceva senza batter  ciglio, accettare quell'invito era il minimo che potessi fare – Mentre  vostra madre dov'è? Se non sono indiscreta.  -
- Lei è morta  dandomi alla luce, sono sempre stato un ragazzo un po' particolare,  Ermete non ve l'ha mai detto? – chiese sorridendo, c'era malinconia in  quel sorriso privo del suo tipico sbuffo – Vi ha presentato così,  definendovi come "Un ragazzo un po' particolare." – dissi imitando la  voce del maggiordomo e facendolo ridere, e sentendo il suo sbuffo capii  che stava ridendo per davvero.

Passeggiammo  lentamente verso la sala da ballo dove tutti iniziavano a chiedersi dove  fosse finito il principe – Signori! – mio padre pretese l'attenzione di  tutti vedendoci arrivare – Come da tradizione, il proprietario di casa,  in età da marito, dovrà ballare con la ragazza che più lo aggrada, la  prescelta avrà un posto privilegiato fra la lista di giovani fra cui  l'uomo sceglierà la propria moglie! Credo che sia arrivato il momento  anche per il nostro Re! – disse indicando con gesto teatrale Lysandros  che cercò di trattenere una smorfia per quell'appellativo che lui tanto  detestava. Tantissime ragazze si avvicinarono improvvisamente a lui con  occhi dolci e movenze sensuali mentre io fui costretta ad indietreggiare  di qualche passo spinta da una ragazza alta e dal collo lungo ed  elegante, morbidi capelli rossi raccolti in un'elegante crocchia.
Fra  le ragazze Madame la Voisin si fece largo con decisione, spingendo via  chiunque trovasse sul suo percorso e raggiungendo Lysandros con poche  ampie falcate, fino ad essere così vicina a lui da quasi sfiorarne la  pelle del viso – Principe, dopo questi meravigliosi giorni a castello  credo che l'ultimo ballo sia il dono migliore per separarci.–

In  disparte notai che la serva giovane guardava con occhi attenti quella  scena, quasi a sapere cosa sarebbe accaduto dopo, aveva uno strano  ghigno sul volto e le dita si muovevano a formare piccoli disegni  nell'aria. Quando si accorse di me mi salutò gioviale ed io mi avvicinai  a lei lasciando perdere tutte quelle donne strillanti – Cosa fate qui  in disparte? – chiesi sorridendo – Potrei farvi la stessa domanda  principessa.  – rispose - Mi diverte guardare queste scene ai balli, era  da tanto che non ne vedevo una. Non crede che gli umani siano anche  peggio degli animali sopra i quali si ergono così prepotentemente? Le  guardi, tutte indaffarate per ottenere attenzioni da un solo uomo,  quando ce ne sono altri cento in questa sala pronti ad offrir loro molto  di più. Ora guardi lui, osservi la perfidia con cui, seppur con un  sorriso, spezzerà i loro fragili cuori scegliendo solo una di loro, che  avrà come unico vanto l'aver danzato come "prescelta". Tanta confusione  per accaparrarsi un solo attimo di supremazia sulle altre. – osservò lei  fissando il gruppo di dame che si accalcava sempre più fittamente  attorno alla figura del ragazzo che ormai a stento riuscivo a vedere –  Penso abbiate perfettamente ragione. – ammisi io voltandomi verso le  donne e quasi ridendone – Noi due allora cosa siamo? – chiesi voltandomi  verso la serva, ma lei era sparita, volatilizzatasi senza alcun rumore o  spostamento d'aria, come se fosse diventata d'un tratto pulviscolo.

  Vidi le donne aprirsi a semicerchio lasciando che Lysandros si potesse  aprire un varco – Signore siete tutte magnifiche, ma questa sera non  sceglierò nessuna di voi, ci sarà un altro ballo quest'estate ed allora  sceglierò la mia sposa. – sorrise sistemandosi la giacca sgualcita dalla  calca di avvoltoi dai capelli acconciati e dal naso incipriato – Siete  un ottimo attore. – ammisi avvicinandomi, lui mi sfiorò le nocche della  mano chinandosi leggermente – Ma io non stavo affatto scherzando,  quest'estate compirò ventisei anni e sarà la mia ultima occasione per  amare qualcuno per il resto dei miei giorni. – lo guardai perplessa,  forse non era così diverso dagli uomini della corte di mio padre – Ma  come potete innamorarvi di una donna conosciuta in una sera e sposarla  passando con lei il resto della vostra vita? – sentii il suo sbuffo,  sottile e pieno d'affetto, anche se non riuscivo ancora a comprenderne  il tipo – Ma io sono già innamorato di una donna. – si voltò ed andò in  contro a Madame la Voisin per sussurrarle qualche parola all'orecchio.

  La festa era quasi finita, le opere d'arte erano state tutte vendute e  sul mio cuore gravava un peso di ferro e acciaio bollente; Lysandros mi  vedeva solo come una principessa capitata lì per caso.

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