Lysandros, capitolo 23.

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Il mattino seguente mi svegliai appollaiata sulla poltrona accanto al letto del Principe, probabilmente sfinita dalla lunga veglia avevo ceduto al sonno. Mi avvicinai lentamente al ragazzo beatamente assopito e mi accertai che respirasse regolarmente. Rendendomi conto che i suoi abiti erano ben asciutti decisi di concedermi una pausa per fare colazione.

- Principessa, devo dedurre che il Principe stia molto meglio se avete lasciato le sue stanze. – annuii dolcemente alla donna bionda che ieri aveva così repentinamente curato Lysandros; adesso, con gli abiti da dama coi quali era vestita, la sua espressione dolce evocava affettuosi ricordi, ma pensai di aver avuto a che fare con lei durante qualcuna delle mie febbri infantili.
- State benissimo vestita così. – mi complimentai con la donna sedendomi difronte a lei – Oh vi ringrazio, ho sempre timore quando indosso abiti che non siano camici. – scherzò lei sorridente.
Chiacchierammo amabilmente per tutta la durata del pasto ed ogni suo sorriso mi scaldava il cuore – Perdonatemi – dissi ad un tratto, quando mi resi conto dello strano sorriso che appariva sul mio volto ogni volta che la donna parlava – Ma la vostra voce mi scalda sempre il cuore, dovrò sembrare un'idiota. – lei rise coprendosi la bocca con un fazzoletto di stoffa ma non disse nulla.

Arrivò il lunedì, giorno della partenza della dottoressa.

Il Principe si era ripreso egregiamente e volle salutare la donna al momento della sua partenza – Non tenetemi così, come se avessi cinque anni e non riuscissi a camminare. – si lamentava mentre lo tenevo stretto preoccupata per i suoi giramenti ancora presenti – Non lamentatevi. – lo ammonii io stringendolo ancora più forte, lui sorrise debole ma comprensivo, mentre si reggeva al muro con una mano  – Vi ringrazio, Corin. -
- Principe! E' una gioia vedervi qui, in piedi, sulle vostre gambe! – lo salutò la donna col suo bagaglio in mano – Non potevo non salutarvi, madame. – si inchinò lui – Siete pur sempre una Regina. – sorrise – Oh Lysandros, non lo sono più da molto tempo. – gli carezzò la guancia, poi si voltò verso di me e mi abbracciò forte, sorprendendomi. Ricambiai d'istinto l'abbraccio e mi sentii stranamente protetta ed al sicuro – Siete stata incredibile nel prendervi cura di Lysandros, Corin. Sono fiera di voi. Sono sicura che la sua presenza qui è merito vostro. – mi sorrise e si congedò con un breve inchino prima di salire sulla sua carrozza e partire, allontanandosi nel tiepido sole del primo mattino.

La guardai andar via con una crescente sensazione di pesantezza nel cuore, un piccolo macigno che si ingrandiva ad ogni giro di ruota, ad ogni calpestio di zoccolo dei cavalli bruni. L'atmosfera era pacata e silenziosa, nessuno dei due osò muovere muscolo o accennare a rientrare nel castello, e la natura tutta sembrò accorgersene e assentire, fermandosi anch'essa in quell'attimo rarefatto.

Quando la carrozza diventò solo un puntino lontano sentii Lysandros sospirare – Non ve ne ha parlato, vero? – chiese continuando a guardare lontano, la mascella contratta – Lei conosceva vostra madre. – lo guardai – Sì, ha detto che era medico di corte a Castello durante la mia infanzia. – il ragazzo scosse la testa – Conosceva molto bene vostra madre, era la persona che la conosceva meglio. – annuii impercettibilmente ritornando a guardare la strada dove fino a un attimo prima la carrozza era appena visibile, ormai del tutto scomparsa, in attesa che continuasse – Lei era vostra madre, Corin. – la voce del giovane marcò forte il verbo, come a volerlo sottolineare.

Mi voltai improvvisamente verso il Principe, poi i miei occhi ritornarono a posarsi sulla strada – Perché non me ne avete parlato?! – sussurrai sconvolta. Come poteva non avermi detto di mia madre? Lui sapeva quanto ritrovarla avrebbe significato per me, quanto le sue braccia mi sarebbero state di conforto in un tale momento di difficoltà come quello che stavo attraversando!
Ero sgomenta e non riuscivo bene a definire quel groviglio che minacciava di saltar fuori dalle budella attraverso la gola e le labbra, volevo urlare e i miei occhi sbarrati minacciavano una devastante rottura dei loro argini ed il mio capo affannosamente saltava dal viso del giovane che mi guardava impietosito alla strada sterrata. Qualche uccello timido cinguettò per ridestarmi da quello stato di limbo in cui ero momentaneamente piombata.

Senza pensarci lasciai il fianco di Lysandros per correre via, verso la carrozza che mi stava nuovamente strappando via la mia adorata madre. Come avevo potuto non riconoscerla? Certo il suo ricordo non era ormai che un denso fumo ed i suoi capelli erano diversi nei miei ricordi di bambina, il suo viso più giovane ed i suoi abiti quelli di una Regina. Forse per quello la sua voce, solo lievemente più roca rispetto alla mia dolce infanzia, mi sembrava così familiare, e le sue braccia forse per questo emanavano quel particolare calore che solo una madre sarebbe in grado di dare.

- Corin, non andate. – Lysandros si sbilanciò verso di me e, con tutta la sua forza, mi bloccò il braccio impedendomi di proseguire la mia corsa – Lasciatemi Lysandros, lasciatemi! – tentai di divincolarmi ma la sua presa sembrava aver riacquistato tutta la forza propria del Principe – Non potete correrle dietro, lei non ve ne ha parlato perché non voleva che voi sapeste, lei non è più vostra madre, lasciatela andare. – mi attirò a sé e lasciò che le mie guance si rigassero di tristi e silenziose lacrime di delusione e che tutte le domande che si accavallavano nel mio cervello avessero il tempo di allinearsi, lasciandomi posare la guancia sul suo petto coperto da una candida camicia bianca.

– Quando vostra madre scoprì che vostro padre, il Re, aveva intenzione di ucciderla per lasciare il posto ad un'altra donna, decise di cambiare identità, di cambiare alcuni tratti del proprio viso affinché il Re non potesse riconoscerla e così salvarsi la vita. Nessuno tranne lei sa come sia avvenuta questa trasformazione, le dame di corte riferiscono che negli ultimi periodi in cui il suo viso era quello della Regina passava intere giornate con la sua diletta, ovvero sua figlia, nella grande biblioteca del castello, lontana da occhi indiscreti, ripiegata su sé stessa fra vecchi tomi di medicina che la sovrastavano. In pochi sanno che la Regina e la dottoressa di corte che si presentò alle porte del castello del Regno del Sole un giorno di primavera, e vi rimase per circa un decennio, sono la stessa persona. – Lysandros parlava piano, in modo da darmi il tempo di comprendere ogni particolare della storia – Sembra così assurdo, così improbabile. – lo sentii annuire – Me ne rendo conto, ma so solo questo, non molto di più. Dopo il vostro decimo compleanno la dottoressa partì per terre lontane in cerca di nuovi medicinali ed erbe curative e non fece più ritorno nel Regno del Sole. -

Era tutto così assurdo da credere, eppure sapevo che Lysandros non avrebbe avuto alcun motivo di mentirmi, inventandosi per di più una storia così inverosimile – Se voi non mentite – dissi io sollevando lo sguardo per osservare i suoi occhi – Come siete a conoscenza di questa storia? – chiesi infine – Ermete. – rispose semplicemente lui, senza darmi ulteriori informazioni.
Sapevo che nominare il suo più caro e fedele servitore, nonché consigliere, era il miglior modo per convincermi della veridicità dei fatti e, benché la storia mi sembrasse del tutto irreale, decisi di credevi, se non altro per poter dare un volto a mia madre e sapere perché fosse scappata via lasciandomi sola con quell'uomo e le sue tante, troppe mogli sempre più giovani.
Ma sapevo anche, dopo il racconto del Principe, che la mia vera madre era morta molti anni fa, ricoperta da un volto nuovo e sostituita da una nuova donna, con un altro nome ed una vita diversa.
Decisi di lasciare quindi tutto alle spalle, di gettare nel dimenticatoio la mia dolce madre e di considerarla morta, o dispersa, come avevo fatto per tutto quel tempo, e di perdere le speranze oltre che le sue tracce. Sapevo in cuor mio che mia madre non c'era più, e così sarebbe stato per il resto dei miei giorni.

Rientrai nelle mie stanze dopo essermi congedata da Lysandros, ancora rimuginando su quella strana mattinata, quando seduta accanto alla mia porta vidi la serva giovane. Avvicinandomi sentii i suoi singhiozzi e vidi le sue guance rigate di lacrime – Oh principessa! – mi venne in contro non appena mi vide gettandosi fra le mie braccia, con fare disperato – Sono così stupida! Oh come mi sento stupida! -

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