Lysandros, capitolo 19.

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Mi sedetti accanto a lui nel grande letto a baldacchino che troneggiava al centro della stanza da letto, mantenendo una distanza tale da essere considerata decorosa. Tutta la stanza immersa nel buio sembrava esser stata dipinta di un blu profondo e denso, smorzando ogni reale colore, mescolandosi al mobilio ed infilandosi nei più impervi angoli. Persino la pelle di Lysandros sembrava aver acquisito un tono bluastro che lo rendeva ancora più affascinante.
Quel pensiero mi fece accelerare il cuore e così lo scacciai via quasi ne fossi irritata.
Non potevo permettere di pensare a Lysandros in quel modo, dovevo rimanere lucida ed evitare che quella ninfa mi sottomettesse sfruttando il mio amore per lui, amore che tra l'altro non credevo esistesse dato che non ne ero innamorata.

- A cosa pensate? – chiese lui, non mi ero accorta che mi stesse fissando nel buio. Aveva la testa reclinata poggiata delicatamente al muro retrostante il letto, le braccia lasciate cadere ai lati del fianchi, una gamba stesa e rilassata e l'altra piegata, mi osservava con sulle labbra un sorriso tranquillo. Col braccio sinistro posato sul ginocchio fece leva e avvicinò il suo viso al mio – Allora? – chiese – Nulla, nulla davvero. – mi affrettai a dire io abbassando lo sguardo, colpevole di essermi di nuovo persa nell'osservarlo – Vi ricordate il nostro litigio? Proprio laggiù. – allungai il braccio per indicare la parte opposta della stanza dove si trovava la porta del bagno privato del Principe, notai solo allora che accanto alla porta vi era un muro con appesi diversi quadri.

I miei quadri.

C'era lui che suonava il piano, noi due che danzavamo con le maschere al ballo di beneficenza e un suo mezzo busto, di spalle, mentre osserva delle rose bianche, rappresentante il nostro primo incontro – Li avete conservati tutti. – notai sorpresa – Siete un'ottima artista ve l'ho sempre detto, ed io non parlo per riempire il silenzio. Siete davvero talentuosa. – sorrisi arrossendo leggermente per quel complimento – Grazie Lysandros, siete molto gentile. – mi fece il verso lui notando il mio silenzio.
Ridemmo insieme della voce stridula con la quale aveva tentato di imitarmi – Non parlo così! – protestai toccandogli leggermente il petto con la mano ma, appena me ne resi conto, la ritrassi immediatamente scusandomi per quel contatto – Da quando seguite così alla lettera l'etichetta, principessa Corin del Regno del Sole ovvero Miss Mi Ribello A Tutto? -
- Mi state forse provocando? – chiesi guardandolo di sottecchi, continuavo a sghignazzare senza motivo come se avessi cinque anni – Lo state dicendo voi, non io. – rimbeccò lui, poi mi passò una mano dietro la schiena e mi costrinse ad avvicinarmi a lui – Corin, siete bellissima. -

Rimasi in silenzio col fiato sospeso, non mi aveva mai detto qualcosa del genere prima. Magari aveva alluso a cose simili, ma mai aveva parlato così direttamente e con un tono così intimo, quasi un segreto sussurrato capace di rivelare il più recondito dei misteri – Vi prego, ditemi che almeno un po' ricambiate ciò che provo per voi. – i suoi occhi erano velatamente tristi, ma la sua mano ed il suo braccio erano saldi e fermi attorno alla mia vita come colonne marmoree. Mi voltai abbassando lo sguardo, vidi la pelle del suo avambraccio, chiara ma non perlacea come ci si potrebbe aspettare da un ragazzo del Nord, bensì rosea e leggermente abbronzata, con piccoli nei scuri vicino al polso – Guardatemi Corin, non lasciate che ogni mia speranza sia vana, vi prego. – il suo tono di voce si era leggermente incrinato – Non so cos'è l'amore Lysandros, ma sicuramente provo un profondo affetto per voi, altrimenti non sarei con voi questa notte e non sarei rimasta quel giorno, quando nascosto fra le cassette della frutta ed i sacchi di farina mi avete chiesto di restare, né avrei mai armeggiato con un coltello per difendervi. – dissi d'un fiato, senza riuscire ancora a guardarlo con le mani in grembo cercando di assumere una posa il più composta possibile.

Perché non ci riuscivo? Perché io che sarei stata capace di perdermi nel suo sguardo a cui finalmente, dopo mesi, avevo accesso, non riuscivo a guardarlo ora mentre mi sussurrava parole così meravigliose? Forse non l'amavo? Forse non ne ero innamorata? Forse lo consideravo solo un fratello? Forse non ero in grado di provare ciò che le persone comuni chiamano "Amore" ?

- Corin, guardatemi. Ve lo ordino. – volevo sorridere a quel tono così brusco ma il silenzio duro che ne seguì mi fece capire che non stava scherzando e che quello di guardarlo era un ordine vero e proprio, così sollevai piano la testa e lo guadai senza riuscire a reggere il suo sguardo serio e tormentato – Ditemi che tutto questo non è invano, ditemi che la morte e la ninfa e tutto il dolore non sono vani. – lo fissai, schiusi la bocca ma non riuscii a produrre alcun suono – Io... Io credo di non sapere un bel niente. – ammisi infine sconfitta.
Il mio cuore batteva e avrei tanto voluto passare la notte stretta a lui, avrei tanto voluto non dovermi preoccupare di star seduta accanto a lui ad una distanza adeguata, avrei tanto voluto poter sentire le sue labbra sulle mie senza vergognarmene.

- Ditemi cosa c'è da sapere, ditemelo voi. – dissi infine guardandolo furtivamente coi i bambini guardano i genitori dopo aver commesso qualche errore per vedere se sul loro volto c'è rabbia o delusione.

Lui sorrise senza il suo tipico sbuffo, ma nel suo sguardo non vi trovai tristezza, seppur i suoi occhi non si potesse dire che sprizzassero gioia, ma uno sguardo nuovo, che non avevo mai visto prima, e che sapevo essere dedicato solo a me – Venite qui. – sussurrò piano.
Mi avvicinò delicatamente al suo corpo e mi suggerì di posare il capo al centro del suo petto, cosa che feci dopo essermi sincerata di non recargli alcun danno o fastidio – Finirò per esasperarmi, da quando siete così scrupolosa? – ridacchiò leggermente divertito, poi posò il mento fra i miei capelli ed iniziò a parlare, raccontandomi di cosa fosse l'amore.

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