Lysandros, capitolo 8.

934 79 0
                                    


Era ormai il tramonto e non avevo notizie né di Lysandros né di quella donna vestita di rosso.
- Ermete, cosa preparerai questa sera di buono? – chiesi entrando nelle cucine. Avevo bazzicato nel castello per tutto il pomeriggio, infastidita come quei malati che nel letto d'ospedale non riescono a trovare la giusta posizione, quei letti dovevano davvero essere scomodi.
- Qualcosa di molto speciale per Madame La Voisin. – sorrise lui raggiante – Capisco, dev'essere molto importante. – risposi io cercando di mantenere il tono annoiato con cui avevo iniziato la conversazione, l'uomo mi guardò con la coda dell'occhio mentre tagliava delle verdure su un tagliere di legno e sorrise beffardo – Una vecchia amica del principe, viene spesso a castello ma era da quasi cinque anni che non ci allietava con la sua presenza. E' sempre un piacere averla come ospite, molto gentile, elegante ed anche affabile. Farebbe girare la testa a qualsiasi uomo. – commentò lui – Anche a voi? – chiesi stringendo forse troppo forte il bordo del tavolo, lui rise – Potrebbe essere mia figlia, non ho interesse in donne così giovani. – si voltò verso di me – Sicura di stare bene, da qualche giorno vi comportate in modo anomalo. – risi nervosamente e senza rispondere uscii dalle cucine diretta in giardino.

– Principessa! – mi sentii chiamare, la donna indossava un abito rosso diverso da quello con il quale era arrivata, sicuramente più scollato – Avete sentito la notizia? – scossi la testa sforzandomi di non pensare a lei incastrata fra i rovi – Lys ha acconsentito ad aprire le porte del castello per un ballo alla fine di questa settimana! La mia idea lo ha subito entusiasmato e ha anche detto che ci sarà un'asta d'opere d'arte e il ricavato verrà diviso fra i contadini più poveri del regno, ma questi affari economici dubito possano interessare una principessa come lei. – sorrideva arcigna ed ero sicura ci fosse qualcosa sotto quel finto entusiasmo – Invece mi interessano. – risposi sorridendo ed avvicinandomi a lei lentamente, per quanto fosse più alta la mia postura diritta e ben corretta nel corso degli anni mi permetteva di guardarla dritta negli occhi – Anche se vi dovesse interessare dubito potreste capire. – rispose sorridendo a sua volta. Si voltò e andò via sparendo fra i cespugli, seguita dallo strascico del suo abito broccato che sembrava una serpe velenosa strisciante ai piedi della propria padrona.

Non avevo termini gentili per quella donna e pensavo che la descrizione fatta da Ermete si discostava molto dalla realtà, ma a quanto pare sembravo accorgermene solo io.
- Corin... - la sua voce sommessa mi sorprese, doveva aver assistito alla conversazione con la donna – Non ho nulla da dirvi, buona serata. – cercai di congedarmi – Aspettate, non fate così. – cercò di scusarsi lui, nel suo tono c'era una nota di vero dispiacere ma avevo il cuore che faceva capriole e l'intestino che minacciava d'uscirmi fuori dalla gola, non avevo tempo né forze per prestare attenzione ai suoi malumori – Sono molto stanca, vogliate scusarmi. – ripetei con tono freddo – E' una questione economica... - tentò di scusarsi lui – Non sembrava da come ha accolto quella donna quando è entrata nella biblioteca questo pomeriggio. E quale questione economica è così importante da reagire entusiasti ad una proposta che vi viene fatta da tempo da altri ma alla quale voi puntualmente dite di no? E ancora, un ballo non porterà a farvi vedere in volto da decine e decine di invitati, come dite sempre voi? Fatemi indovinare: sarò segregata in camera come fossi Cenerentola? – ero furiosa con lui e non tanto perché provava un moto di simpatia verso chi detestavo, ma soprattutto perché mi aveva dimostrato di tenere in conto più le proposte di una donna con un bel seno delle mie.
Forse mi ero illusa di qualcosa, mi ero illusa di aver ricevuto rispetto da un uomo che non facesse parte della plebe o della servitù, mi ero illusa di essere stata messa al pari di un principe, mi ero illusa di avere una qualche importanza per lui.
- Corin, ci sono dinamiche che non potete capire. – sentii i suoi passi avvicinarsi a me, cosa che non aveva mai fatto – Perché non posso capire? Cosa mi manca? – chiesi voltandomi, avrei voluto prendere a schiaffi quel volto invisibile che sapevo si stesse nascondendo dietro i cespugli, ma questo non rispose né si mosse.
Avevo gli occhi lucidi e sapevo che non sarei riuscita a trattenermi ancora a lungo, così mi voltai e corsi via aspettandomi un richiamo oppure solo il rumore delle foglie frusciare, ma non accadde nulla.

Mi gettai sul letto appena in tempo, i miei occhi arrossati si liberarono da quella zavorra di acqua salata che inondò il cuscino – Principessa, i vostri singhiozzi si odono dalle cucine. – Ermete entrò preoccupato – Cosa succede? – si sedette accanto a me e mi accarezzò la schiena paterno – E' tutta colpa di Lysandros! – urlai – Sarei dovuta scappare, anche andando in contro a morte certa! – i singhiozzi mi sconquassavano impedendomi di parlare – Lo detesto! Non è "un ragazzo particolare" come lo definite voi, è una persona infima che si diverte ad infliggermi dubbi e torture psicologiche! Non ho intenzione di attendere al ballo, non ho intenzione di restare qui un giorno di più! E poi quella donna... - digrignai i denti rabbiosa, la mascella si contrasse – Allora è questo il problema. – Ermete mi sorrise dolcemente – Cosa intendete dire? -
- Forse siete gelosa di lei. – inarcò le sopracciglia assumendo una buffa espressione che mi fece ridere – Oh, sicuramente è così. – si rabbuiò subito dopo – Ora sono io a dovervi chiedere cosa succede. – dissi guardando la nebbia che gli offuscava le palpebre – Nulla, mi sono ricordato di non aver spento i fornelli e di certo non vorrei bruciare una cena dopo decenni di servizio. – si alzò dal letto e si diresse verso la porta – Corin, non andate via. La gelosia si sconfigge. – sorrise prima di uscire.

Nella mia testa ronzavano troppe idee contrastanti e troppi sentimenti a cui non sapevo dare un nome, così decisi di dipingere per schiarirmi le idee.

Mi lasciai trascinare dalla musica di Lysandros proveniente dalla biblioteca poco distante e non potei fare a meno di immaginarlo mentre danzava durante la notte del ballo in un salone dorato con ampi candelieri e grandi vetrate, lui coi capelli corvini e l'abito abbinato che danzava felice con una donna bellissima e giovane, ridevano entrambi. Nel loro tocco delle mani trasferii tutto ciò che sentivo per lui in quel momento.
Una pennellata forte e decisa, secca e pastosa.
I volti dei giovani non sembravano avere tratti e mi soffermai nel pensare a come non avessi più idea di come potesse essere il suo volto, non ricordavo più quei piccoli dettagli che avevo scoperto la prima volta che lo sentii suonare al pianoforte. Ricordavo solo il liscio della sua pelle calda che si tirava in un sorriso sotto le mie dita mentre il mio cuore accelerava come quella notte.
Forse anche più velocemente.
Dipinsi senza rendermene conto e in un batter d'occhio due maschere apparvero a coprire i volti dei due giovani.
Guardai a lungo la tela indecisa sul da farsi, infine optai per relegarla in cantina assieme alle altre.
Scesi gli scalini in pietra lentamente e, a tentoni nel buio per non farmi vedere, raggiunsi il mio cantuccio che ormai conteneva ogni mio sentimento.

Sentii dei passi e mi acquattai al muro ben attenta a non farmi scoprire.

Un'ombra scese leggera le scale e, dopo aver composto un numero su un telefono che non avevo mai visto, disse – Sì, ci sono cascati entrambi. Lysandros è stato facile da convincere, ho delle remore sulla ragazza ma metterla fuori gioco non sarà difficile. – riconobbi la voce della donna in rosso, suadente e frivola – E' bastato parlare dei poveri contadini bisognosi per piegare quel moccioso. Sì non preoccuparti Lorenzo, vedrai che sarà così sciocco da brindare con me. – ci fu una pausa – Ma certo che non mi ha riconosciuta, non mi ha mai vista a castello e non può sapere che sono la tua nuova moglie. – rise sommessamente – Sarà facile; darò a lei del sonnifero così da togliermela dai piedi e a lui, dopo essermici divertita un po', darò il calice di veleno. Sembrerà una morte per arresto cardiaco e nessuno sospetterà nulla, in fondo anche suo padre è morto così, no? – rise ancora – Avrai tutti i regni amore mio. – riagganciò e, dopo essersi guardata furtivamente attorno, risalì le scale convinta di non essere stata vista né sentita da nessuno.

Lysandros Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora