Guns for hands

219 17 5
                                    

I'm trying, I'm trying to sleep,
I'm trying, I'm trying to sleep,
But I can't, but I can't when you all have,
Guns for hands, yeah

Che potevo chiedere di più? Avevo una sorta di fidanzata, che amavo, ero realizzato in campo lavorativo e scolastico. Ignoravo i problemi, non li facevo mai venire al pettine. Vivevo così, godevo solo di cose belle. Tutto però sarebbe crollato a lungo andare. Lo sapevo. Quanto sarebbe durata?

Mi svegliai. Era tardi. Mi preparai e fiondai in macchina. Per poco non ci rimasi morto. Presi un ritardo, mi innervosì. 'Tutto questo perché non ho impostato bene la sveglia. Che bella giornata di merda.' Lei era seduta al sui banco, con le cuffie e il libro di storia dell'arte sotto il naso. Mi ero seduto e lei non si accorse di niente. Questo non fece altro che implementare il mio nervosismo. Soprattutto quando scoprì che la mia amatissima professoressa di storia dell'arte mancava. Avevo dedicato tutto il pomeriggio per questa cazzo di verifica. Mi alzai e la professoressa di italiano che faceva supplenza mi urlò di tornare a posto.

-Ci torni lei al suo cazzo di posto.- le dissi uscendo. Le sue urla si sentivano dal bagno del piano di sopra.

Ginevra pow

-Andate a riprendere Cinquegrana prima che lo faccio sospendere! Prima che lo faccio sospendere!- urlò in modo aggiacciante.

-V-vvado io.- dissi alzandomi. Lei annuì rabbiosa poi mandai uno sguardo alla classe ed uscì.
Girai il primo piano, poi arrivai al secondo. Dei rumori abbastanza forti si sentivano dal bagno dei maschi. Aprì la porta e mi venne vicino velocemente con i pugni rivolti verso di me.

-Vattene.- disse abbassando i pugni.

-No io, voglio stare qui. Qui con te.- la mia voce tentennò, avevo davvero paura.

-Vattene, non lo dirò ancora.- sibilò velenoso.

-Sennò, cosa mi fai, dimmi un po.- lo provocai, ma sapevo che non avrei dovuto farlo. Avevo paura. Non avevo mai avuto così paura di qualcuno. Forse perché probabilmente mi piaceva a tal punto. Si, a tal punto da ferirmi tanto.

-Hai un ultima possibilità. Esci da quella porta.- ringhiò nervoso. Poggiai le mie mani sulle sue spalle e sussultò, poi le feci scorrere verso la sua schiena per abbracciarlo.

-Ti prego calmati. Fallo per me.- mormorai sul suo petto e sentì il suo cuore battere più velocemente. Mi allontanai un poco, quanto sarebbe bastato per guardarlo. Lo baciai, un semplice bacio, che mi fece tremare come mai.

-Ti sei calmato, visto.- soffiai sulle sue labbra che si tesero in un sorriso. Il mio cuore si alleggerì.

-Adesso devi chiederle scusa. Vuole mandarti dal preside e...- mi baciò e successivamente si staccò.

-Parli troppo.- si giustificò sorridendo.

-Ho capito. Sai, mi sento di dirtelo ancora. Ti amo, mi rendo conto, solo in queste situazioni, che tu sei la mia ancora di salvezza.-

-Sei troppo dolce signorino. Ora andiamo, ne parliamo dopo.- afferrai la sua mano e lo riportai in classe. Per fortuna tutto si sistemò e le ore successive passarono senza problemi.
-Cosa ti è successo oggi?- domandai mentre uscivamo dalla scuola.

-Un accumulo di stupidi eventi. Sono una persona fissata con il tempo, se uso del tempo per fare qualcosa, vuol dire che ci tengo. Quando degli eventi falliscono e non dipendono da me, impazzisco.- ammise con un po di amaro in bocca.

-Spero di non fallire mai.-

Salvatore pow

-Spero di non fallire mai.- disse seria guardando per terra.

•Faded•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora